La scuola al centro
Parlare meno di Fedez e Rovelli e più della preside che ha evitato un nuovo caso Saman Abbas
Due anni fa il concertone del Primo Maggio fu dominato dalle polemiche sulla presunta censura di Fedez. Una giornalista della RAI, Ilaria Capitani, fu sottoposta al massacro social dai fan del cantante, senza alcuna ragione. Per giorni i media si occuparono della vicenda e non vi fu politico che non sentì il bisogno di intervenire sul tema. Mentre la bolla si accapigliava sul niente, proprio nelle ore del concertone, una ragazza di origini pachistane residente in Emilia Romagna, di nome Saman Abbas,
spariva all’improvviso. Nel silenzio più totale.
La colpa di Saman era di amare un ragazzo, di baciarlo, di rifiutare il matrimonio forzato che la sua famiglia aveva scelto per lei. Per questo i suoi genitori insieme ad alcuni parenti decisero di ucciderla. È accaduto davvero, è accaduto in Italia, è accaduto due anni fa. Il corpo è stato ritrovato soltanto da poche settimane, il processo procede con lentezza, quei genitori che fatico a definire tali sono scappati in Pakistan e inseguiti dalla giustizia italiana.
Tutte le volte che ci penso mi domando cosa sia passato nel cuore di quella madre, in quei momenti. Due anni dopo, come ogni Primo Maggio, arriva il concertone. E puntuali eccoti le polemiche con il professor Rovelli, stimato fisico, che attacca il Ministro della Difesa, Crosetto. Ne parliamo anche noi, sul Riformista di oggi, difendendo Crosetto, uno dei migliori ministri di questo Governo. Nessuno immagina di spiegare a Rovelli la fisica, ma certo non andremo da lui a ripetizione di politica.
Ed è incredibile come quel palco trasformi anche una persona mite in un Catone arrogante. O, non è il caso di Rovelli ma di altri, in un cafone ignorante. Però il nodo non è questo. Il nodo è che nelle stesse ore, casualmente ancora a ridosso del Primo Maggio, poteva esserci un altro caso Saman Abbas. Ed è stata brava una preside, che ha ospitato e protetto una studentessa del suo istituto, diciannovenne di origine indiana, che rischiava di essere uccisa per le stesse ragioni. Non è un caso isolato, ne sono testimone diretto. Le professoresse, le dirigenti scolastiche, le educatrici (e gli educatori) ogni giorno salvano vite nel silenzio.
Non fanno notizia come Fedez o Rovelli ma sono le vere colonne di una società più giusta. Oggi i professori lottano contro il discredito sociale che si è abbattuto sulla loro categoria: mezzo secolo fa un maestro, un professore avevano il consenso dell’opinione pubblica e delle famiglie. Oggi chi insegna è preso di mira, quasi compatito e persino noi genitori tendiamo, sbagliando, a dare ragione ai figli più che agli educatori. Bisognerebbe parlare meno di Fedez e di Rovelli e più di chi in prima linea ogni giorno educa, restituendo valore sociale a chi insegna. Ma iniziando a cambiare noi, guardando con occhi diversi gli educatori a cui abbiamo affidato i nostri ragazzi. E parlando di scuola, sul serio, non con gli slogan dei concertoni.
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