Dopo la corruzione, la fuga di notizie. Luca Palamara non si fa proprio mancare nulla e ieri è tornato ancora una volta sul banco degli imputati del Tribunale di Perugia. Il nuovo filone investigativo riguarda l’ipotesi di rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio, accesso abusivo a sistema informatico e abuso d’ufficio. A far compagnia all’ex zar delle nomine, Riccardo Fuzio, già procuratore generale della Cassazione, e l’ex pm di Roma Stefano Rocco Fava, ora giudice a Latina.

L’accusa è sostenuta sempre dal procuratore aggiunto Giuseppe Petrazzini e dai sostituti Gemma Miliani e Mario Formisano. La vicenda nasce dall’esposto presentato al Consiglio superiore della magistratura da parte di Fava a marzo del 2019. Il magistrato, all’epoca in forza al dipartimento reati contro la pubblica amministrazione, stava svolgendo indagini nei confronti dell’ormai celebre avvocato Piero Amara, noto alle cronache, dopo aver ideato il “Sistema Siracusa”, per aver svelato l’esistenza della loggia super segreta “Ungheria”. Amara, arrestato agli inizi di febbraio del 2018 in una operazione congiunta delle Procure di Messina e Roma, era tornato in libertà e aveva iniziato a collaborare con i magistrati. Fava non aveva creduto al pentimento di Amara e aveva chiesto che fosse nuovamente arrestato per una ipotesi di bancarotta e frode.

L’aggiunto Paolo Ielo, e l’allora procuratore Giuseppe Pignatone, non erano però d’accordo e tolsero il fascicolo a Fava. Il magistrato, allora, decise di segnalare al Csm quanto stava accadendo evidenziando anche mancate astensioni da parte dei due in alcuni procedimenti. Per l’accusa, invece, Fava sarebbe stato “istigato” da Palamara. I due avrebbero orchestrato una campagna mediatica contro Ielo e Pignatone che sarebbe sfociata il 29 maggio 2019 in due articoli pubblicati dal Fatto e dalla Verità. Il primo dal titolo: «Esposto bomba al Csm: Incarichi ai fratelli di Pignatone e Ielo», il secondo: «Sotto inchiesta al Csm l’ex capo dei pm di Roma e il suo aggiunto: Esposto al Csm su Pignatone e Ielo, affari fra indagati e i loro fratelli».

Gli autori dei due pezzi vennero interrogati a Perugia e dissero che l’esposto era conosciuto da tante persone e di non aver avuto rapporti sia con Palamara che con Fava a tal proposito. Fuzio, sempre istigato da Palamara, è accusato del reato di avergli riferito “l’arrivo al Comitato di presidenza del Csm dell’esposto presentato da Fava e di avergli comunicato le iniziative che il Comitato intendeva intraprendere per verificare la fondatezza dei fatti indicati nell’esposto”. Fava, invece, è accusato di essersi “abusivamente introdotto nel sistema informatico Sicp e nel Tiap acquisendo verbali d’udienza e della sentenza di un procedimento”. Fatto che secondo i pm umbri avveniva “per ragioni estranee rispetto a quelle per le quali la facoltà di accesso era attribuita”. Al termine dell’udienza di ieri il gup Angela Avila ha ammesso la costituzione di parte civile presentata da Ielo. Prossima udienza fra un mese.

Un punto a favore l’hanno segnato comunque gli imputati: dopo la recente sentenza della Corte europea non potranno essere utilizzate nei loro confronti le intercettazioni e le chat acquisite con il trojan inserito nel telefono di Palamara, trattandosi di atti riferiti ad un altro procedimento penale. Intanto ieri il Csm e Michele Prestipino hanno chiesto un rinvio al Consiglio di Stato della decisione sul ricorso presentato dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi contro la nomina di Prestipino alla procura di Roma. Una richiesta poco comprensibile dal momento che si sta trattando un procedimento cautelare contraddistinto da carattere d’urgenza. Sul fronte giustizia si registra intanto un duro attacco di Matteo Renzi al Csm, travolto dal caso Amara.

La riforma della giustizia? «Ora o mai più. Quello che sta succedendo sulla magistratura – ha tuonato il leader di Italia viva all’interno di Zapping, su Radio Uno – è incredibile. Si chiude un trentennio incredibile, se a Davigo si applicasse il metodo Davigo del Csm non resterebbe niente. Poi se non facciamo la riforma della giustizia non prendiamo i soldi del Recovery, quindi ora o mai più». Ma  Renzi ha anche aperto al referendum sulla giustizia. «Penso che il Parlamento possa e debba fare le riforme – ha detto Renzi – ma l’esperienza referendaria talvolta può essere uno straordinario stimolo, mette pepe al dibattito e sale sulle coda. Quindi l’iniziativa referendaria per me è molto utile». Infine, arrivano news dal caso Creazzo. Finito sotto procedimento disciplinare davanti al Csm dopo le accuse di molestie sessuali rivoltegli dal pm di Palermo Alessia Sinatra, il procuratore di Firenze ha chiesto il pensionamento anticipato.