Il grande giorno è arrivato: questa mattina la prima commissione del Consiglio superiore della magistratura, competente sulle inchieste riguardanti i magistrati, sentirà Luca Palamara, zar senza eredi delle nomine e degli incarichi a Palazzo dei Marescialli. Era stato lo stesso Palamara nei giorni scorsi a chiedere di essere sentito sulle vicende che, nate dall’indagine della Procura di Perugia nei suoi confronti, avevano terremotato la magistratura costringendo anche alle dimissioni ben sei consiglieri superiori. Un record senza precedenti.

La decisione di ascoltare l’ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati è stata molto sofferta. Da quanto ha potuto apprendere Il Riformista diversi consiglieri di piazza Indipendenza non erano particolarmente favorevoli all’audizione di Palamara, ritenendo che potesse trasformarsi in un “j’accuse” collettivo nei confronti della magistratura. Fra i più contrari, pare, i togati della sinistra giudiziaria rappresentata da Area e da Magistratura democratica. Non essendo noto il motivo dell’audizione, si possono al momento formulare solo delle ipotesi. Palamara, ormai personaggio televisivo e autore del bestseller Il Sistema, cercherà verosimilmente di affrontare il tema delle chat dei suoi ex colleghi della scorsa consiliatura. Se esisteva una “sistema” per spartire gli incarichi, la responsabilità, è la tesi di Palamara, non può essere solo di un singolo. Le chat valutate ai fini disciplinari e per le incompatibilità ambientali sono, infatti, solo quelle di Palamara. Una visione parziale che non rende giustizia a quanto effettivamente accaduto.

Il magistrato, forse, cercherà di affrontare anche il modo relativo alla conduzione dell’indagine di Perugia che ogni giorno riserva una sorpresa. Questa settimana, sempre davanti alla prima commissione, era stato ascoltato il procuratore di Perugia Raffaele Cantone. L’ex presidente dell’Anac ha cercato di fugare i dubbi avanzati al riguardo da più parti in questi mesi. Oltre agli ascolti “discrezionali” del trojan, un aspetto molto controverso era che fosse stato intercettato solo Palamara e non i suoi coimputati, a iniziare dall’imprenditore Fabrizio Centofanti, ritenuto il suo corruttore. Centofanti «non era facilmente intercettabile perché parlava in codice», aveva dichiarato Cantone. Difficile, però, intercettare una persona non indagata. Centofanti, infatti, venne iscritto nel registro degli indagati solo il 27 maggio del 2019. Praticamente poco più di 24 ore prima della fuga di notizie che fece saltare l’inchiesta di Perugia.

Purtroppo l’audizione avverrà a porte chiuse, senza neppure la possibilità di una diretta radio. E questo ha già fatto sobbalzare i Radicali che hanno subito diramato un duro comunicato. «Siamo nell’anno domini 2021, quest’idea che alcuni pezzi di giustizia debbano essere sottratti alla conoscenza, alla pubblicità, alla trasparenza e rimanere nelle segrete stanze abitate da chierici e mandarini deve essere superata, appartiene a mondi che non esistono più», scrivono i Radicali. «Anche la magistratura – proseguono – se ne deve rendere conto per non essere sempre più lontana dal mondo reale e chiusa nelle proprie torri di avorio». Concludono, quindi, con «l’invito ai membri della prima commissione di superare la clausura dei loro lavori. Per il futuro ci attiveremo per rendere pubblico, con legge, ogni anfratto della giustizia che viene amministrata in nome del popolo italiano».