Con la reintroduzione della zona gialla ‘rafforzata’ a partire da lunedì 26 aprile, l’Italia potrebbe ritrovarsi spaccata in due tra un centro-nord in larga parte giallo o arancione, e un Sud dove l’aumento dei casi potrebbe frenare le ipotesi di riaperture.
È il quadro attuale dello ‘Stivale’ in vista della cabina di regia di venerdì che deciderà la nuova divisione dell’Italia in base ai numeri forniti dal monitoraggio dell’Istituto Superiore di Sanità. Decisivi, come sempre, l’indice Rt, l’incidenza settimanale dei casi (con almeno 250 casi su 100mila abitanti scatta la fascia rossa, ndr) e altri 21 parametri, tra cui i livelli di pressione sui sistemi sanitari regionali.
Al momento l’Italia è divisa in zone arancioni e rosse: nelle prime vi sono sedici regioni e due province autonome (Abruzzo, Basilicata, Campania, Calabria, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Liguria, Marche, Molise, Piemonte, Sicilia, Toscana, Umbria e Veneto e province autonome di Bolzano e Trento), mentre in zona rossa restano solamente Puglia, Sardegna e Valle d’Aosta.
Gli attuali dati sulla curva epidemiologica permetterebbero a dieci regioni di avere una situazione sanitaria compatibile con lo “scenario 1”, quello col rischio minore, avendo infatti un indice Rt inferiore all’1 e un rischio Covid basso o moderato.
A sperare dunque nella zona gialla sono Abruzzo, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Umbria e Veneto. In bilico Molise e Toscana: la prima sta fronteggiando una nuova esplosione dei casi che mettono a rischio il passaggio in zona gialla, la seconda ha Rt molto vicino a 1 e un’incidenza sopra 200.
In zona arancione resterebbero invece Campania (da lunedì 19 in arancione), Basilicata, Calabria e Sicilia. Ancora in zona rossa invece Puglia, Sardegna e Valle d’Aosta: hanno ancora numeri da rosso e per loro si parlerà di riaperture non prima di maggio
I dati dei prossimi tre giorni contribuiranno a definire meglio gli scenari di rischio e quali misure dovranno essere prese a livello territoriale. A spingersi in avanti, con un certo ottimismo, è il governatore della Lombardia Attilio Fontana che, microfoni di SkyTg24, ha spiegato che “la Lombardia può tornare in zona gialla. Se la situazione odierna dovesse proseguire ci sono buone probabilità di ritornare gialli”, ha aggiunto Fontana, che ha ribadito come nei giorni scorsi “si è fatto o quello che si doveva fare, siamo pronti a dare una spinta, ma la ripartenza definitiva arriva se la campagna vaccinale può proseguire secondo i progetti e le prospettive date”.
Al contrario il professore Pier Luigi Lopalco, assessore alla Sanità pugliese, a Repubblica ha spiegato che la terza ondata di contagi Covid “al Nord è partita prima, ed era prevedibile che arrivasse anche da noi, dove è partita dopo”. Lopalco chiede quindi un approccio cauto alle riaperture: “Bisognerà controllare bene il comportamento che sarà tenuto nel momento delle riaperture”, perché il rischio, a detta di Lopalco, è quello “dell’effetto rimbalzo: rischiamo di vedere di nuovo salire non solo la circolazione virale, ma anche i ricoveri, visto che riapriamo e i livelli di protezione vaccinale sono bassi”.
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