Ancora una volta la notte dell’Ucraina si è trasformata in una pioggia di fuoco. Centinaia di droni e diversi missili hanno colpito varie città del Paese, tra cui Kyiv e Odessa. Nella città sul Mar Nero, dove è stato colpito anche il reparto maternità di un ospedale, sono morte tre persone, mentre più di una decina sono stati i feriti. Nella capitale sono stati registrati quattro feriti. E per il Paese invaso si è trattato dell’ennesimo giorno di raid da quando sono iniziati i colloqui mediati dagli Stati Uniti. Ulteriore prova che per il presidente russo Vladimir Putin, il negoziato non significa affatto de-escalation. L’obiettivo dello “zar” è sempre quello di arrivare a un accordo di pace basato sulle proprie condizioni. E la resa, secondo il Cremlino, passa inevitabilmente per questo continuo martellamento del territorio ucraino. E questo nonostante anche ieri sia comunque dato seguito all’accordo sullo scambio dei prigionieri.

Ieri, dopo i raid che il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha definito “gravi crimini di guerra”, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha ribadito che questi attacchi “mettono a tacere gli sforzi degli Stati Uniti e di altri Paesi nel mondo per costringere la Russia alla pace” ricordando che “è fondamentale che la risposta agli attacchi russi non sia il silenzio del mondo, ma un’azione concreta”. E la risposta, almeno da parte dell’Unione europea, c’è stata. Ieri, la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha presentato insieme all’Alta rappresentante per la Politica estera, Kaja Kallas, un nuovo pacchetto di sanzioni contro Mosca, il diciottesimo, con cui Bruxelles ha voluto colpire le transazioni finanziarie, vietare qualsiasi operazione legata al Nord Stream e Nord Stream 2 e minare le casse del Cremlino colpendo i ricavi derivanti da gas e petrolio. Von der Leyen ha ricordato che finora le sanzioni hanno avuto un impatto sensibile sugli introiti di Mosca derivanti dagli idrocarburi. Ma l’obiettivo dell’Ue ora è quello di stringere ancora di più sul cosiddetto “price cap”, cioè il tetto massimo del prezzo dell’oro nero moscovita. L’intenzione della Commissione è arrivare a un accordo con gli Stati Uniti per far sì che l’abbassamento di questo tetto da 60 a 45 dollari al barile venga adottato direttamente dal G7.

Ma in questo momento, l’Ue deve gestire non solo la ritrosia di una parte dei 27 membri, ma anche un Donald Trump che appare ben poco convinto delle sanzioni contro la Russia.Il presidente degli Stati Uniti non è contento di quanto sta avvenendo sul fronte ucraino. Ma The Donald ha preferito dino a questo momento utilizzare la leva delle sanzioni più come minaccia che come mossa concreta. Vuole evitare che Putin faccia saltare il tavolo, anche se è proprio il tycoon che ha avvertito di potere abbandonare le trattative se il presidente russo e quello ucraino non si mettono d’accordo. E in questo complesso canale di dialogo tra Casa Bianca e Cremlino, Trump vuole evitare passi falsi. Sia a Washington che Kyiv sono convinti che Putin non abbia alcuna intenzione di discutere seriamente di pace. Zelensky ha detto che gli stessi delegati russi a Istanbul hanno ammesso che il loro “memorandum” era di fatto un ultimatum inaccettabile per gli ucraini. Il punto però è che Trump ha tutto l’interesse a mantenere in vita questo dialogo con Putin. E lo ha confermato al Guardian anche la sua sua ex consigliera sulla Russia, Fiona Hill, ora consulente di Keir Starmer e preoccupata da questa relazione tra Cremlino e amministrazione Usa.

The Donald ha coltivato un rapporto diretto con Putin che non vuole spezzare. Il suo interesse è quello di trovare un modo per fare di nuovo affari tra Russia e Usa, liberando Mosca dall’abbraccio con Pechino. Un abbraccio che non piace nemmeno ai servizi segreti russi, visto che il New York Times ha svelato un rapporto dell’Fsb in cui la Cina viene definita una “minaccia strategica”. Ma intanto, la pioggia di fuoco continua a colpire l’Ucraina e minare qualsiasi possibilità di quel negoziato promesso dal presidente Usa. Mentre si guarda con sempre più preoccupazione a una possibile offensiva estiva di Mosca su tutta la linea del fronte.