Le conseguenze drammatiche della cenetta di alcuni ex alunni dell’istituto “Pontano” da ieri si sono trasformate in tragedia. Trasferito in gravi condizioni dal Cotugno al Policlinico Federico II per Coronavirus è deceduto l’otorinolaringoiatra che ha lavorato per anni nel Monaldi e che attualmente lavorava per una struttura di Casalnuovo. Si è rivelato inutile il ricovero in terapia intensiva, le cure prestate dagli specialisti del Cotugno e dell’Azienda universitaria nonostante una serie di terapie anche innovative che non sono riuscite a salvarlo.

È la fotografia dell’emergenza sanitaria, ancora fortemente sottostimata dai cittadini e dalle stesse istituzioni, che viviamo in città a in tutta la Campania. È una pandemia che di giorno in giorno rischia di aggravarsi con un numero incontrollato di contagi. Emergenza sanitaria grave, anzi gravissima perché quella “conviviale culinaria” in un appartamento di centro città risale addirittura al 29 febbraio. Amici e amiche si ritrovano puntualmente non dimenticando il forte rapporto di amicizia nato fra i banchi di scuola. Oggi sono tutti professionisti affermati. Magistrati, medici, avvocati, commercialisti ai quali si aggiungono un paio di casalinghe. Si ride, si scherza, si mangia ricordando avventure passate e recenti ignorando che da lì a pochi giorni il dramma Coronavirus avrebbe spinto l’Oms a dichiarare pandemia mondiale l’emergenza – contagio. Massimo, l’otorino deceduto ieri, qualche giorno dopo la cena ha cominciato a non sentirsi bene.

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Freddo, colpi di tosse, febbre. Pensava fosse influenza, ma dopo aver seguito in televisione le drammatiche immagini di Wuhan decide di chiedere aiuto agli specialisti del Cotugno: “È Coronavirus, si ricoveri subito”. Gli “ex studenti” sono tornati a casa e alle proprie attività. Molti non sanno del ricovero di Massimo, ma uno dietro l’altro accusano colpi di tosse e febbre. Un giorno, magari due con un po’ di tachipirina passa tutto. Ma non per tutti. Il fratello del medico comincia a non sentirsi bene. La paura del contagio invita il giovane avvocato a rivolgersi agli specialisti del Cotugno. Anche per lui è contagio da Coronavirus. Immediato il ricovero, al primo aggravamento va in rianimazione. Passa qualche giorno ed i colpi di tosse, febbre, stanchezza e mal di pancia spingono la moglie del dottore Massimo a salire nella zona ospedaliera. Contagio da Coronavirus e ricovero per la signora che finisce però solo in corsia. E gli altri? L’Asl, pensa ognuno di noi, farà i controlli.

Tamponi, monitoraggio casalingo e – ovviamente – obbligo di quarantena per tutti e per quanti li hanno frequentati. Macché. Si arriva al quattro marzo. Dopo che il marito avvocato ha accusato per un solo giorno febbre che superava di poco i 37 e si è risentito forte come un leone, la moglie Paola – commercialista – resta a letto. Febbre alta che raggiunge i 39, dolore nelle ossa, mal di testa, pancia in disordine. Non sa che l’amico otorinolaringoiatra è in ospedale, e con lui un fratello e la moglie. Si cura con l’antipiretico, efficace nel far scendere la febbre. Ma subito dopo il termometro risale e raggiunge quota 39. Una settimana fa, martedì scorso, il medico di famiglia della signora avverte l’Asl Napoli 1 del sospetto caso di contagio da Coronavirus.

La malata intanto prova a far scattare l’emergenza perché ormai sa che l’amico Massimo, con il fratello e la moglie, è ricoverato per Coronavirus. Intanto l’Asl è silente. La signora prova a mettersi in contatto con il 118, il 112 e il 1500. E si arrende: “Tempo perso perché dopo un’ora di attesa al telefono cade la linea. Intanto ho sintomi da contagio. Temo il Coronavirus, non so se sono infetta o meno, sarebbe utile un tampone”. Sabato il medico curante dà la buona notizia: finalmente è in lista d’attesa per il tampone. Comincia il monitoraggio telefonico. Ha febbre? Mal di testa? Mal di pancia? Alla più logica delle richieste “Vorrei un tampone per sapere se sono contagiata”.

La risposta è categorica: ci scusi, non riguarda noi. La notizia arriva allo staff del manager dell’Asl cittadina Ciro Verdoliva, con sms anche al responsabile del 118. Ieri mattina si è fermato il cuore del medico. A ora di pranzo ecco i tecnici con il tampone. Per tutta la famiglia? No, solo per la signora che ha febbre alta dal 4 marzo.