Il colosso della medicina Pfizer ha trovato un accordo con l’organizzazione Medicines Patent Pool per ampliare l’accesso alla sua pillola antivirale nei Paesi in via di sviluppo. L’intesa è stata annunciata oggi. Si tratta di un ok alla “produzione diffusa” della pillola antivirale: l’azienda non riceverà royalties sulle vendite nei Paesi a basso reddito e rinuncerà alle ulteriori royalties sulle vendite in tutti i Paesi coperti dall’accordo.

La Medecine Patent Pool è un’organizzazione sostenuta dalle Nazioni Unite (Onu). Pfizer ha dichiarato che la sua pillola anti-virale è efficace al 95% contro l’ospedalizzazione e contro la morte nei pazienti trattati subito dopo la comparsa dei sintomi. Un risultato migliore rispetto a quello della pillola prodotta da Merck-MSD. Quest’ultima azienda ha già intrapreso la strada annunciata da Pfizer per ampliare l’accesso alla pillola da lei prodotta, il Molnupiravir, in 105 Paesi. Quindi Pfizer concederà una sublicenza per la pillola all’organizzazione no-profit. L’associazione riceverà la formula per il farmaco e concederla a 95 Paesi poveri, soprattutto in Africa e in Asia, una volta che le autorità regolatrici daranno il via libera al farmaco. È stato stimato che l’accordo della licenza copre circa il 53% della popolazione mondiale: include paesi a basso e medio-basso reddito e alcuni paesi a medio-alto reddito nell’Africa sub-sahariana oltre a paesi che sono passati dallo stato di reddito medio-basso a quello medio-alto negli ultimi cinque anni, hanno detto Pfizer e la MPP.

L’accordo permetterà di muoversi in anticipo sui tempi e sul via libera per velocizzare le forniture nei Paesi a reddito medio e basso. Si tratta del primo con cui la società apre alla condivisione della tecnologia su un prodotto anti-covid. Non mancano tuttavia punti giudicati contraddittori se non discutibili: l’accordo non vale per Paesi come il Brasile, Cuba, Iraq, Libia e Giamaica. Non rientrano nell’intesa: dovranno presumibilmente comprare il farmaco. Altre perplessità riguardano la produzione delle pillole che al momento sembra piuttosto limitata con l’alto rischio di rimanere senza forniture. La pillola dovrebbe essere più necessaria nei Paesi meno coperti e protetti da una campagna vaccinale efficace ed estesa.

La pillola non è stata tuttavia ancora autorizzata neanche dalla Food and Drug Administration, ovvero l’ente regolatore degli Stati Uniti. I test sulla pillola sono partiti in Russia lo scorso 12 novembre e continueranno fino a marzo 2023 con sperimentazioni su contagiati sintomatici e su pazienti curati a casa. La pillola Pfizer va somministrata per via orale nei pazienti dopo la comparsa dei sintomi e in combinazione con l’antivirale ritonavir, farmaco usato contro l’HIV. Da assumere tre pillole per due volte al giorno iniziando entro tre giorni dalla comparsa dei sintomi. Il suo nome sarà Paxlovid.

“Questo accordo è importante perché, se autorizzato o approvato, questo farmaco orale è particolarmente adatto per i Paesi a basso e medio reddito e potrebbe svolgere un ruolo fondamentale nel salvare vite umane, contribuendo agli sforzi globali per combattere la pandemia. PF-07321332 deve essere assunto insieme a ritonavir, un medicinale per l’Hiv che conosciamo bene e sul quale abbiamo una licenza da molti anni. Lavoreremo con i produttori di generici per garantire una fornitura sufficiente”, ha dichiarato Charles Gore, direttore esecutivo di Mpp.

Pfizer, per quanto riguarda la campagna vaccinale, ha spedito più di due miliardi di dosi a livello globale, 167 milioni ai paesi in via di sviluppo, che ospitano circa quattro miliardi di persone. E non ha fornito a nessun produttore una licenza per realizzare il suo vaccino. Una ricerca Oxfam ed Emergency, membri della People’s Vaccine Alliance, sulla base dei dati forniti da Pfizer, BioNTech e Moderna, ha evidenziato come le aziende produttrici dei due vaccini Covid di maggior successo stanno realizzando profitti per 65 mila dollari al minuto, ossia oltre 1.000 dollari al secondo.

Pfizer e BionTech avrebbero consegnato meno dell’1% delle dosi prodotte ai Paesi a basso reddito, Moderna lo 0.2%. Proprio Oxfam ed Emergency, in occasione del summit dell’Organizzazione mondiale del Commercio, hanno chiesto alle aziende di sospendere i diritti di proprietà intellettuale per i vaccini. All’appello si sono uniti oltre 100 Paesi. Le proposte di questo genere, lanciate da prima che i vaccini venissero autorizzati, non hanno mai attecchito.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.