La decisione dopo l'inchiesta dei pm di Torino
Plusvalenze, la procura Figc ci riprova: chiesa la riapertura dell’inchiesta contro Juve e altri club. Non c’è il Napoli
Dopo l’inchiesta flop culminata lo scorso aprile con il proscioglimento di società sportive e dirigenti, la Procura della Figc ci riprova e, dopo il terremoto che si è registrato in casa Juventus in seguito all’inchiesta Prisma della Procura di Torino, ha deciso di riaprire l’indagine sulle plusvalenze nel mondo del calcio. In queste ore, l’ufficio coordinato dal procuratore capo Giuseppe Chiné, sta inviando notifica di revoca a tutte le società coinvolte. La riapertura dell’indagine è stata chiesta dalla procura in base all’articolo 63 del codice di giustizia sportiva (revisione e revocazione).
Nello specifico, la Figc comunica che “il Procuratore Federale, esaminati i documenti ed atti istruttori dell’indagine penale ‘Prisma’ trasmessi dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Torino, ha proposto, ai sensi dell’art. 63 del Codice di Giustizia Sportiva della Figc, ricorso per revocazione parziale della decisione della Corte Federale di Appello a Sezioni Unite n. 89 del 27 maggio 2022, nei confronti delle società FC Juventus SpA, UC Sampdoria, FC Pro Vercelli 1892 Srl, Genoa CFC SpA, Parma Calcio 1913 Srl, Pisa Sporting Club Srl, Empoli FC SpA, Novara Calcio SpA. Delfino Pescara 1936 SpA e di n. 52 dirigenti delle medesime società sportive, chiedendone la condanna alle sanzioni che verranno rispettivamente richieste nel corso dell’udienza di discussione del ricorso di fronte alla Corte Federale di Appello”.
La Federcalcio, comunica, altresì, che “la Procura Federale, a seguito dell’acquisizione degli atti del medesimo procedimento penale dell’Autorità Giudiziaria di Torino, si è attivata, nell’ambito di un nuovo procedimento disciplinare sportivo, nell’attività di indagine di propria competenza, nei confronti della società Juventus e di altre società sportive professionistiche per ulteriori e nuove condotte disciplinarmente rilevanti rispetto a quelle per le quali ha già esercitato l’azione disciplinare dinanzi agli Organi di Giustizia Sportiva nell’ambito dell’indagine ‘plusvalenze’ della stagione sportiva 2021-2022 ed i cui giudizi si sono conclusi con la decisione n. 89 del 2022. I termini di conclusione delle indagini sono quelli fissati dal vigente Codice di Giustizia Sportiva della Figc”.
Lo scorso aprile l’inchiesta che aveva coinvolto 11 società e 59 dirigenti era finita in un nulla di fatto. Nel dispositivo notificato dal Tribunale Federale nazionale a club e dirigenti era presente solo il proscioglimento da tutte le accuse. Il messaggio lanciato dai giudici è che “decidere a tavolino quale sia il valore corretto di una transazione è impossibile” nonostante i tentativi della procura di creare un proprio “modello di valutazione”, raffrontato con i criteri di valutazione utilizzati dal portale Transfermarkt.
Le società coinvolte nell’inchiesta erano Juve, Napoli, Samp, Empoli e Genoa (di serie A), Pisa e Parma (di serie B), oltre a Pro Vercelli e Pescara e le non più affiliate Chievo e Novara. Cadono così tutte le richieste del procuratore della Figc Giuseppe Chiné che nei giorni scorsi aveva chiesto per il presidente della Juve, Andrea Agnelli, un anno di inibizione e 800 mila euro di multa al club, mentre e per il numero uno del Napoli, Aurelio De Laurentiis, 11 mesi e 5 giorni di inibizione e 392 mila euro di ammenda alla società. Stesso discoro per l’ex direttore sportivo bianconero Fabio Paratici, per il quale erano stati richiesti 16 mesi e dieci giorni di inibizione, 6 mesi e 20 giorni per il ds Federico Cherubini e 8 mesi per Pavel Nedved, Maurizio Arrivabene e altri dirigenti. Per il Napoli, finito sotto la lente d’ingrandimento soprattutto per l’acquisto di Osimhen, c’era stata la richiesta di fermare per 9 mesi e 15 giorni l’amministratore delegato Andrea Chiavelli, 6 mesi e 10 giorni per Jacqueline Marie Baudit (moglie di De Laurentiis), Edoardo e Valentina De Laurentiis. Erano state previste anche le ammende per i club: 800 mila euro per la Juve, 392 mila euro per il Napoli.
Il Tribunale Federale aveva accolto integralmente l’apparato difensivo dei club, che avevano apertamente contestato il modello di valutazione dei giocatori definito dalla Procura Figc per definirne il “prezzo giusto”. In sostanza si è ritenuto che in assenza di un accordo che provi la falsificazione di un valore non si possa procedere per un illecito.
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