“In questi tre anni ho avuto, su di me e sui miei familiari, fango, accuse e calunnie”. L’ex procuratore di Roma Giuseppe Pignatone, attuale presidente del tribunale Vaticano, dopo essere stato in silenzio tre anni, ha deciso di passare al contrattacco. Dopo essersi tolto qualche sassolino dalle scarpe, ha rispedito al mittente tutte le accuse che gli erano state rivolte: dai conflitti d’interessi con alcuni imputati, fino alle mancate astensioni nei procedimenti che riguardavano soggetti vicini ai propri parenti.

L’occasione è stata ieri durante l’udienza del processo in corso al tribunale di Perugia dove l’ex zar delle nomine Luca Palamara e l’ex pm romano Stefano Rocco Fava sono accusati di rivelazione di segreto. Palamara e Fava, in particolare, sono accusati di aver posto in essere nella primavera del 2019 una campagna denigratoria per screditare Pignatone e il suo vice Paolo Ielo. L’ex zar delle nomine avrebbe istigato Fava a presentare un esposto al Consiglio superiore della magistratura dove si evidenziavano mancate astensioni da parte di Pignatone e Ielo in diversi procedimenti penali, con lo scopo di consumare una vendetta nei loro confronti. Ielo, soprattutto, doveva essere colpito in quanto aveva trasmesso alla Procura di Perugia una informativa in cui erano indicati i rapporti che Palamara aveva avuto con il faccendiere, poi arrestato per corruzione, Fabrizio Centofanti. Da quell’informativa era quindi nata l’indagine a carico di Palamara per corruzione. Il procedimento penale, finito sui giornali alla fine del 2018, aveva stoppato la corsa di Palamara a procuratore aggiunto a Roma.

La campagna denigratoria si sarebbe realizzata con degli articoli pubblicati il 29 maggio 2019 su Il Fatto Quotidiano e La Verità, relativi ai presunti conflitti d’interesse di Pignatone e Ielo. “Ci tengo a dire che sono io il primo a essere dispiaciuto del fatto che il Csm, probabilmente per ragioni di tempo, non abbia potuto fare una verifica sull’esposto di Fava – ha esordito Pignatone – su quelle quattro carte, perché avrebbero capito che io ho fatto quello che dovevo fare, non c’era nessuna incompatibilità”. “Ho sentito delle molte doglianze di Fava, alcune partite da lui e altre riportate, ‘scippo di processi’, ‘misure cautelari che non hanno avuto corso’: nessuna di queste doglianze è fondata e nessuna faceva parte dell’esposto al Csm che verteva su una presunta incompatibilità”, ha aggiunto Pignatone, sottolineando che “non c’erano motivi di astensione” nei procedimenti. Pignatone è quindi entrato nello specifico, ricordando di “aver fatto presente ai colleghi di aver conosciuto Centofanti, di aver cenato una volta a casa sua con la ministra Pinotti”.

E per quanto a Riccardo Virgilio, all’epoca presidente di sezione del Consiglio di Stato, imputato a Roma per corruzione in atti giudiziari, ha detto di averlo “conosciuto quando era a Palermo, non avevo mai cenato con lui, non avevo il suo numero”, aggiungendo che “nel corso di alcuni interventi di Fava questa conoscenza diventò un’amicizia trentennale: io non ho avuto un rapporto di amicizia con Virgilio, un’amicizia che non è mai esistita ma è stata una conoscenza superficialissima. Di Virgilio non parlai al procuratore generale (Giovanni Salvi, ndr) perché eravamo sotto quella soglia minima della conoscenza e dell’astensione”. Sull’imprenditore torinese Ezio Bigotti, legato all’avvocato Piero Amara, anch’egli imputato a Roma, Pignatone ha precisato che “quando sono venuto a conoscenza della sua iscrizione ho subito detto ai colleghi che era cliente di mio fratello”, avvocato tributarista.

“Ho fatto una relazione al procuratore generale che ha detto che non c’erano elementi per l’astensione. Io sono convinto che non c’erano motivi di astensione ma ho ritenuto opportuno farlo sul piano della lealtà professionale”, ha quindi concluso l’ex procuratore di Roma. E sempre ieri era attesa la nomina del nuovo procuratore di Milano. Il voto in plenum è stato rinviato causa covid di uno dei consiglieri del Csm. Per un cortocircuito burocratico è finito lo stato stato d’emergenza ed è decaduta la possibilità di effettuare il voto da remoto in assenza di un regolamento ad hoc. Tutto rinviato quindi ai prossimi giorni. Forse già domani se il consigliere si “negativizzerà”.