Mentre il voto in Emilia-Romagna e in Calabria presenta queste profonde differenze, l’unico elemento omogeneo è costituito dal disastro del Movimento 5 stelle che in entrambe le situazioni si è voluto presentare da solo e non ha neanche lontanamente sfiorato il 10%. È evidente che Di Maio avendo la precisa nozione del disastro annunciato ha fatto una geniale operazione di recupero con le dimissioni anticipate perché così si è trattato non di un passo indietro (dimissioni irrevocabili), ma di un passo di lato per ripartire. Comunque, a meno che il M5s non voglia fare la fine di quelle sette americane che facevano suicidi collettivi, è probabile che tutto ciò rafforzi il governo, ma non rafforza, nel governo, le posizioni grilline sui contenuti: ci riferiamo in primo luogo alla questione della prescrizione.

Su quel nodo ci sembra difficile che il duo Travaglio-Bonafede possa dare compiuta espressione alle sue battute sulla “normalità” della presenza degli innocenti in carcere che è ispirata dalla filosofia di Davigo secondo il quale la grande maggioranza dei cittadini sono dei colpevoli a piede libero che finora l’hanno fatta franca. In effetti costoro (Davigo, Travaglio, Bonafede), per usare un’espressione di moda, sono nati nel posto sbagliato nel momento sbagliato; avrebbero dovuto nascere o nell’Italia degli anni ‘30 o nella Cecoslovacchia dagli anni ‘50 agli anni ‘80.
La politica in Italia è sempre stata una cosa seria, spesso drammatica, buffoni e saltimbanchi sono saliti in certi momenti sul palcoscenico, ma solo per dar vita a brevi siparietti.
Abbiamo l’impressione che quest’ultima fase sia finita e che il confronto ritorni ad essere fra posizioni contrapposte ma tutte caratterizzate da una grande serietà.