Il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone, dopo aver appreso, nella seconda metà del 2016 dei rapporti fra l’avvocato Piero Amara e l’imprenditore Ezio Bigotti, entrambi indagati dal suo ufficio, con il fratello Roberto, tributarista a Palermo, il 17 maggio dell’anno successivo decise di inoltrare una richiesta di astensione. La richiesta venne depositata, però, soltanto dopo che Pignatone aveva adottato atti nei confronti di Amara, in particolare assegnando ad alcuni pm, fra cui Stefano Rocco Fava, un’informativa di reato che riguardava l’avvocato siciliano insieme a Bigotti, il 14 novembre 2016.

Pignatone, quindi, fece passare molti mesi prima di fare richiesta di astensione, per poi affermare che questi rapporti erano “già cessati”. L’ex procuratore di Roma, come riportato ieri, affermò di aver immediatamente informato di questa situazione la guardia di finanza, senza però procedere altrettanto tempestivamente ad informare il procuratore generale dell’epoca Giovanni Salvi.

Nella richiesta di astensione del 17 maggio 2017 Pignatone scrive: «Nel settembre 2016 l’avv. Amara gli aveva chiesto (al fratello, ndr) una disponibilità a intensificare i rapporti professionali ed in particolare a garantire una presenza quindicinale presso il suo studio a Roma. Dopo alcuni contatti preliminari con possibili clienti, mio fratello nel novembre 2016 ha comunicato all’avv. Amara la sua intenzione per ragioni varie di non proseguire il suo impegno professionale a Roma e non ha più visto l’avv. Amara, con cui si erano creati rapporti cordiali, dal 28 novembre 2016». A tal proposito, nella missiva del 4 marzo 2019 indirizzata a Fava, Pignatone scrive: «Mio fratello mi ha detto di avere, per sue ragioni, interrotto i rapporti professionali con l’Amara nel novembre 2016».

Risulterebbe dimostrato, quindi, che Pignatone abbia adottato atti del proprio ufficio pur in presenza di rapporti del fratello con un suo indagato e che tale circostanza non venne rilevata da Salvi.

In un’altra richiesta di astensione, datata 26 marzo 2019 e diretta a Salvi, Pignatone scrive: «A questo proposito allegava un documento da cui risultava un progetto di parcella emesso da mio fratello nei confronti della NICO spa, che ritengo dato il contesto riconducibile al Bigotti, registrato il 18 luglio 2016». In realtà la NICO non era riconducibile a Bigotti bensì ad altro indagato del medesimo procedimento, Pietro Balistrieri altro cliente di Amara. La società di Bigotti era infatti la STI, società che aveva conferito incarichi al fratello di Pignatone e ciò risultava chiaramente dai documenti. Pignatone, in altre parole, non avrebbe mai comunicato al procuratore generale che un altro indagato, Balistrieri, cliente di Amara, aveva conferito incarichi al fratello.

Pignatone, poi, non avrebbe comunicato il rapporto di amicizia che lo legava ad un altro indagato di quel procedimento, il magistrato Riccardo Virgilio, presidente di sezione del Consiglio di Stato indagato per corruzione in atti giudiziari. Come risulta dalla missiva inviata a Pignatone il 5 marzo del 2019 da Fava, anche per Virgilio erano state fatte delle “comunicazioni” verbali dal procuratore di Roma nel 2016 circa una amicizia risalente a circa trenta anni tra egli e Virgilio. Ma di tale rapporto nulla risulta segnalato al procuratore generale.

Sempre nella richiesta di astensione del 17 maggio 2017, Pignatone scrive: «Quanto al Bigotti gli è stato presentato da un penalista catanese il prof Angelo Mangione e ha svolto per le sue società attività professionale in campo tributario dal 1/ 10/ 2014 al 30/ 6/ 2016». Non dice, però, che il professor Mangione era socio di studio di Amara (come risulta anche dalla carta intestata) e che Bigotti era cliente di Amara.

Pignatone, infine, nella richiesta di astensione del 26 marzo 2019 scrive: «Anzi a questo proposito aggiungo per precisione che dai controlli eseguiti è risultato che la prima iscrizione nel registro degli indagati per Amara Pietro è avvenuta in data 16 /1 /17 e per Bigotti Ezio in data 19 /1/ 2017 mentre le operazioni di intercettazione nei loro confronti sono cominciate rispettivamente il 24 /11/ 2016 e il 30/ 1/ 2017». In realtà Amara venne iscritto il 18 novembre 2016. Come poteva infatti essere intercettato dal 24 novembre 2016 senza essere stato prima iscritto quale indagato?

In conclusione Pignatone non ha mai comunicato al procuratore generale di avere adottato atti del proprio ufficio nei confronti di Amara pur in presenza dei rapporti che costui intratteneva con il fratello.

2- continua