Lo scontro stato-regioni
Polemiche per la gaffe del Viminale, De Luca mantiene il pugno duro

Luciana Lamorgese come Christine Lagarde? Questo non si può dire, perché diverse sono le responsabilità e diversi i contesti. Ma è certo che la gaffe della ministra degli Interni a proposito dell’ora d’aria da concedere ai bambini, mentre vale ancora l’imperativo categorico a restare a casa, ricorda molto quella della presidente della Bce: la ormai famosa gaffe, che cara ci è costata, sullo spread italiano da abbandonare senza misericordia al suo destino. La ricorda per quel che c’è dietro, e cioè la stessa, identica, inconsapevolezza del danno che possono fare le parole quando si ignorano o si sottovalutano gli effetti provocati sulla realtà in cui ci si muove.
Ecco perché Vincenzo De Luca, pur per tanti versi censurabile, specialmente per le metafore con cui ama infiocchettare i suoi monologhi, questa volta ha ragione su tutta la linea. Nel merito come nel metodo. “Dire cose del genere è da irresponsabili”, aveva tuonato il governatore subito dopo l’improvvida dichiarazione rilasciata dalla ministra a Giovanni Floris. E ieri ha spiegato meglio il suo pensiero. “Se in un quartiere escono cinquecento genitori con bambini al seguito – ha detto – chi controlla il distanziamento di almeno un metro tra genitore e genitore, fra bambino e bambino? Chi controlla che la passeggiata avvenga nelle vicinanze dell’abitazione? Chi controlla che l’uscita duri un’ora e non una mattinata? Chi controlla i motivi di necessità? Non oso neanche immaginare quello che succederebbe in queste condizioni, nel fine settimana di Pasqua. Sarebbe come dare il via libera a tutti: una tragedia”. Ci voleva molto a capirlo?
Ma a parte questo, la gaffe della ministra è grave anche per un altro motivo. Perché parlando in quel modo, senza fare alcun distinguo, ha dimostrato di non sapere che di recente è stato proprio il presidente del Consiglio, per rimediare ai conflitti tra Stato e Regioni, ad autorizzare preventivamente queste ultime a definire misure proprie in materia di sicurezza sanitaria. La ministra ha presentato dunque come nazionali norme che potevano non esserlo. Inoltre, ha dimostrato di non sapere che alcune regioni come la Campania avevano già deciso di non ammettere deroghe speciali all’obbligo di restare a casa. Il che la dice lunga su come si prendono le decisioni a Roma, con quale e quanta approssimazione.
Ma c’è poi un’altra questione da tenere presente. Forse la più importante. Il provvedimento sull’ora d’aria ai bambini tradisce la peggiore debolezza di questo governo: quella dell’incertezza, del decidere un poco alla volta, di temere le reazioni contrarie e dunque di cedere troppo facilmente a spinte emotive, adottando provvedimenti sulla base di ciò che può essere accolto con maggiore favore e non, come sarebbe più giusto, sulla base di ciò che la necessità impone. Alla luce di questo, l’atteggiamento di De Luca acquista ancora più valore.
Governare vuol dire assumersi responsabilità, farlo nei tempi giusti, sfidare l’impopolarità, se è il caso, e avere il fegato di tenere il punto. Nonostante tutto. Possibile che sia bastato il lamento di un bambino, l’idea di farlo piangere per il prolungarsi di un divieto, a mandare allo sbaraglio un intero governo? Quando, passata l’emergenza, si metterà mano all’intricata questione della legislazione concorrente e delle contraddizioni tra Stato e Regioni sarà bene ricordarsi di questa vicenda. Di Lamorgese, cioè lo Stato centrale, e di De Luca, cioè le Regioni.
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