La lista dei contagiati diventa ogni giorno più lunga confermando che la guerra contro il Coronavirus ha punti oscuri che la scienza non sa ancora risolvere. Ora sembra certo lo schieramento dell’esercito. Ma siamo in combattimento: servono posti letto, ventilatori e sperimentazioni di farmaci per abbattere il nemico. In questa situazione, dopo le simpatiche vignette che lo hanno immortalato su Whatsapp con randelli o su una panchina a controllare chi ignora il divieto di uscita, il governatore De Luca si è autoimposto il silenzio.

Tutto questo perché la Regione deve lavorare rispettando un ordine categorico: “fate presto”. La sanità si prepara al picco di contagi, ora la guerra al Coronavirus fa cadere gli steccati tra aziende sanitarie, ospedaliere, universitarie: il mondo dell’assistenza ha un’unica divisa e tutti – dai primari all’ultimo dipendente – lavorano a spese della Regione sotto un’unica bandiera. Servono medici, infermieri, autisti, cuochi, barellieri, infettivologi o virologi? Nulla di strano se in tempo di guerra ci si sposta dal Cardarelli al Ruggi di Salerno, dal Policlinico Vanvitelli o dal Federiciano al Moscati di Avellino.

La “mobilità di emergenza” esiste e impone spostamenti di questo tipo. Ecco i tre ospedali da campo, in ogni azienda sanitaria sono in corso lavori–lampo e rapidi trasferimenti di pazienti per liberare posti-letto per chi ha il Covid-19. Si ammalano tante persone e aumenta il numero di contagiati nelle strutture sanitarie. Carabinieri e Procura indagano sui 249 tra medici e infermieri del Cardarelli che sarebbero fuori servizio per malattia mentre infuria l’epidemia. “È una notizia priva di fondamento – chiarisce Giuseppe Longo, direttore generale dell’ospedale – Su 739 medici ne abbiamo 276 nel dipartimento di emergenza. Ce ne sono 33 in malattia, di questi 17 lavorano nel Dea e gli altri in edifici diversi. Fra i 33 malati quattro dottori sono affetti da anni da gravi patologie, altri quattro sono positivi al Coronavirus”.

Quella dei 249 presunti “malati immaginari” è una notizia falsa, giustamente condannata dall’Anaao-Assomed. Intanto tra viali e corsie i rischi di contagio restano molto alti. “Dobbiamo ringraziare medici e infermieri che in tutta Italia lavorano moltissimo. Ma da direttore generale – nota Anna Iervolino, manager del Policlinico Federico II – credo che si debba riflettere molto sui più deboli. Un autista di ambulanza non avrebbe mai pensato di rischiare il contagio per trasportare un paziente con il Coronavirus. Discorso che si allarga al personale di pulizia, a chi porta il vitto ai ricoverati, alle persone che frequentano gli ospedali per consegnare medicinali, lenzuola, apparecchiature.

Sono tutti ancora al lavoro. E rischiano”. In città sono aumentati i laboratori di analisi per l’esame dei tamponi di possibile contagio (Cotugno, San Paolo, Loreto Mare, Policlinico federiciano) ma le risposte arrivano ancora con giorni di ritardo mentre sale il numero dei contagiati e dei deceduti. Le stime ufficiali sono false perché ampiamente sottostimate. Per carenza di tamponi, certo, ma anche perché tante persone non hanno febbre, tosse o altri sintomi ma sono portatrici sane del terribile virus. Tavoli tecnici e continue riunioni della task force regionale fissano in continuazione nuove tappe.

Ma anche durante quest’emergenza in sanità c’è chi lavora poco: tra uno, cinque, quindici giorni l’allarme potrebbe scattare in città o in provincia. Se non l’ha fatto ancora, probabilmente il governatore De Luca chiederà ai manager di indicare i nomi dei dipendenti da inserire in prima linea nella guerra contro il Covid-19.