Dopo il caso della battuta “sulla Salaria” in una scuola di Roma esplode un altro caso su educazione e abbigliamento in classe. Questa volta è partito tutto dai social e l’istituto in questione è il liceo classico Pilo Albertelli di Roma. Le parole denunciate e che hanno suscitato scalpore, scritte da un docente, seppure in forma di citazione, appaiono gravi e fanno discutere. “Sta zoccoletta”, ha scritto un insegnante che però non lavora nell’Istituto della capitale. La storia è stata raccontata in un articolo di Repubblica Roma.

Un’insegnante del liceo classico aveva pubblicato un post in cui aveva raccontato dei contrasti con gli allievi per l’abbigliamento in classe. “Una docente, non io, fa notare a un’alunna che non ha un abbigliamento adeguato, anche in base al regolamento. L’alunna, come se rispondesse a una bambina, risponde ‘E chi lo dice? Come si permette? Vogliamo andare a continuare questa discussione dal preside?’. La docente va in vicepresidenza, dove l’alunna era già andata a denunciare l’ardire dell’insegnante insieme a mezza classe accorsa per sostenere la compagna. Poi, alla fine, tutto si conclude con un nulla di fatto”.

È a questo punto che a dire la sua interviene un altro docente, non di Roma ma di Genova, che nei commenti pensa bene di scrivere: “Sta ‘zoccoletta’ (cit. Un sacco bello di Verdone) avrà quel che si merita non appena troverà un superiore nella sua vita lavorativa”. La precisazione della citazione – l’episodio in questione era quello dei ragazzi hippy, riluttanti all’educazione cattolica e conservatrice dei genitori e in particolare del padre interpretato da un monumentale Mario Brega – non ha salvato l’insegnante dalla polemica.

I rappresentati d’Istituto hanno subito stigmatizzato le parole del docente e sottolineato il sessismo di quelle parole. “È assurdo che una frase simile parta da un professore. I docenti dovrebbero essere i nostri formatori, non esprimersi con parole e offese. Se un ragazzo va a scuola in pantaloncini corti gli viene chiesto se stia andando al mare. Se una ragazza indossa una canottiera non sta andando in spiaggia, ma è ‘una zoccoletta’: un ragionamento maschilista e retrogrado. In questi giorni a Roma ha fatto molto caldo e noi siamo in aule senza condizionamento. Il regolamento sull’abbigliamento andrebbe rivisto, ma intanto definire una zoccoletta una studentessa per essersi vestita in modo non conforme alla normativa d’istituto vigente non è normale”.

Solo lo scorso febbraio fa una docente, entrata in classe e sorprendendo una studentessa mentre registrava un video per TikTok con la pancia scoperta, aveva esclamato: “Ma che stai sulla Salaria?”, in riferimento alla strada nota anche per la prostituzione a Roma. Dopo la protesta degli studenti e la convocazione di un’audizione da parte della presidente della commissione regionale Scuola Eleonora Mattia, la docente si era scusata. Solo qualche giorno dopo un altro caso sollevato dalle parole di un professore con contratto a termine al liceo Orazio: “Oggi facciamo una preghiera per tutti quelli che mandano le figlie a scuola vestite come troie”.

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Giornalista. Ha studiato Scienze della Comunicazione. Specializzazione in editoria. Scrive principalmente di cronaca, spettacoli e sport occasionalmente. Appassionato di televisione e teatro.