Il giro di vite
Più manette e carcere, la proposta di Montaruli (FdI) contro lo spaccio di “lieve entità”: fino a 5 anni di reclusione
Più manette, più carcere. La scelta della premier Giorgia Meloni di nominare come ministro della Giustizia Carlo Nordio, un profilo di storico garantismo, viene quotidianamente smentita dai provvedimenti e dalle proposte della maggioranza e dello stesso partito della presidente del Consiglio.
Dopo la “grande emergenza” dei rave e degli ecologisti che imbrattano i muri, Fratelli d’Italia punta ora ad un nuovo giro di vite: questa volta obiettivo è la droga, spaccio ma soprattutto possesso, mentre nel resto d’Europa il trend è quello della liberalizzazione.
Una proposta di legge depositata alla Camera dalla deputata Augusta Montaruli, vicepresidente nella commissione di Vigilanza Rai e dimessasi a febbraio da sottosegretaria all’Università dopo la condanna definitiva per peculato nell’inchiesta “rimborsopoli” piemontese, innalza a cinque anni la pena massima per chi è responsabile di produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope se il fatto è di “lieve entità”.
Il testo, visionato dall’ agenzia stampa Adnkronos, è stato presentato a Montecitorio da Montaruli e introduce delle modifiche agli articoli 73 e 85 bis del decreto del Presidente della Repubblica 309/1990 in materia di stupefacenti.
Attualmente la legge in vigore prevede, nel caso in cui il fatto contestato sia di “lieve entità”, una reclusione da sei mesi a quattro anni e la multa da 1.032 a 10.329 euro. Per la Montaruli però si tratta di pene troppo leggere, così infatti la cornice normativa attuale “rende al momento impossibile applicare la misura cautelare in carcere”, “essa si rende tuttavia necessaria allorquando la condotta tipica del reato per le modalità dell’azione determini, nonostante la lieve entità, un fenomeno criminoso comunque grave con il ritorno dello spacciatore – impropriamente comunemente chiamato piccolo spacciatore – sulla strada“, viene spiegato nella relazione che accompagna la proposta di legge.
La proposta quindi è quella di alzare la pena massima, così da buttare in cella più persone, e poco importa se le “linee guida” di Nordio siano quelle di alleggerire il peso dei detenuti nei penitenziari italiani, già estremamente sovraffollati, così come di limitare il ricorso alla custodia cautelare in carcere.
Per l’ex sottosegretaria all’Università è “indispensabile conferire alla magistratura giudicante questo ulteriore strumento per arginare la reiterazione del delitto quando gli elementi de facto a seguito di una puntuale e attenta valutazione siano tali da richiederne l’applicazione”.
Il secondo articolo del provvedimento allarga la possibilità di confiscare gli stupefacenti anche ai casi di lieve entità. “La norma attuale – si legge sempre nel testo – risulta infatti irragionevole dal momento che la lieve entità seppur caratterizzata da una minore circolazione del denaro non considera che esso deriva comunque da una condotta criminosa che non può che assumere contorni sempre più gravi quando non viene sottratto all’agente il fine ultimo del delitto ovvero una forma di guadagno proveniente da reato“.
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