«Perché non avete riferito prima che Centofanti vi aveva detto delle informazioni sulle indagini?», chiedono i pm di Perugia all’avvocato siciliano Giuseppe Calafiore. «Nessuno ce lo aveva chiesto in questi termini», risponde secco Calafiore. Il mistero è chiarito: è stato tutto un problema di “formulazione” delle domande. Può succedere.

Il 30 luglio del 2019, esploso il Palamaragate, Calafiore viene interrogato a Perugia dai pm Gemma Miliani e Mario Formisano, con l’ausilio del maggiore Fabio Di Bella e del maresciallo Maurizio Gianfrate del Gico della guardia di finanza.

Palamara è indagato nel capoluogo umbro per corruzione con l’imprenditore Fabrizio Centofanti, assieme a Calafiore e all’avvocato Piero Amara, l’ideatore del “Sistema Siracusa”, il sodalizio di magistrati e professionisti finalizzato a pilotare le sentenze al Consiglio di Stato e ad aggiustare i processi nei vari tribunali italiani. In particolare, Palamara, nel periodo in cui era lo zar indiscusso delle nomine al Consiglio superiore della magistratura, avrebbe ricevuto “varie e reiterate utilità consistenti in viaggi e vacanze a suo beneficio e a beneficio di familiari e conoscenti”. L’attività corruttiva sarebbe stata portata avanti «per fare in modo che Palamara mettesse a disposizione, a fronte delle utilità, la sua funzione di membro del Csm, favorendo nomine di capi degli uffici cui erano interessati Amara e Calafiore». La domanda dei pm è secca e non si presterebbe a dubbi interpretativi: «Sa se qualcuno abbia dato delle utilità a Palamara?».

«Io posso sapere di Amara che era mio collega di studio. E non sono a conoscenza di utilità a lui elargite da Amara», risponde senza tentennamenti Calafiore, aggiungendo: «perché quest’ultimo non me lo ha mai detto». «Centofanti ha rapporti di amicizia con Palamara, si frequentano con le compagne», prosegue Calafiore. E poi: «Io non ho mai avuto una esigenza diretta di chiedergli di intercedere presso Palamara». «Quindi io non so nulla del loro rapporto al di fuori dell’amicizia che era circostanza nota. Se a me mi fosse servito con Palamara o con altri sarei andato da Centofanti e gli avrei chiesto di procurarmi un appuntamento. Non essendomi mai servito nulla, non ho mai fatto una richiesta del genere», conclude l’avvocato siciliano. Passa un anno e mezzo, le indagini a Perugia vengono chiuse e inizia l’udienza preliminare.

All’udienza dell’8 febbraio 2021 il gip Piercarlo Frabotta chiede ai pm di “precisare” meglio le accuse nei confronti di Palamara. I pm di Perugia decidono, allora, di effettuare un nuovo giro di interrogatori. Ad iniziare proprio da Calafiore. Il nuovo interrogatorio dell’avvocato siciliano avviene il successivo 19 febbraio, sempre davanti ai pm Gemma Miliani e Mario Formisano, insieme al solito maggiore Fabio Di Bella. Ed è in quell’occasione che a Calafiore torna la memoria e diventa loquacissimo, fornendo altri scenari.

«Amara si era rivolto a Centofanti affinché lo stesso raccogliesse delle informazioni tramite Palamara. Fu proprio Centofanti a riferire ad Amara che c’era un’indagine presso la Procura di Roma che lo riguardava. Centofanti affermò di aver ricevuto tale informazione da Palamara che, a sua volta, aveva appreso tale circostanza da Fava (Stefano Rocco, pm a Roma, autore nel 2019 dell’esposto al Csm contro il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone ed il suo aggiunto Paolo Ielo, ndr)», esordisce subito Calafiore. «Un’altra volta Centofanti rivelò di aver appreso tramite Palamara che si trattava di una indagine coordinata tra tre Procure», continua Calafiore, precisando che «anche questa informazione proveniva da Fava. I due Palamara e Fava, secondo Centofanti erano amici per la pelle e spesso giocavano insieme a tennis. Proprio nel corso di tali incontri Palamara riceva delle informazioni». «Tali confidenze furono fatte nel corso del tempo nell’anno 2017», precisa Calafiore, un circostanza che, un anno e mezzo prima, aveva ignorato. «Centofanti le ha mai fatto confidenze sulle utilità date a Palamara?», chiedono allora i pm. «Erano amici. Erano sempre insieme. Il loro era un rapporto simbiotico ed ostentato. Palamara era uno degli uomini più importanti d’Italia e Centofanti aveva anche un interesse a frequentarlo», sottolinea l’ex “smemorato” Calafiore. Cosa avrà fatto tornare la memoria all’avvocato siciliano? La lettura del libro di Palamara pubblicato il mese scorso?