“Finalmente emerge la verità”. Così Benedetto Buratti, avvocato difensore dell’ex pm Luca Palamara, ha commentato quanto emerso dall’udienza preliminare che si è tenuta questa mattina a Perugia nel procedimento che coinvolge l’ex consigliere del Csm, l’imprenditore Fabrizio Centofanti e ad Adele Attisani.
Nell’udienza infatti è che Duilio Bianchi, responsabile di Rcs, l’azienda che ha fornito gli apparati per le intercettazioni con il Trojan eseguite dalla polizia giudiziaria su disposizione della procura di Perugia, ha ammesso che le intercettazioni sul telefono di Palamara transitarono per questioni tecniche su un server a Napoli prima di arrivare a quello ‘ufficiale’, appoggiato per esigenze logistiche a Roma.
Un passaggio negato in passato da Bianchi e dalla Rcs davanti al Csm: il titolare della società ha sostenuto comunque che si trattò di un rimbalzo tecnico di dati criptati, a suo dire impossibili da leggere. Tra le conversazioni intercettate che sono passate a Napoli c’è anche quella ormai celebre all’hotel Champagne con 5 (oggi ex) togati del Csm e i deputati Luca Lotti e Cosimo Ferri.
Sul server di Napoli, è stato riferito, sono infatti transitate le intercettazioni eseguite tra il 3 e il 30 maggio 2019.
L’ammissione di Bianchi è emersa in particolare dagli atti depositati dai magistrati della Procura di Perugia. Il passaggio delle intercettazioni a Napoli, secondo il procuratore umbro Raffaele Cantone, non inciderebbe comunque sulla regolarità delle stesse. “Il nostro modo di comportarci è quello di seguire le regole per arrivare alla verità” ha sottolineato davanti al gip lo stesso Cantone.
Sempre Cantone oggi ha ribadito la tesi della Procura da lui guidata, depositando degli accertamenti in cui si evidenzierebbe come la cena tra Palamara e l’allora procuratore Giuseppe Pignatone non venne registrata. Il Riformista ha dimostrato in realtà come il file dove c’è la conversazione, registrata dal trojan, c’è: si tratta dell’ID1557327812.
L’udienza è stata quindi rinviata al 3 maggio prossimo, quando Bianchi, titolare della Rcs, sarà sentito davanti al Gip di Perugia.
Quanto emerso dall’udienza è stato ovviamente accolto con favore dalla difesa di Palamara, che con l’avvocato Buratti punta ora a capire “se ci sono state manipolazioni delle intercettazioni con il Trojan”. Quanto alla testimonianza resa da Bianchi, che ha corretto il tiro rispetto a quanto dichiarato al Csm, Buratti ricorda come “è valsa l’espulsione dalla magistratura del dottor Palamara”.
Alla luce della marcia indietro di Rcs ora la difesa di Palamara valuterà la presentazione di una “richiesta di revoca” dell’espulsione dal Csm, l’Organo di autogoverno della magistratura. L’obiettivo è quello di “rimettere in gioco tutta la vicenda”, spiega all’Ansa Buratti: tra le intercettazioni transitate a Napoli “c’è anche la ‘famosa’ cena all’hotel Champagne e quindi se le intercettazioni dovessero essere dichiarate inutilizzabili” per l’ex pm di Roma cambierebbe tutto.
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