Vaticaneide
Papa Francesco ha riportato la questione sociale al centro: la predicazione moderna che ha spronato milioni di cattolici

Ogni magistero papale lascia un segno profondo nella cristianità mondiale. Una regola che vale soprattutto per gli ultimi Papi, costretti a convivere con i bisogni e le svariate domande che salgono dall’ opinione pubblica, a cui occorre dare risposte forti, coerenti e tempestive. E il pontificato di Francesco è destinato a segnare il cammino e il futuro del cattolicesimo mondiale anche per la sua instancabile e coraggiosa “mission” sociale.
I più deboli al centro
Una linea che non è mai stata vagamente populista o retorica. Ma, al contrario, ha sempre posto al centro dell’attenzione la difesa dei più deboli, degli ultimi e di tutti coloro che erano e restano ai margini della società. E non solo nelle società opulente e, di conseguenza, cariche di disuguaglianze sociali. No, il magistero di Francesco ha saputo, con rara coerenza e indomito coraggio, porre al centro di ogni sua predicazione la cosiddetta “questione sociale”. Cioè riguardante le condizioni di vita, reale e non virtuale, di tutte quelle persone che, nel mondo, non riescono a condurre una esistenza dignitosa e umana. E la questione sociale, appunto, era al centro di tutti i suoi incontri e dei confronti con i vari “potenti” della terra, senza stancarsi mai di ripetere che la centralità della persona umana esiste solo quando tutti vivono un’esistenza dignitosa e nel pieno rispetto delle regole più elementari.
La predicazione moderna che ha che ha spronato milioni di cattolici
Certo, la predicazione di Francesco è stata molto più ampia ed articolata. A cominciare, come ovvio ed evidente a tutti, dai temi della pace, di una Chiesa più aperta al mondo, della concordia tra i popoli, dello sviluppo equilibrato ed armonioso, della difesa dei principi democratici e, infine, dell’uguaglianza. E proprio le disuguaglianze sociali sono state la sua preoccupazione principale. Di qui la sua predilezione per gli ultimi, per i più poveri, per tutti coloro che vivono ai margini della società. In ogni paese e in ogni parte del mondo. Ed è anche per questo motivo che la sua predicazione è stata, sempre, di una straordinaria modernità e attualità. Scontrandosi anche, almeno sotto il profilo dei principi e dei valori richiamati, con molti paesi che scientificamente e quasi dogmaticamente non rispettano queste regole elementari di convivenza e di progressiva uguaglianza sociale. Un magistero, quindi, che ha spronato milioni di cattolici all’impegno sociale, politico, pubblico, culturale e pastorale nel promuovere e nel perseguire quella dottrina sociale cristiana che era, e resta, uno dei capisaldi costitutivi della presenza della Chiesa nel mondo globalizzato. Ecco perché la venatura sociale del magistero di Francesco non solo resterà un punto decisivo e qualificante nella storia secolare della Chiesa cattolica, ma è destinata a segnare in profondità il cammino dei suoi fedeli nella società contemporanea e in quella del futuro. Coerenti con la propria dottrina di riferimento, ma anche consapevoli che, senza il “coraggio” e la “coerenza” di Francesco, difficilmente i cattolici stessi potranno ricoprire, laicamente, un ruolo importante e decisivo nelle dinamiche che caratterizzano l’attuale società. Locale e mondiale.
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