Circa due milioni di fedeli hanno assistito alla messa celebrata questa mattina da Papa Francesco all’aeroporto di Ndolo, nei pressi della capitale della Repubblica Democratica del Congo (RDC), Kinshasa. È superiore alla stima dele autorità, che parlano di un milione di persone, quella riportata dall’Agenzia di stampa congolese di Stato Acp Congo. È la prima visita papale nel Paese dal 1985, quanto il Pontefice era Giovanni Paolo II. È il 40esimo viaggio apostolico quello del Pontefice che da venerdì proseguirà in Sud Sudan, il primo nel 2023 fuori dall’Italia.

Ieri l’incontro con le autorità a Kinshasa, con i rappresentanti della società civile e il Corpo diplomatico. “Giù le mani dalla Repubblica Democratica del Congo, giù le mani dall’Africa! Basta soffocare l’Africa: non è una miniera da sfruttare o un suolo da saccheggiare. L’Africa sia protagonista del suo destino! Il mondo faccia memoria dei disastri compiuti lungo i secoli a danno delle popolazioni locali e non dimentichi questo Paese e questo Continente. L’Africa, sorriso e speranza del mondo, conti di più: se ne parli maggiormente, abbia più peso e rappresentanza tra le Nazioni!”. Il Pontefice ha parlato nel giardino del Palais de la Nation dopo l’incontro con il Presidente della Repubblica Félix Tshisekedi. “Guardando a questo popolo, si ha l’impressione che la Comunità internazionale si sia quasi rassegnata alla violenza che lo divora. Non possiamo abituarci al sangue che in questo Paese scorre ormai da decenni, mietendo milioni di morti all’insaputa di tanti. Si conosca quanto qui accade. I processi di pace in corso, che incoraggio con tutte le forze, siano sostenuti coi fatti e gli impegni siano mantenuti”.

Questa mattina la messa con milioni di fedeli nei pressi dell’aeroporto. “Siamo chiamati a essere missionari di pace, e questo ci darà pace. A credere che le differenze etniche, regionali, sociali e religiose vengono dopo e non sono ostacoli; che gli altri sono fratelli e sorelle, membri della stessa comunità umana; che ognuno è destinatario della pace portata nel mondo da Gesù”. L’arrivo del Papa è stato accompagnato da canti in lingue locali, come il lingala e lo tshiluba. Francesco è stato chiamato “yaya”, “fratello maggiore”. Bergoglio ha lanciato un appello a sollecitare il perdono. “Esengo, gioia: la gioia di vedervi e incontrarvi è grande: ho tanto desiderato questo momento, grazie per essere qui!”, ha esordito il Papa all’inizio dell’omelia. Oltre mille i sacerdoti, novemila i volontari. 2.500 medici e membri del personale sanitario, 22 unità mediche mobili, 7.500 agenti di polizia di cui 500 operativi sul posto. Circa 400 media locali e 200 media internazionali accreditati per coprire l’evento, 80 al seguito del pontefice. A fine celebrazione il saluto e il ringraziamento, sempre nella lingua locale: “Moto azali’ na matoi ma koyoka (Chi ha orecchi per intendere)”, “Moto azalì na motema mwa kondima (Chi ha cuore per acconsentire)”.

Previsto nel pomeriggio l’incontro alla Nunziatura dedicato alle vittime di violenze e conflitti. Arriveranno a Kinshasa dalla regione del Kivu, dove due anni fa fu ucciso l’ambasciatore italiano Luca Attanasio. Bergoglio sarà nella Repubblica Democratica del Congo fino a venerdì 3 febbraio. La RDC ospita la più grande comunità di fedeli nel continente: 45 milioni di persone. La Chiesa cattolica gestisce circa il 40 per cento delle strutture sanitarie e provvede all’educazione di sei milioni di bambini e ragazzi, oltre a organizzare delle missioni di osservazione elettorale.

Lo studioso Stan Chu Ilo ha definito su The Conversation la visita del Papa come un momento di svolta che potrebbe favorire la pace nei tormentati Paesi che lo ospiteranno. Secondo lo studioso i cattolici africani sono destinati ad avere in futuro un ruolo importante nel definire le priorità e le linee da seguire all’interno di questa chiesa. Due i dati che hanno reso particolarmente interessante il cattolicesimo africano, in un continente che già ospita il 20% degli 1,36 miliardi di cattolici del mondo. La sua ascesa: il credo è cresciuto del 2,1 per cento tra il 2019 e il 2020. La seconda: i giovani – sempre più numerosi per via del boom demografico che caratterizza il continente – attirati dalla fede.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.