I ragazzi preoccupati di far sparire ogni traccia della festa: video, foto, chat compromettenti. I genitori che sanno, ma non denunciano. Anzi: colpevolizzano la vittima.

Dettagli agghiaccianti emergono dalle intercettazioni dei carabinieri nei confronti dei cinque indagati, tre maggiorenni-tra i 19 e 21 anni- e due minorenni, nell’inchiesta per lo stupro di gruppo di una ragazza sedicenne, avvenuto durante la notte di San Silvestro del 2020 in una villa di Primavalle.

Le trascrizioni, riportate da Repubblica, svelano le conversazioni avvenute alcuni giorni dopo il party clandestino di Capodanno, tra gli indagati o dei giovani con i loro familiari, quando i Carabinieri iniziano a convocarli in caserma in seguito alla denuncia della ragazza. 

Le intercettazioni 

Lo sai che j’ha detto … de me? Che manco me la so sc… meno male!” A parlare al telefono con il 21enne, arrestato una settimana fa, è uno dei due minorenni coinvolti. Il giovane è tranquillo, perché il rapporto avuto con la ragazza era stato consenziente: ne aveva parlato anche con la madre. “Io te dico… io una me la so proprio… proprio a divettimme ma“.

Ma non solo. Lo stesso minore rincara la dose, per prendere le distanze dallo stupro di Capodanno, raccontando sempre alla madre:  “Stavamo io e lei dentro a ‘n bagno e… uno pure se fosse…me voi beve (ossia mi vuoi arrestare ndr)? Ecco, famme una multa e beveme perché stavo a un altro Comune e perché ho portato alcolici e stupefacenti che so minorenne”

Per lui, così come per tutti gli altri, la colpa è della ragazza, che ha denunciato: “Giuro che io vado a … pjo sta p… de merda e gli sparo in faccia.” Il padre viene intercettato mentre dice al figlio: “Quel tizio che s’è comportato male o annate a pià a casa.”

Per il 21enne arrestato, il padre della ragazza è ‘un infame’. Viene ascoltato mentre spiega: “Capito che te vojo dì? Cioè, tu manni tu fija a sedici anni co’ lockdown, oltretutto che n’ abiti manco qua a ‘na festa, e poi er giorno dopo te sveji e denunci? Ma che sei infame? Cioè così sei popo un vile, un verme, un miserabile“.

Secondo uno dei ragazzi minorenni coinvolti nello stupro, a rimetterci potrebbe essere soltanto il 19enne che aveva mostrato la maglietta sporca di sangue della vittima. A un amico racconta: “Lo sai qual è stato er guaio suo? È che è uscito dalla camera co’ la maglietta piena de sangue e la sventolava. Così quello … gli è partito stupro, capito? Te hai fatto vedè il sangue de una davanti a tutti … capito?”

Secondo gli inquirenti la giovane sarebbe stata prima drogata e poi violentata: i racconti della vittima sono carichi di dolore ed evidenziano tutta la crudezza di ciò che le era successo. Ma per questi ragazzi l’importante è farla franca, fornendo una versione fasulla e addossando la responsabilità alla sedicenne. “Ma che c…o ne sapevo, ma se lo sapevo manco me la sc..” dice uno dei giovani coinvolti.

Roberta Davi

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