L’allora procuratore di Roma Giuseppe Pignatone assegnò il fascicolo ricevuto da Torino, contenente una videoregistrazione in cui, come emerse successivamente, veniva citato il fratello Roberto, tributarista di Palermo, all’aggiunto Paolo Ielo, senza astenersi e con l’indicazione “conferire”. Emergono nuovi particolari nella vicenda raccontata ieri dal Riformista relativa alla videoregistrazione effettuata il 18 dicembre 2014 nell’ufficio romano dell’imprenditore nel settore del facility management Ezio Bigotti.

Tutto inizia a maggio del 2015 quando i carabinieri del capoluogo piemontese, svolgendo indagini sull’appalto da 130 milioni di euro per la costruzione della linea ferroviaria Torino-Ceres, decidono di perquisire l’ufficio di Bigotti.
Fra i vari documenti i militari trovano anche due filmati. Uno del 28 luglio 2014 in cui compare, oltre a Bigotti, l’ex manager dell’Eni Vincenzo Armanna, l’avvocato Piero Amara ed alcuni faccendieri. E l’altro, appunto, del 18 dicembre successivo. Il primo filmato, dove Armanna, fresco di licenziamento per falsi rimborsi spese, manifestava l’intenzione di vendicarsi nei confronti dei suoi ex capi, venne trasmesso alla Procura di Milano che stava svolgendo indagini nei confronti del colosso petrolifero. Questo filmato, però, una volta arrivato nel capoluogo lombardo non verrà mai depositato dalla Procura nel processo Eni-Nigeria.

Il secondo video, con una prima trascrizione, arrivò invece a Piazzale Clodio in quanto si faceva riferimento ad appalti Consip e Roma in quel periodo stava indagando sulla centrale acquisti della Pubblica amministrazione.
Il 22 aprile 2017 Pignatone lo assegnò in un procedimento modello 45 (gli atti non costituenti notizie di reato) al numero 4637 di quell’anno, passandolo poi Ielo e scrivendo a penna “conferire”. Nella trascrizione dei carabinieri di Torino si poteva leggere questa frase di Amara: «Il professor – poi incomprensibile – è consulente del presidente Ezio Bigotti di tutte le società Exit One, lavora molto con il mio studio, lui è professore di diritto tributario a Palermo è persona splendida meravigliosa». Pignatone, pur essendo nominato il fratello, farà richiesta di astensione al procuratore Generale della Corte di Appello di Roma solo il mese successivo.

Tornando al fascicolo, dopo due anni, per la precisione il 3 aprile del 2019, Ielo deciderà di riassegnarlo al pm Mario Palazzi. Passato un anno e mezzo e, da quanto risulta, senza aver fatto altri accertamenti, Palazzi a sua volta, il primo dicembre 2020, con il visto del procuratore Michele Prestipino, lo archivierà definitivamente. Trattandosi di un fascicolo iscritto a “modello 45” senza passare dal gip. Nell’esposto poi presentato dall’ex pm romano Stefano Fava su questa vicenda, verrà indicato che Pignatone non aveva mai riferito che Bigotti fosse cliente di Amara e che il fratello Roberto aveva rapporti con quest’ultimo. Per la comunicazione dei rapporti, ai fini dell’astensione, fra i due bisognerà attendere diversi mesi.

Amara ieri, per la cronaca, si è costituto ad Orvieto essendo stata rigettata la domanda di affidamento che aveva presentato nelle scorse settimane. Riarrestato il mese scorso dalla Procura di Potenza con l’accusa di abuso d’ufficio, favoreggiamento e corruzione nell’ambito di una indagine in cui era coinvolto anche l’ex procuratore di Taranto Carlo Maria Capristo, Amara aveva iniziato una collaborazione con i pm. Essendosi guadagnato la fiducia dei magistrati – soprattutto del procuratore lucano Francesco Curcio – l’avvocato siciliano era stato scarcerato, ottenendo l’obbligo di dimora a Roma. Forte di questo provvedimento, Amara aveva presentato al Tribunale di Sorveglianza di Roma una istanza di affidamento in prova ai servizi sociali dal momento che per le medesime accuse di Potenza aveva patteggiato nel 2019 in un procedimento aperto dalla Procura della Capitale.