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Puglia, Emiliano vieta rapporti con le istituzioni israeliane ma si dimentica dei russi. Lo strano modo di essere solidali

Il governatore della Puglia si è rivolto al personale della Regione per vietare ogni rapporto con istituzioni e governo israeliani a causa del massacro dei palestinesi di Gaza. Fino ad oggi Michele Emiliano consente però a tutti i suoi collaboratori di avere relazioni col governo russo, pur colpito dalle sanzioni (sic!). La Regione Puglia ha in essere un contratto con il Ministero dell’Agricoltura israeliano finalizzato a risolvere il problema della xilella degli ulivi senza abbatterli (l’unico paese al mondo che ha trovato un rimedio di questo tipo è proprio Israele che, a mio parere, dovrebbe ritirarsi).
Il caso di Bologna
Perché l’ha fatto? Probabilmente per non restare indietro rispetto al sindaco di Bologna, che dopo aver esposto la bandiera palestinese alle finestre del Comune, ora dorme in un sudario. Se un Sindaco vuole esprimere vicinanza a una causa qualsiasi e vuole manifestarlo esponendo la bandiera del polo sud, perché solidarizza coi pinguini, nessuno glielo vieta, ma la deve esporre a casa sua, perché il Comune è di tutti, pure di chi la pensa diversamente. Disgraziatamente il sindaco di Bologna ha dato il buon esempio e, visto che nessuno si è opposto, ha trovato moltissimi imitatori. Mi viene in mente un passo del Vecchio Testamento che vede Mosè vecchio, affannato e stanco chiedere al Signore la nomina di un sostituto perché il popolo non vada girando come un gregge. Ecco, siamo al punto, e non si sa più se i parlamentari e gli amministratori locali si trovino in questa situazione per imitazione, per dare retta a una moda o che altro. Dico questo nella convinzione che nessuno di loro, né tanto meno il popolo, sappia cosa sta facendo. Il povero Gesù sulla croce pronunciò le parole “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno”. Ma non altrettanto si può dire di questi solerti uomini pubblici, pronti a criminalizzare l’intero Israele, perdonando i russi. Strano modo di essere solidali e imparziali con i popoli che soffrono.
Due notizie
Sono due le notizie che, relativamente ai temi qui trattati, meritano attenzione: La strada breve del piano Witkoff e Il martirio infinito dei cristiani in Africa (uscite entrambe con questi rispettivi titoli sul Foglio). Nel primo, oltre alla notizia che Israele ha dichiarato di accettare il nuovo piano Usa per raggiungere una tregua mentre Hamas ha subito detto di no, c’è una considerazione molto importante sul fatto che Israele – apparentemente da solo – sta lavorando con l’esercito libanese al fine di eliminare ciò che resta di Hezbollah, in modo da ripristinare l’autorità dello Stato. Questa è importantissima, perché dimostra che una pace è possibile, il che potrebbe portare ad un riconoscimento reciproco, mentre il terrorismo porta solo all’uccisione di gente innocente. La cosa coinvolge sia Israele che gli Usa e gli Stati Arabi Sunniti, sia l’Europa capace solo di lanciare anatemi o slogan vuoti e inutili, perché in tutti questi anni, almeno dal 2007 in poi, è stato lasciato campo libero ad Hamas, invece di lavorare per dotare il paese di una classe politica adatta a governare.
Questo è il vero nodo, perché Gaza rischia di non avere altro futuro che non sia il terrore permanente. Del resto gli stati vicini, Israele in primis, stando così le cose, non avranno mai nessuna certezza che possa ripetersi un evento come il 7 ottobre 2023. Circa tre anni fa ho visto un servizio televisivo che parlava di un immenso giacimento di gas, in comune tra Cipro, Grecia, Gaza, Libano e Israele, il cui sfruttamento avrebbe potuto contribuire a portare ad una pace permanente. Le condizioni c’erano tutte: Israele aveva la tecnologia e la capacità di difesa degli eventuali pozzi estrattivi, gli altri paesi potevano mettere in campo mano d’opera e mezzi anche finanziari per acquistare i materiali necessari ad avviare la “coltivazione” dei pozzi.
Invece, nel gioco si introdussero l’Inghilterra, con la British Petroleum che ottenne una concessione a lungo termine da Gaza (forse firmata a Doha da Haniyeh) e la Francia con la Total, che ottenne eguali benefici dal Libano e la pace saltò. Questa è una variabile di cui nessuno tiene conto, tanto meno la nostra cara Italia, che impazzisce per Hamas, facendo come quel tale che puntando la luna vedeva solo il dito, dimenticando i massacri sparsi per il mondo, segnatamente di cristiani.
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