L’ Ucraina avanza, conquista più di cinquemila chilometri quadrati di terre occupate dai russi e il suo esercito in questo momento vittorioso arriva in prossimità della frontiera russa. Ma gli americani li fermano: divieto assoluto di varcare la linea portando armi americane sul suolo russo: Biden lo ha fatto dire dagli ufficiali che assistono gli ucraini al quartier generale di Kiev. La tentazione è forte: quando l’Unione Sovietica fu invasa dai tedeschi nessuno mise in dubbio il diritto dei russi di inseguire il nemico fino a Berlino. Ma il solo fatto che si parli di una tale ipotesi permette di valutare uno stato delle cose che soltanto due settimane fa sarebbe stato considerato folle. Quindi, non ci sarà alcuna invasione ucraina della Russia, ma il quartier generale di Kiev vorrebbe dare una nuova spallata alla credibilità di Putin che in questo momento è livido perché da alcune ore il popolo russo ha saputo da televisioni, social e giornali, sia pure in mondo lacunoso e manipolato, quale sia lo stato della famosa operazione militare speciale in Ucraina: un errore iniziale che minaccia di trasformarsi in catastrofe, anche se il finale di partita di questa orrenda guerra in Europa è del tutto incerto.

È una questione di armi, questo è il bilancio che si può trarre dai fatti: chi ha più artiglieria vince e per ora gli ucraini non hanno alcun vantaggio sui russi. Ma li hanno umiliati con una serie di colpi di mano studiati con molta cura avvalendosi dell’intelligence americana. Per la prima volta i russi vedono in questi giorni un genere di immagini che finora era stato censurato: i carri armati di Mosca ridotti a ferraglie insanguinate, altri carri abbandonati, subito catturati dagli ucraini che li portano in prima linea dopo aver cancellato la “Z” simbolo degli invasori. L’amministrazione Biden ha vietato all’esercito di Zelensky di portare armi di fabbricazione americana sul suolo russo, cosa che potrebbe spingere Putin ad usare le armi atomiche o a compiere qualsiasi altra iniziativa incontrollabile. Gli analisti americani e inglesi si dedicano in questa fase ad affrontare il vero punto: è davvero possibile che Putin venga messo da parte e sostituito da un governo pronto a trattare, oppure come è finora sempre avvenuto, il presidente russo resterà in sella? Nel secondo e più probabile caso nessuno si fa troppe illusioni.

Si sa che Putin, prima ancora di valutare l’uso di armi atomiche tattiche (che sono comunque più potenti di quella usata dagli americani ad Hiroshima nel 1945) potrebbe ordinare l’uso più alto della forza distruttiva, come ha già ordinato in passato sia in Cecenia che in Siria. Un salto di qualità nell’uso della forza è quello che si augurano i mercenari ceceni, i quali danno segni di insofferenza prossima alla ribellione, perché considerano il comportamento militare dei russi ridicolo. I mercenari ceceni e siriani vengono da una dottrina di jihad islamica in cui è incoraggiato l’uso del terrore come la più potente risorsa di un corpo militare. La controindicazione di un uso elevatissimo della violenza è di pagarne lo scotto sul piano internazionale: questo è il motivo per cui finora i ceceni sono stati costretti a limitare i loro interventi sanguinari, che avrebbero creato gravi ripercussioni sull’opinione pubblica, anche russa.

Putin nelle ultime settimane ha più volte alluso all’intenzione di aumentare il grado di pressione psicologica sull’Ucraina spostando l’operazione militare speciale ad un gradino ulteriore di capacità distruttiva utile per spezzare il morale dei civili e di conseguenza dei militari ucraini che lasciano dietro le linee le loro famiglie esposte a rappresaglia attraverso l’uso del riconoscimento facciale nei telefonini con cui gettare nel panico i singoli combattenti ai quali fanno arrivare immagini delle loro famiglie prigioniere. Ma lo stato delle cose registrato negli ultimi cinque giorni di avanzata nel fronte Nord dell’esercito ucraino mostra chiaramente il morale bassissimo dei soldati russi privi di qualsiasi motivazione a combattere, terrorizzati sia dal nemico ucraino che dai mercenari ceceni e siriani, formalmente alleati ma in realtà animati da profondo disprezzo per i combattenti russi male addestrati, troppo giovani e pronti a tagliare la corda.

