L’Europa ha bisogno di parlare il linguaggio del “potere”, inteso come verbo: ovvero della capacità di far accadere le cose. Con l’iniziativa ReArm Europe Plan, Ursula von der Leyen ha scelto una comunicazione forte, che rompe con il passato e spiazza probabilmente inizialmente alcuni interlocutori interni, quelli che avrebbero preferito una narrazione più alla “Defend Europe”, messaggio totalmente ripiegato al suo interno e che non proietta nessun messaggio all’esterno come Unione.

ReArm Europe è invece perfettamente funzionale alla strategia di rafforzamento dell’UE come attore globale: parla all’esterno, “potente”, lancia una chiave di lettura nuova, che non può passare inosservata verso i nostri partner e competitor internazionali.

Un’Europa che vuole sedersi ai tavoli della pace con peso e autorevolezza deve prima costruire le condizioni per una difesa comune credibile. Senza deterrenza, la diplomazia rischia di restare una petizione di principio.

Per troppo tempo l’Unione Europea è stata percepita come un gigante economico ma un nano politico e militare, incapace di proiettare una vera strategia di sicurezza autonoma. Questo ha alimentato una narrazione di debolezza, che oggi va inevitabilmente superata se vogliamo anche solo minimamente sperare di incidere nella scrittura del nuovo ordine mondiale che va delineandosi.

La proposta di armonizzare gli investimenti nella difesa, sviluppando un’industria bellica europea forte e integrata, non è solo un passo logico ma un segnale chiaro: l’Europa non è più l’anello debole della geopolitica globale, buona solo in termini di Soft power. Senza una capacità militare credibile, l’UE resta ostaggio delle dinamiche imposte dalle grandi potenze e dei vincoli imposti dai singoli Stati membri. ReArm Europe è il primo vero tentativo di uscire da questo schema.

I dettagli tecnici del piano sono ancora in via di illustrazione, ma la struttura delineata da von der Leyen si regge su principi difficilmente contestabili: coordinamento degli investimenti, interoperabilità tra le forze armate nazionali, maggiore autonomia produttiva, cooperazione strategica con gli alleati e rafforzamento delle capacità di deterrenza. Tutti elementi di puro buon senso per chi, almeno come me, si ritiene sovranista europeo. Nessuna corsa agli armamenti fine a sé stessa, nessun abbandono delle logiche diplomatiche, ma semplicemente la presa d’atto che senza uno strumento militare credibile non può esistere una politica estera efficace. Questi sono solo i primi “piccoli passi”, citando la filosofia dei padri fondatori dell’Unione, verso una vera difesa comune europea.

Questa consapevolezza sembra finalmente farsi strada anche nei governi più cauti. La guerra in Ucraina ha dimostrato quanto sia pericoloso dipendere totalmente da alleati esterni per la propria sicurezza. Gli Stati Uniti rimangono un partner essenziale, ma la loro attenzione si sta sempre più spostando verso l’Indo-Pacifico. L’Europa non può più permettersi di reagire con lentezza di fronte alle minacce che si moltiplicano ai suoi confini. La sicurezza non è un bene che si compra all’occorrenza: va costruita, organizzata e resa sostenibile nel lungo periodo.

A differenza di molti leader europei che parlano di difesa senza un vero background, inoltre, von der Leyen porta con sé anni di esperienza come ministro della Difesa in Germania. Non si tratta di retorica, ma di una leadership che ha già gestito dossier complessi nel settore militare. Questo la rende un’interlocutrice credibile, in grado di tradurre le parole in azioni concrete. E se l’Europa vuole avere una voce nel mondo in tale ambito, questa credibilità ci è molto preziosa.

L’Unione Europea non può permettersi di restare impantanata in un dibattito sterile tra pacifismo di facciata e realismo politico. ReArm Europe è un passo necessario per garantire che l’Europa possa negoziare da una posizione di forza, anziché di debolezza. Ursula von der Leyen ha scelto il linguaggio giusto: rimaniamo ora, fiduciosi in attesa dei fatti, senza paura di un’Europa che mostri i muscoli, oltre al cervello.

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Nato nel 1995, vivo a Trieste, laureato in Cooperazione internazionale. Consulente per le relazioni pubbliche e istituzionali, ho una tessera di partito in tasca da 11 anni. Faccio incontrare le persone e accadere le cose, vorrei lasciare il mondo meglio di come l'ho trovato. Appassionato di democrazia e istituzioni, di viaggi, musica indie e Spagna