Le motivazioni contro la richiesta di arresto
Paul Haggis, il Riesame smonta le accuse di stupro e la gogna contro il regista: “Forse intenti speculativi, dichiarazioni inattendibili”

Dietro le accuse di abusi sessuali potrebbero esserci “intenti speculativi” da parte dell’accusatrice. Così il tribunale del Riesame di Lecce ha motivato il rigetto dell’appello dei pm salentini contro la revoca dell’arresto di Paul Haggis, il celebre regista premio Oscar che è stato detenuto agli arresti domiciliari dal 19 giugno al 4 luglio per violenza sessuale e lesioni su una 29enne inglese.
Abusi che, stando al racconto della donna, sarebbero avvenuti dal 12 al 15 giugno in un B&B di Ostuni dove il regista canadese avrebbe dovuto partecipare al festival di cinema Allora Fest. Eppure l’impianto accusatorio della Procura, fondato sulle parole della 29enne, è stato affossato prima dal gip, che aveva accolto l’istanza di scarcerazione presentata dall’avvocato Michele Laforgia, e poi dallo stesso Riesame, presieduto da da Carlo Cazzella (relatore Annalisa de Benedictis).
Con la pubblicazione delle motivazioni emerge un quadro a tinte fosche. Secondo i giudici “non può acriticamente ritenersi che la posizione” della 29enne inglese che ha denunciato di essere stata abusata da Haggis “sia scevra da intenti speculativi”.
Non solo. Nel rigettare l’appello dei pm di Lecce i giudici evidenziano le “numerose incongruenze e contraddizioni evidenziate” già in fase di incidente probatorio, nel corso del quale la donna aveva ripercorso i tre giorni di presunte violenze, “unitamente alla manifestata non indifferenza alla ricaduta economica della vicenda, non possono che far fortemente dubitare della genuinità del racconto della persona offesa“.
Nelle motivazioni infatti sono presenti stralci di conversazioni tra la 29enne che ha denunciato il regista premio Oscar e un’amica: i giudici scrivono che le due “parlano di ricerca di partner economicamente ‘forti’ tanto da garantire loro un adeguato benessere che sarebbe ricompensato dalla disponibilità sessuale”, circostanza che “mal si concilia con la descrizione della vittima quale donna debole e soggiogata dalla personalità dell’indagato”.
Ma nel provvedimento che ha respinto il ricorso dei pm ci sono anche trascrizione di conversazioni tra Haggins e la presunta vittima, il cui contenuto “rivela con chiarezza un corteggiamento che la donna rivolge al regista al fine di incontrarlo e passare alcuni giorni in sua compagnia, probabilmente per instaurare una relazione personale, più che professionale, tanto che decide di condividere la medesima camera e, dunque, lo stesso letto”, scrivono i giudici del Riesame.
Lo stesso Haggis, si legge nelle motivazioni, le aveva rappresentato che in hotel non vi erano disponibilità di stanze ulteriori, rimettendole la scelta alla 29enne con cui, dopo il rapporto sessuale, andato a pranzo “in un clima disteso e sereno, tanto da baciarsi in pubblico“. Secondo il Riesame “è abbastanza inverosimile, o quanto meno singolare, che la donna appena rimasta vittima di una violenza sessuale, non solo sia rimasta in compagnia del suo aggressore, ben potendosene allontanare, ma sia addirittura andata a pranzo con lui e sia rientrata con lui in hotel” .
Altro punto chiave a favore di Haggis trattato nelle motivazioni riguarda le lesioni contestate dalla 29enne: per i giudici “si è evidenziato con chiarezza che non fossero presenti sulla donna segni di rapporti sessuali violenti“. Quanto alla “reazione acuta da stress in evento traumatico, l’approfondimento tecnico offerto dalla difesa“, affidata all’avvocato Michele Laforgia, “pone in discussione la diagnosi formulata dai sanitari dell’ospedale di Ostuni (Brindisi), che ha evidentemente risentito del racconto offerto dalla donna ritenuta vittima di violenza sessuale“.
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