Fine del voto, urne chiuse in Ucraina: vittoria schiacciante per i favorevoli all’annessione alla Russia, proprio com’era successo in Crimea nel 2014. Si votava in quattro Regioni, a est del Paese, nelle Repubbliche autoproclamate di Luhansk e Donetsk e nelle zone occupate di Zaporizhzhia e Kherson. Quattro regioni che costituiscono circa il 15% del territorio ucraino. Secondo i risultati diffusi da Mosca i favorevoli all’annessione sono stati circa il 99% dei voti a Donetsk, il 98 a Luhansk, il 93 a Zaporizhzhia e l’87 a Kherson. Il totale al 95%. Plebiscito annunciato.

Le autoproclamate repubbliche di Luhansk e Donetsk, teatro di guerra da otto anni, erano già state riconosciute come indipendenti da Mosca. I referendum erano stati annunciati la settimana scorsa dal Presidente russo Vladimir Putin in televisione nella stessa occasione in cui era stata annunciata la mobilitazione parziale di 300mila riservisti per la guerra in Ucraina. I referendum non sono riconosciuti da Kiev e dalla maggioranza dell’Occidente.

“Ora ci stiamo muovendo verso una nuova fase della guerra come parte della Federazione Russa”, ha detto il capo dell’autoproclamata Repubblica popolare del Donetsk, Denis Pushilin, come riporta Tass. Secondo il ministro degli Esteri di Kiev Dmytro Kuleba invece tutto questo non cambierà niente: “Andiamo avanti con la controffensiva per liberare le nostre regioni”. Il riconoscimento delle Regioni come territorio alza il livello dello scontro: ogni attacco ucraino in queste aree sarà considerato come un attacco a Mosca che potrà difendersi in ogni modo, anche con armi speciali o nucleari. La decisione di indire i referendum è arrivata a pochi giorni dall’efficace controffensiva ucraina ai danni degli occupanti russi. Le Regioni faranno parte del Nono Distretto della Federazione.

Si è votato per cinque giorni, a partire da venerdì scorso. Video e immagini circolate sul web hanno mostrato i soldati armati recarsi casa per casa a raccogliere il voto. Le operazioni di conteggio non sono state supervisionate da nessun organismo internazionale. La Duma, il parlamento russo, potrebbe votare per l’annessione già il 4 ottobre. “La situazione cambierà radicalmente dal punto di vista legale, dal punto di vista della legge internazionale – ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov – con tutte le conseguenze corrispondenti per quanto riguarda la protezione di quelle aree e la garanzia della loro sicurezza”. A riconoscere i referendum, per il momento, l’alleato Bielorussia e le Regioni filo-russe dell’Abkhazia e della Transnistria.

Dura condanna del capo degli Affari Politici dell’Onu – dov’è stata firmata una risoluzione – Rosemary Di Carlo, che durante la riunione del Consiglio di Sicurezza ha dichiarato che i referendum “si sono svolti durante un conflitto armato attivo, in aree sotto il controllo di Mosca, al di fuori del quadro giuridico e costituzionale dell’Ucraina” e dunque “non possono essere definiti un’espressione genuina della volontà popolare”.  Per Di Carlo “azioni unilaterali volte a conferire una patina di legittimità al tentativo di acquisizione con la forza da parte di uno Stato del territorio di un altro Stato non possono essere considerate legali ai sensi del diritto internazionale”. L’Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera, Josep Borrell, ha detto che i risultati dei referendum sono “falsificati” e che le consultazioni in sé sono state “illegali”: “Si tratta di una nuova violazione della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina in un contesto di violazioni sistematiche dei diritti umani”. Stesse parole da parte del Presidente del Consiglio Europeo Charles Michel: “Referendum fasullo. Risultati fasulli. Non riconosciamo nessuno dei due”.

La posizione della Cina “sulla questione dell’Ucraina è stata sempre chiara: abbiamo sempre sostenuto che l’integrità sovrana e territoriale di tutti i Paesi dovrebbe essere rispettata”, così come “gli scopi e i principi della Carta dell’Onu”, ha dichiarato invece il portavoce del ministro degli Esteri Wang Wenbin sui referendum tenuti nelle regioni dell’Ucraina occupate dalle truppe di Mosca, aggiungendo che anche “le legittime preoccupazioni sulla sicurezza di tutti i Paesi dovrebbero essere prese sul serio e dovrebbero essere sostenuti gli sforzi per una soluzione pacifica della crisi”.

Per il presidente ucraino Volodymyr Zelenksy l’annessione sarebbe “un crimine”. Gli Stati Uniti intanto hanno invitato i cittadini, in particolare quelli con doppia nazionalità, a lasciare la Russia che potrebbero essere coinvolti dalla mobilitazione parziale. Lo stesso hanno fatto Bulgaria e Polonia. Washington è pronta a inviare altre armi e attrezzature militari per oltre un miliardo di dollari con sistemi anti-missile Himars, munizioni, sistemi anti droni radar. Dovrebbero essere queste a consentire l’affondo delle forze di Kiev prima dell’arrivo dell’inverno che presumibilmente bloccherà la situazione sul campo. Continuano intanto combattimenti intanto su tutta la linea del fronte. Attacchi e scontri tra Mikolayev e Nikopol. ll direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, Rafael Mariano Grossi, ha denunciato altri attacchi presso la centrale nucleare più grande d’Europa a Zaporizhzhia. La polizia ucraina ha parlato di 582 crimini di guerra documentati nella provincia di Kharkiv dopo la controffensiva e la scoperta di diverse fosse comuni.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.