La storia ci insegna che è difficile uscire definitivamente dalle pandemie. Anche quelle malattie infettive nate milioni di anni fa esistono ancora. Certo molte sono state abbattute ma l’unica debellata con il vaccino è il vaiolo. Così anche il coronavirus, la pandemia del 2020, potrebbe diventare endemico oppure combattuto con un vaccino. Resta da augurarsi che il virus perda presto la sua potenza ma sapere quando finirà definitivamente è impossibile anche per i più raffinati tecnici e virologi.

Quando il coronavirus iniziò ad abbattersi su tutto il mondo con forza, gli scienziati lo paragonarono alla Sars: il virus all’epoca scomparì nel giro di pochi anni tornando al bacino animale da dove era arrivato. Altri hanno confidato nel caldo estivo: il coronavirus sarebbe scomparso con l’estate, ma il picco di contagi estivo in America ha fatto perdere anche questa speranza. Infine c’è chi ha puntato tutto sull’immunità di gregge, poi rivelatasi una teoria infondata e assai pericolosa.

“Sono ormai molti i virologi e gli epidemiologi a sostenere che il coronavirus diventerà probabilmente endemico, cioè circolerà nella popolazione e dovremo farci i conti in tutte le stagioni, più di quanto succede con l’influenza e i raffreddori che colpiscono prevalentemente in inverno”, ha detto Nükhet Varlik, professore di storia all’Università della South Carolina. Potrebbe dunque non sparire mai, ma questo non deve preoccupare perché potrebbe semplicemente trasformarsi: come successe per l’Hiv per cui sono stati creati farmaci che permettono di non trasformare quel virus in una condanna a morte. Potrebbe diventare endemico come un raffreddore, nuovi farmaci e vaccini potrebbero limitarne la diffusione o potrebbe concentrarsi di volta in volta solo in alcune zone del pianeta. Potrebbe insomma diventare un qualcosa a cui ci abitueremo e che sapremo gestire senza lockdown e panico.

La storia insegna che le malattie infettive difficilmente se ne vanno. Salvo un’eccezione: il vaiolo. L’Organizzazione Mondiale della Sanità promosse vaccinazioni di massa tra gli anni ‘60 e ’70 e così l8 maggio 1980 dichiarò il vaiolo ufficialmente debellato. Al momento è l’unica malattia infettiva umana ad essere stata definitivamente sconfitta.

Tra le malattie infettive mai scomparse la più vecchia di età è la malaria: esiste praticamente da sempre. Nonostante i grandissimi sforzi nell’utilizzo del DDT e della clorochina, il virus è ancora endemico in alcuni stati, soprattutto nel Sud del mondo. Nel 2018 ci sono stati circa 228 milioni di casi di malaria e 405 mila decessi in tutto il mondo. Stessa cosa per tubercolosi, lebbra e morbillo: esistono da millenni ma la scienza ha dato all’uomo gli strumenti per combatterli.

Anche l’influenza Spagnola non è mai scomparsa e secondo gli scienziati si è semplicemente trasformata dopo tre ondate e almeno 50 milioni di morti: “L’influenza spagnola ha continuato ad apparire, mutando e acquisendo materiale genetico da altri virus”, ha detto Benito Almirante, responsabile delle malattie infettive dell’ospedale Vall d’Herbon di Barcellona. Anche la temutissima peste che molti credono scomparsa in realtà c’è ancora. È la malattia che è stata più letale per la storia umana. E ne sono state almeno tre pandemie documentate negli ultimi 5.000 anni che hanno ucciso centinaia di milioni di persone e periodicamente ricompaiono focolai minori. L’Oms segnala dai 1.000 ai 3.000 casi ogni anno soprattutto tra Africa, Asia e Sudamerica. Grazie agli antibiotici oggi la peste continua ad essere trasmessa dai roditori ma è curabile e ferma in tempo il propagarsi del virus.

Guardando a com’è andata per le altre pandemie resta da pensare che è impossibile immaginare la pandemia da coronavirus finirà in un momento preciso. Ma potrà certamente essere messo a bada da farmaci e vaccini. In questo senso sarà fondamentale fare campagne vaccinali che comprendono una grossa fetta della popolazione.

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.