“Progressi sostanziali, ma missione non ancora compiuta”. Le parole del commissario Paolo Gentiloni racchiudono quanto avvenuto nelle scorse ore a Bruxelles. I passi avanti ci sono stati, c’è chi racconta di accordo sul 95% delle questioni, ma per adesso i negoziati europei sono stati sospesi e l’intesa sul Patto di stabilità non è arrivata. Le parti sono comunque ottimiste: il ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire ha parlato di “progressi essenziali”, quello tedesco Christian Lindner di “trovare la giusta calibrazione”, e quello italiano Giancarlo Giorgetti di “progressi compiuti, che testimoniano un riconoscimento del fatto che non siamo in una situazione normale, c’è una guerra in Europa”.

Ognuno vuole tirare acqua al proprio mulino. D’altronde sono i rappresentanti dei tre Paesi principali dell’Unione Europea, specchio di posizioni differenti ma che cominciano a collimare. I nodi da sciogliere sono sempre relativi alla velocità con cui si intende ridurre il deficit e il debito dei singoli Paesi. La Germania e i ‘frugali’, forti delle loro condizioni migliori, vorrebbero una diminuzione netta, mentre Francia, Italia e i paesi mediterranei una più morbida. Oltre al risanamento dei debiti l’attenzione è posta anche verso gli investimenti, che possano favorire una crescita economica.
Vicina l’intesa su una disposizione transitoria per gli anni 2025-2027, che tenga conto del costo degli interessi del debito per il calcolo sul rientro del deficit. Una questione su cui Berlino ha ancora dubbi, come per l’eventuale considerazione sul deficit delle spese relative alla transizione digitale e verde e quelle per la difesa.

L’elemento positivo è che le trattative si concentrano su un unico testo presentato da Madrid, Berlino, Parigi e Roma. È il segnale della volontà di arrivare a un compromesso che oggi conviene a tutti. Sia ai Paesi più rigoristi, consapevoli dei problemi dell’attuale Patto che non viene rispettato, sia a quelli più indebitati che vogliono sfruttare questa coincidenza storica per avere regole più accessibili.
I ministri dell’Economia dei Paesi membri dovrebbero quindi incontrarsi di nuovo nella settimana prima di Natale per firmare l’intesa. L’idea per Gentiloni è che “nei prossimi giorni continuando a lavorare ci si possa arrivare”.