Non sanno dove sia e cosa gli sia successo ma sono certi di una cosa: “Se uno come Antonio è scomparso da più di 72 ore e non ha mai dato notizie di se vuol dire che gli è successo qualcosa di grave”. Questo dicono gli amici e i familiari di Antonio Natale, il 22enne scomparso da Caivano, provincia di Napoli, già da 9 giorni.

Il 22enne è alto un metro e 80 centimetri, capelli e occhi castani. L’ultima volta che la madre l’ha visto uscire di casa (le 16 del 4 ottobre scorso) indossava una tuta nera e rossa. Una denuncia è stata presentata ai carabinieri che indagano a 360 gradi sull’accaduto. E intanto ogni sera alle 18 un manipolo di amici e familiari capeggiato dalle sorelle di Antonio, Filomena e Lucia, scendono in strada e gridano: “Ridate Antonio alla mamma”, “Antonio può essere figlio di tutti noi”, “Il coraggio è ciò che serve per alzarsi e parlare”.

Camminano per ore tra il centro di Caivano e il Parco Verde per invitare in questo modo le persone a parlare, a dire se sanno qualcosa. “Non vogliamo creare disagi semplicemente dire alle persone che se sanno qualcosa ce lo dicessero. Questa non è una manifestazione ma un grido d’aiuto”.

“La camorra non c’entra nulla con questa storia – dice un’amica che ha partecipato al corteo – La camorra non mangia di questo pane, non fa scomparire così un ragazzo di 22 anni per nulla perché noi siamo convinti che Antonio sia scomparso per nulla. Se ci sono dei motivi più o meno gravi questo lo sa solo Antonio. La camorra non c’entra nulla, c’entra solo chi ha avuto a che fare con Antonio in situazioni più o meno gravi”. Ed è anche quello che sottolinea Filomena: “Hanno scritto che si tratta di lupara bianca e di camorra ma non è così – ha detto – Mio fratello è un bravo ragazzo di soli 22 anni e deve ritornare da mia mamma. Dicono così solo perchè abitiamo nel Parco Verde, contesto che si addice a queste cose e così etichettano questa cosa ma così non è”.

“Aspettiamo Antonio in qualsiasi momento, ma se non c’è più vogliamo dargli la giusta pace, quella che merita. Nessuna persona merita questa fine. Antonio deve tornare o vivo e morto”, dice un’altra amica. “La mamma sta a casa, è disperata e non riesce a fare nulla, vuole solo sapere che fine ha fatto il figlio”.

Sull’episodio è intervenuto anche don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano e punto di riferimento dell’intera comunità. Il sacerdote ha lanciato un appello sui social: “Antonio è un giovane della mia parrocchia. Non vogliamo pensare la peggio. Preghiamo perché possa ritornare a casa sano e salvo. Chi sa qualcosa parli”.

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.