Nessuno è in grado di sapere quale sia il livello della crisi al Cremlino, anche se tutti i corrispondenti parlano di un Putin fuori dalla grazia di Dio che ha licenziato il suo ultimo comandante in capo mentre si moltiplicano i gossip su trame persino nei settori dell’esercito favorevoli alla guerra ma umiliati dalla sconfitta di questi giorni. La ventata di euforia ha contagiato l’intera Europa e anche il presidente del Consiglio italiano Draghi ha telefonato a Zelensky per riconfermare il sostegno italiano. Sembra che il presidente ucraino abbia ringraziato per la cortesia ma chiesto anche quanti colpi di artiglieria l’Italia intende fornire all’esercito ucraino che ha soltanto bisogno di proiettili compatibili con le armi occidentali. La televisione ucraina e quelle di tutti Paesi dell’ex Patto di Varsavia (la Nato dell’Est) stanno trasmettendo senza interruzioni interviste agli ucraini liberati che raccontano storie di ferocia inaudita nel mondo occidentale. Si scoprono quindi camere di tortura, fosse comuni, racconti di ferocia disumana nei confronti dei civili che non sono riusciti a nascondersi. Spuntano bandiere gialle come il grano e blu come il cielo ovunque l’esercito ucraino arrivi e proprio nel Donbass filorusso si bruciano fra urla festose le bandiere di Mosca. L’impatto emotivo e mediatico c’è ma è ancora presto per dire quale sarà l’effetto del contrattacco ucraino che ha permesso la riconquista di Izyum e della provincia di Kharkiv.

L’attacco è ancora nella sua fase espansiva e può contare su un fortissimo sostegno popolare ben visibile su tutte le emittenti televisive. Ma insieme alla gioia per le prime sostanziali vittore cresce l’ansia per l’inevitabile controreazione russa che ha a disposizione un’ampia gamma di strumenti, l’ultimo e meno probabile dei quali è l’uso di armi atomiche tattiche. Ma prima di arrivare all’uso di quelle armi è probabile che Putin confermi la sua intenzione di intensificare con truppe più addestrate e meglio armate il fronte in cui gli ucraini hanno fatto breccia, ed è ancora lo spettro dell’uso massiccio della forza mercenaria a seminare il panico fra civili delle aree liberate, per lo più abitate da cittadini di madrelingua russa ma che si sono dimostrate totalmente fedeli all’Ucraina. È per spezzare questa resistenza non soltanto miliare degli ucraini che i russi fanno circolare la voce insistente del passaggio all’attacco distruttivo, con gravi perdite tra i civili e repressioni ancora più sanguinose di quelle testimoniate dalle scoperte di nuove fosse comuni con i cadaveri di civili torturati e soppressi. La dottrina militare russa contempla anche l’uso calcolato del terrore con cui scoraggiare la resistenza dei civili e dei soldati riluttanti a combattere. Ma l’uso del terrore come arma militare richiede truppe appositamente addestrate alla repressione di qualsiasi atto di insubordinazione e di codardia. Questo è sempre stato un grave elemento di crisi delle armate russe.

Durante la “Guerra d’Inverno” del 1939-40, quando i russi attaccarono la Finlandia seguendo gli accordi presi con la Germania nazista, l’Armata Rossa fu sottoposta a una serie di umilianti sconfitte da parte del piccolo ma veloce e ben addestrato esercito finnico, La risposta di Stalin fu quella di inviare dei commissari politici che fucilarono sul campo gli ufficiali russi che si erano dimostrati incapaci e usare il terrore sui civili. La guerra finì in un accordo che consentì ai russi di controllare la Finlandia, ma la resistenza finnica fece crollare il morale dell’Armata Rossa. In questi giorni, con la stupefacente contrattacco ucraino i russi hanno dovuto prendere atto che l’esercito di Kiev è dotato di artiglieria americana di qualità migliore di quella russa, ma nettamente inferiore di numero. Il che significa che se Stati Uniti e Regno Unito smettessero o rallentassero ila consegna dei pezzi di artiglieria necessari agli ucraini, i russi si riprenderebbero metro per metro ciò che hanno perso nell’ultima settimana, ma stavolta con l’ordine di distruggere dopo aver riconquistato. Saranno le prossime due settimane a mostrare la direzione verso la quale muove questa guerra perché cominciano le piogge autunnali e il fango sarà il vero teatro dei combattimenti cominciati a febbraio e giunti all’ottavo mese di ferocia e logoramento.

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Giornalista e politico è stato vicedirettore de Il Giornale. Membro della Fondazione Italia Usa è stato senatore nella XIV e XV legislatura per Forza Italia e deputato nella XVI per Il Popolo della Libertà.