La notizia della visita della Guardia di Finanza a casa del leader M5s Giuseppe Conte, disvelata con peculiare tempismo dal quotidiano Domani alla fine della settimana di calvario per la rielezione di Sergio Mattarella al Quirinale, sta già lentamente svanendo dalla stampa, soffocata dai commenti sulle canzoni e dalle polemiche formato famiglia del Festival di Sanremo.

Del resto non possiamo certo asserire che la perquisizione nella dimora romana dell’ex Presidente del Consiglio Conte – che, ribadiamo, non è indagato – abbia tenuto banco sui notiziari del servizio pubblico. I quali già nel caso del Tg1 e del Tg3 qualche mese fa non si occuparono minimamente dell’inchiesta che coinvolge l’ex socio del leader M5s, ovvero l’avvocato Luca Di Donna. Una Rai garantista con Conte, dunque – come la definisce il Segretario della Vigilanza Michele Anzaldi – che tuttavia sottolinea a Radio Radicale come, invece, tale trattamento non sia stato riservato tempo fa al caso dell’ex fondazione renziana Open, quando vari cittadini incensurati e nemmeno indagati furono sbattuti in apertura di tutti i notiziari Rai, nonché nei talk show del servizio pubblico; messi alla gogna da titoli, servizi, approfondimenti politici e giudiziari con le perquisizioni spettacolo rigorosamente effettuate all’alba, complete di sequestri di telefonini e tablet. Modalità d’indagine poi stigmatizzate e giudicate illegittime dalla Corte di Cassazione, ma la cui sentenza non ebbe altrettanto risalto nei notiziari Rai.

Emblematico del garantismo a fasi alterne è anche il recente caso di Luca Morisi, ex social media manager di Matteo Salvini, utile mostro da sbattere in prima pagina e da sottoporre a preventivi processi mediatici, anche nei talk e nei notiziari Rai, ancor prima di chiarire esattamente le dinamiche della vicenda che lo coinvolgeva. Vicenda per la quale la Procura ha poi chiesto l’archiviazione. Che dire poi della recente puntata di Report dedicata a Silvio Berlusconi – appena uscito dall’ospedale – stigmatizzata anche dal critico del Corriere della Sera Aldo Grasso, non certo un seguace sfegatato del Cavaliere? Tornando invece al trattamento speciale per Conte da parte della Rai, non possiamo non ricordare come ai tempi del Governo giallo-rosso e per molto tempo dopo l’arrivo di Mario Draghi Palazzo Chigi, il Tg1 diretto da Giuseppe Carboni in quota M5s sia stato una sorta di megafono del leader pentastellato.

Esaltato giornalmente da reiterate sequenze del notiziario in stile Minculpop, per dirla con il Segretario della Vigilanza Anzaldi, girate ad hoc a Palazzo Chigi e che secondo la professoressa Sara Bentivegna, docente di Teoria delle Comunicazioni di Massa, Media Research e Comunicazione Politica alla Sapienza di Roma, «nell’accettarle e nel trasmetterle pedissequamente, la Tv pubblica mina(va) sostanzialmente la ragion d’essere del giornalismo. Che è quella di “cane da guardia” del Governo, di sorveglianza costante sull’operato delle istituzioni, e non di ricettacolo delle veline governative». Nel garantismo un tanto al chilo da parte della Tv di Stato scompare parallelamente la notizia della mobilitazione e del successo della raccolta di firme a favore dell’ex parlamentare di Forza Italia e avvocato Giancarlo Pittelli, costretto allo sciopero della fame dopo due anni di carcere preventivo in seguito all’arresto richiesto dalla Procura di Catanzaro per accuse sgretolatesi via via.

Ci risulta che nessun notiziario Rai abbia dato la notizia dell’iniziativa popolare promossa dal Riformista, e che nessun talk show del Servizio Pubblico abbia dedicato un po’ di spazio alla vicenda personale dell’ex membro della Commissione Giustizia nel Governo Berlusconi II. Tra l’ennesima riflessione sull’esito della corsa per il Colle dopo estenuanti maratone quotidiane dagli ascolti perlopiù esangui, e un siparietto con opinionisti improvvisati – pagati dal canone – che discettavano delle gag di Fiorello a Sanremo, non si è trovato neanche un minuto da destinare alla riflessione sul caso Pittelli.

Dov’è la Tv pubblica? Il fatto che la sede dei servizi politici delle sue tre testate principali si trovi nientemeno che a Via di Fontanella Borghese a pochi passi dalla casa di Conte, e che tuttavia nessuno si sia accorto dell’arrivo della Guardia di Finanza e della perquisizione tanto da darne anche solo notizia en passant, è una inquietante conferma dell’immortale massima del Piccolo Principe, secondo cui l’essenziale è invisibile agli occhi. A quelli della Rai, senz’altro.