Il trojan inoculato nel cellulare dell’ex zar delle nomine Luca Palamara “non ha mai” registrato i contenuti di una cena con l’allora procuratore Roma Giuseppe Pignatone e quindi non c’è alcuna intercettazione “sparita” dall’inchiesta condotta dai magistrati di Perugia. Lo ha sottolineato ieri il procuratore della Repubblica del capoluogo umbro, Raffaele Cantone.

L’ex numero uno dell’Anac, senza mai citarlo, ha quindi risposto al Riformista che nei giorni scorsi aveva chiesto di conoscere che fine avesse fatto l’intercettazione della cena al ristorante Mamma Angelina la sera del 9 maggio fra Palamara, Pignatone e alti magistrati di piazzale Clodio. Quanto affermato dal Riformista si baserebbe su una consulenza di parte (effettuata dagli avvocati di Cosimo Ferri, ndr), prosegue Cantone, «che ipotizza questa possibilità sulla scorta di una interpretazione non corretta di alcune evidenze tecniche».

«Si tratta – aggiunge – di una notizia assolutamente destituita di qualunque fondamento. Il trojan inoculato nel cellulare di Palamara non ha, infatti, affatto registrato l’incontro, perché non era, come si è più volte già spiegato in tutte le sedi, programmato in quell’orario per la registrazione. Non vi è quindi alcuna intercettazione sparita e, nello spirito di massima trasparenza, la Procura è disposta a fornire a qualunque organo istituzionale ne farà richiesta le informazioni e le risposte anche tecniche per dimostrare l’assoluta regolarità del suo operato. Ad oggi, fra l’altro, la regolarità dell’attività di intercettazione effettuata è stata ampiamente attestata da una lunga e dettagliata ordinanza di un giudice e se nuove circostanze sono state accertate esse potranno essere riproposte al giudice del processo in corso, essendo quella l’unica sede deputata all’accertamento dei fatti». Questa, dunque, la nota di Cantone.

E questi, invece, i fatti. Sentito come testimone il 23 settembre scorso nel procedimento disciplinare a carico di Palamara, il maggiore del Gico, il reparto che effettuò gli ascolti, Fabio Di Bella, esordì dicendo che «abbiamo cercato sempre utilizzando le 5-8 ore che avevamo a disposizione di posizionare le registrazioni del trojan in più archi di giornate soprattutto la mattina presto laddove era possibile un incontro presso la scuola della figlia, l’ora di pranzo e le ore serali (…) Palamara era una persona che era solita intrattenersi fino a tardi la sera e incontrare diverse persone programmando quindi la registrazione nelle ore serali anche fino a tardi».

E poi: «La serata dell’8 maggio (dove Palamara discusse di nomine all’hotel Champagne con Ferri, Luca Lotti e cinque consiglieri del Csm, ndr) noi mettiamo la registrazione dalle ore 19:00 alle ore 2:00 del 9 maggio (…) come ho detto prima rispecchiava quelle che erano le abitudini di Palamara di intrattenersi con svariati soggetti fino a tarda sera. Tra l’altro (…) il 7 maggio noi programmiamo l’intercettazione ambientale fino a mezzanotte. Alle 23.50 interviene una telefonata tra Palamara e Lotito (Claudio, presidente della Lazio, ndr) nella quale i due si sentono e concordano di vedersi di lì a poco. Ovviamente avendo programmato la registrazione fino a mezzanotte non prendiamo l’incontro». Quanto dichiarato da Cantone contraddice, quindi, la testimonianza di Di Bella e le abitudini di Palamara che era solito «intrattenersi fino a tardi la sera e incontrare diverse persone».

Non si comprende, infatti, perché la sera prima il trojan sia stato programmato fino alle due di notte, registrando l’incontro dell’hotel Champagne, e la sera immediatamente successiva abbia smesso di registrare alle 16.00.
Ma quanto dichiarato da Cantone è smentito anche dai documenti della Rcs, la società che ha fornito il virus spia. Dal tabulato Rcs pubblicato l’altro giorno in esclusiva dal Riformista, risulta che il trojan nella giornata del 9 maggio 2019 abbia registrato 93 progressivi, il primo alle ore 00:02:38 e l’ultimo alle ore 22:53:17. E dalla relazione della società del 29 luglio 2019 risulta anche che la programmazione effettuata l’8 maggio 2019 dal maresciallo Roberto D’Acunto prevedeva l’accensione del trojan dalle 18 pomeridiane fino alle successive ore 23:59:59.

«La spiegazione del dottor Cantone sull’assenza di intercettazioni della cena a cui era presente il dottor Pignatone non spiega un bel nulla. Anzi il riferimento alla cosiddetta programmazione del trojan rischia di essere grottesco. Parte cospicua dello scandalo ruota attorno a una cena svoltasi all’hotel Champagne. Forse il trojan era programmato sui nomi e sui cognomi e però questo renderebbe ancora più grave il fatto». Il commento di Fabrizio Cicchitto, presidente di Riformismo e Libertà.