I referendum nelle regioni ucraine di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia cominciano oggi e si concluderanno il prossimo 27 settembre. Si tratta di consultazioni sul modello di quelle che si tennero nel 2014 dopo l’annessione della Crimea da parte di Mosca, scatenate dalle proteste di piazza Maidan e non riconosciute da gran parte della comunità internazionale. Il Presidente russo Vladimir Putin ha riconosciuto l’iniziativa delle Regioni nell’est nell’Ucraina in un messaggio televisivo alla nazione nel quale aveva anche annunciato la mobilitazione parziale di 300mila riservisti.

L’obiettivo di Mosca è quello di portare a compimento un riconoscimento, una sorta di annessione di quei territori. Qualsiasi attacco in quelle aree sarebbe considerato dalla Federazione come un attacco diretto alla Russia. Le autorità filorusse insediate nei territori hanno quindi organizzato le consultazioni. “Il voto inizia domani e nulla può impedirlo”, ha dichiarato ieri alla televisione russa Vladimir Saldo, capo dell’amministrazione installata dai russi a Kherson. I separatisti filorussi di Donetsk, nell’Est, hanno indicato da parte loro che “per motivi di sicurezza” il voto sarebbe stato organizzato quasi porta a porta, “davanti alle case” per quattro giorni, con l’apertura dei seggi “solo l’ultimo giorno”, cioè il 27 settembre.

L’Occidente non considera legali e legittimi i referendum perché avvengono in zone occupate militarmente, spopolate dalla guerra, con migliaia di cittadini fuggiti privati di un loro diritto e perché non rispetterebbero gli standard minimi per una convocazione elettorale. Si prevede infatti un esito annunciato, come era successo in Crimea. La Russia già considerava inoltre indipendenti le zone del Donbass occupate anche quelle durante la crisi del 2014. Le repubbliche di Luhansk e Donetsk al momento sono considerate delle repubbliche autoproclamate e filo-russe, le zone di Zaporizhzhia e Kherson sono invece occupate.

Controversa è anche la questione territoriale: se da una parte Mosca controlla quasi interamente le regioni di Luhansk e Kherson, controlla invece circa la metà delle regioni di Donetsk e Zaporizhzhia. Non è ancora chiaro se con i risultati del referendum la Russia dichiarerà annesse anche quelle parti di territorio che di fatto non controlla, che non occupa militarmente. La libertà di stampa, secondo diverse organizzazioni internazionali, è stata inoltre da anni fortemente limitata.

L’organizzazione dei referendum segue di qualche settimana l’efficacia della controffensiva ucraina che aveva riportato nelle mani di Kiev larghe porzioni di territorio nel nord-est del Paese. L’annessione di questi territori consoliderebbe un punto militare e giustificherebbe un’ulteriore escalation per difendere l’integrità territoriale della Russia. Per difendere la Federazione Putin ha agitato la minaccia di utilizzare anche armi non convenzionali.

La Cnn ha intanto riferito che il Presidente russo Vladimir Putin sta dando ordini diretti ai generali impegnati nella guerra in ucraina. Ordini che “suggeriscono una struttura di comando disfunzionale” che ha pesato sull’operazione militare”. La Cnn cita fonti vicine ai servizi segreti statunitensi che hanno parlato di “significative divergenze” su dove concentrare gli sforzi russi. “Funzionari del Cremlino ed esperti dei media di Stato stanno discutendo con fervore le ragioni del fallimento a Kharkiv e, come di consueto, il Cremlino sembra cercare di distogliere la responsabilità da Putin e dalle forze armate russe”, ha sottolineato la stessa fonte.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.