Quando c’è di mezzo un magistrato il segreto istruttorio non vale: le indagini vengono immediatamente partecipate al diretto interessato. Peccato che ciò non avvenga per i comuni mortali. Sarebbe molto bello, quindi, che la Guardasigilli Marta Cartabia, nella sua prossima riforma della giustizia, prevedesse questa possibilità per tutti e non solo per le fortunate toghe. La sorprendente circostanza, anche se ormai quando si parla di vicende che riguardano i magistrati si fa sempre più fatica a sorprendersi, è stata raccontata ieri da Luca Palamara.

L’ex zar delle nomine al Consiglio superiore della magistratura, in audizione davanti alla Commissione parlamentare antimafia presieduta dal grillino Nicola Morra, ha ricostruito la genesi dell’indagine per corruzione aperta nei suoi confronti della Procura di Perugia. Il 3 maggio del 2018, ricostruisce Palamara, dalla Procura di Roma venne trasmesso a Perugia, ufficio competente per i reati commessi dai magistrati della Capitale, un fascicolo a suo carico.
L’informativa, scritta dal Gico della guardia di finanza, riguardava i rapporti fra Palamara ed il faccendiere Fabrizio Centofanti. Quest’ultimo, in particolare, aveva pagato all’ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati pranzi, cene e viaggi in cambio di varie utilità. La nota di trasmissione venne firmata dai tre aggiunti della Capitale: Paolo Ielo, Giuseppe Cascini e Rodolfo Sabelli.

Il 15 giugno successivo, e qui viene il bello, il procuratore di Perugia Luigi De Ficchy si precipita a Roma da Palamara. L’incontro avviene lontano da occhi indiscreti: nell’ufficio di Palamara al Csm. Palamara avrebbe chat e messaggi che provano quell’incontro, oltre alla testimonianza della sua segretaria e di un usciere. De Ficchy, racconta Palamara, mi «avvisò che era arrivato un fascicolo da Roma e che riguarda i miei rapporti con Centofanti». De Ficchy gli preannunciò che comunque sarebbero stati fatti accertamenti e i “dovuti riscontri”. I riscontri dureranno mesi. A gennaio 2019, dopo oltre sei mesi, Perugia deciderà di iscrivere Palamara nel registro degli indagati per corruzione. E a febbraio, per avere ulteriori riscontri, chiederà di intercettarlo. Riscontri, evidentemente, non ancora non sufficienti dal momento che il successivo mese di marzo i pm umbri chiederanno di poter inserire il virus trojan nel cellulare di Palamara. Ottenuto il decreto da parte del gip, il trojan sarà però attivato solo dopo due mesi, a maggio. In questo modo tutto particolare di svolgere le indagini, Centofanti, il presunto corruttore di Palamara, sarà iscritto nel registro degli indagati solo alla fine di maggio del 2019, senza peraltro essere mai intercettato.

Palamara, nella sua incredibile deposizione, ha anche affermato che Centofanti sarebbe stato in rapporti con lo stesso De Ficchy, il quale non avrebbe gradito di fare il procuratore di Perugia. La sua aspirazione, infatti, era di essere nominato a Roma. Nel 2013, racconta ancora Palamara, De Ficchy era il magistrato più titolato per essere nominato procuratore aggiunto a Roma. L’anno prima, il 2012, il Csm aveva nominato come procuratore di Roma Giuseppe Pignatone, in precedenza procuratore di Reggio Calabria. Insieme a De Ficchy aveva fatto domanda Michele Prestipino, fino a quel momento aggiunto a Reggio Calabria con Pignatone. Prestipino, pur essendo più giovane e con meno titoli, era poi riuscito a spuntarla su De Ficchy. Lo “scontento” procuratore di Perugia, infine, secondo le testimonianze dell’avvocato Piero Amara ai pm di Milano, sarebbe poi uno degli esponenti di punta della loggia ‘Ungheria’, l’associazione segreta composta da magistrati, ufficiali delle Forze dell’ordine, professionisti, nata per pilotare gli incarichi nella pubblica amministrazione.