Ottantadue anni a luglio. Giulio Tarro, il professore Giulio Tarro, è operativo come sempre. Lo inseguono da giorni i mass media di tutta Italia e lui, compiaciutissimo, ha risposte pronte per tutti. “Ho fatto la storia della Sanità, per questo mi assediano. Poco fa ero in collegamento con Sky, poi una diretta con Canale 5”. Ride e si compiace della meritata popolarità, anche se da un po’ di tempo ha modificato la sua vita. “Ora abito a casa di mio figlio che ha una villa sulla Cittadella. Ma esco ogni giorno, torno a Posillipo nel mio studio e continuo a lavorare”. È sempre stato in prima linea in tutte le emergenze sanitarie e segue, da scienziato, l’emergenza da Coronavirus.

“Abbiamo comprato i catenacci per la stalla quando i buoi sono fuggiti o sono stati rubati. Ma va bene così. Meglio ora che mai. Per settimane abbiamo seguito in televisione quello che è successo in Cina e subito dopo in Corea. Ci saremmo dovuti preparare quando c’erano voli diretti per l’Italia. Invece misuravamo la temperatura a chi entrava senza obbligarlo alla quarantena. Subito dopo ci sono stati migliaia di rientri con scali in altri Stati e anche allora si controllava la temperatura e tutti potevano circolare tranquillamente”. Una, cinque, cento ipotesi su cosa fare per bloccare il nemico Covid. Le persone in fila in ospedale o a casa in attesa di un tampone confermano che le risposte arrivano tardi. Anche dopo due, tre giorni confermando che la potenza del coronavirus è ampiamente sottostimata.

Giulio Tarro, grande saggio della Sanità, scuote la testa e avverte. “Quello del tampone dovrebbe essere un accertamento precoce: chi si sottopone a questo test dovrebbe sapere in giornata sapere se è positivo o negativo. Mi sembra che ci sia carenza di tamponi e che i diversi laboratori non siano in grado di fronteggiare la pressione del pubblico. Il tampone mi sembra superato – spiega il professore Tarro – perché c’è un nuovo kit diagnostico che misura con un esame del sangue gli anticorpi. È una metodica efficace messa a punto in Cina e ceduta ad Israele che può a sua volta autorizzare l’Italia e l’Europa ad utilizzarla. Con la ricerca degli anticorpi si possono individuare quelli precoci che si identificano come M o, per capirci, quelli IGG”.

Lavora senza soste la task force sull’emergenza da Coronavirus, si succedono di ora in ora riunioni tecniche di addetti ai lavori. Il professore chiarisce: “Esiste un valido test sul siero che potrebbe essere utilizzato anche da noi. Se c’è bisogno della mia collaborazione possono chiamarmi”. Gli interrogativi su questo nuovo virus sono tante e senza risposta. La scienza non è in grado di dirci quanto e perché il Covid-19 si modifica, se è sensibile al freddo, al caldo, al vento o alla pioggia. “Abbiamo visto – ricorda Giulio Tarro – come si sono comportati in Cina e in Corea, distanziamento sociale, una lunga quarantena per milioni di cittadini e disinfezioni a tutto campo.

Dobbiamo evitare che si verifichi una “sindrome da panico da virosi respiratoria” che diventerebbe inevitabile non rispettando la quarantena e con abitudini alimentari sbagliate. Molti politici hanno i loro consigliori, intanto tra il ’97 e il 2015 in Italia sono stati dimezzati i posti letto di terapia intensiva, lo confermano le difficoltà che hanno ora perfino in Lombardia. Ricordo che molte grandi epidemie sono sparite sotto forti piogge, pensiamo alle inondazioni di manzoniana memoria. Intanto lavoriamo”. Si riconvertono ospedali per offrire posti letto ai così detti “pazienti Covid”, ogni slargo disponibile accanto alle strutture sanitarie viene utilizzato per sistemare ospedali da campo. Tarro scuote la testa.

“Siamo italiani, non cinesi che in dieci giorni costruiscono ospedali da mille posti per fronteggiare l’emergenza. Quelle strutture da campo possono essere una soluzione, ma sarebbe opportuno programmare la requisizione di case di cura e hospice che abbiamo in città e in provincia. Credo che quest’ipotesi sia stata prevista dal governo e, in un clima di collaborazione, potrebbe essere valutata pure in Campania”. Il curriculum scientifico del professore Giulio Tarro è ricco di successi: dal colera al male oscuro che colpiva i bambini da uno-due anni, epidemia che l’ex responsabile della virologia del Cotugno risolse in sette giorni lavorando su campioni prelevati dai piccoli pazienti del Santobono; studi sull’Aids quando per i primi casi non c’erano le terapie odierne (non a caso il professore Montaigner venne nella nostra città), senza trascurare l’epatite C curata con l’ipertermia o l’aviaria. Allievo di Albert Sabin, lo scopritore del vaccino per la poliomelite, Giulio Tarro ha ottenuto premi e riconoscimenti: “Il più bello – ricorda – è aver salvato tante vite”.