La camorra spara, lo Stato latita e la chiesa, uno dei pochi presidi di legalità (insieme a una scuola) presenti in un territorio problematico, è costretta a chiudere il campo estivo per i bambini per tutelare la loro incolumità. Accade nel 2021 nel Parco Verde di Caivano, comune a nord di Napoli, un agglomerato di case popolari da anni famoso sulle cronache locali e nazionali per l’incessante attività di spaccio di droga e per le storie di abusi e omicidi di bambini (Fortuna Loffredo e Antonio Giglio) avvenute nelle vicine palazzine IACP (Istituto Autonomo Case Popolari, ndr) che confinano con il Parco Verde”.

Poco prima delle 21 di giovedì sera, 8 luglio, alcune persone in sella a scooter di grossa cilindrata hanno iniziato a sparare in strada all’altezza di viale dei Tulipano, non molto distante dalla chiesa guidata da don Maurizio Patriciello. Una stesa la loro, un atto dimostrativo, probabilmente per ribadire la presenza sul territorio e lanciare un messaggio ai gruppi malavitosi rivali dopo i recenti arresti. Ben 26 le pallottole esplose, partite da armi diverse. A quell’ora in strada c’era ancora gente così come c’era ancora luce.

Il Parco Verde, al pari del rione Salicelle ad Afragola, e del rione Traiano a Napoli, è diventata una delle principale piazze di spaccio a cielo aperto e h24 dopo lo smantellamento delle principali basi di vendita a Scampia. Tanti affiliati dei clan protagonisti della faida di Scampia (Di Lauro-Scissionisti) hanno trovato asilo malavitoso tra le palazzine popolari di Caivano arrivando a guadagnare anche 130mila euro al mese.

Qui si spaccia anche con l’ausilio di altoparlanti azionati a distanza con un telecomando che faceva partire il suono registrato di alcuni cani che abbaiano: questo il segnale in codice con cui le basi si tutelano dalle incursioni delle forze dell’ordine, avvertendo spacciatori e acquirenti.

Qui lo Stato mostra i muscoli solo quando bisogna arrestare e chiudere (temporaneamente) casa, scantinati e altri edifici adibiti allo smercio della droga. Attività di riqualificazione e di rilancio del territorio sono al palo da anni ad eccezione dell’impegno costante di poche associazioni e della parrocchia San Paolo Apostolo.

Camorra al Parco Verde, don Patriciello: “Bimbi di serie Z, chiuso centro estivo”

“Siamo stati abbandonati da tutti. Questi bambini non sono nemmeno di serie B. Sono di serie Z, senza diritti” ha commentato don Patriciello all’Adnkronos. Il parroco, vero e proprio punto di rifermento nel Parco Verde di Caivano, è amareggiato dopo quanto accaduto. E’ stato costretto a chiudere il Grest, il gruppo estivo dell’oratorio che coinvolge ogni anni decine di bambini.  “Giovedì sera in chiesa ho tenuto una catechesi, la chiesa era piena di adulti. Da poco era finito il Grest dei bambini e grazie a Dio erano tornati a casa. Si sono cominciati a sentire spari, c’è voluto poco per capire che non erano fuochi d’artificio ma erano spari da arma da fuoco e forse anche armi pesanti. E’ durato parecchio, è arrivato il terrore, il parco si è svuotato completamente con queste persone che sparavano: erano evidentemente un clan contro l’altro per affermare il loro potere”.

“Non mi perdonerei mai se dovesse capitare qualcosa ad un bambino. L’Immagine della piccola Noemi che porta i segni sul suo corpo è davanti a tutti. Sono addolorato perché in un Paese dove si urla la difesa dei diritti a destra e manca, questi bambini non hanno diritto nemmeno ai diritti di serie Z. Abbandonati da tutti”.

“Stanchi delle passerelle politiche, ci vuole cabina di regia”

“Il Parco Verde è la più grande piazza di spaccio d’Europa, lo sanno tutti e che si fa? Stamattina parlavo coi carabinieri, non ce l’ho con nessuno, ma manca la volontà politica di prendere sulle spalle questi problemi. Questi posti – sottolinea don Maurizio –  sono un obbrobrio che non doveva nascere mai e adesso ci vorrebbe una cabina di regia, un coordinatore, qualcosa, qualcuno; avevamo appuntamento con Mara Carfagna; in questi anni sono venuti 5-6 ministri ma la gente è stanca anche della loro presenza perché si limitano a passerelle“.

Don Patriciello incalza: “C’è un silenzio di morte, questi bambini non vanno nemmeno in vacanza come tanti loro coetanei perché non ne hanno la possibilità, le case sono piccole, già c’è stata la pandemia. I bambini stanno chiusi dentro ma come possono crescere così? Tutti hanno diritto ai loro diritti ma i bambini non hanno nemmeno diritti di serie Z. A respirare non hanno diritto, alla salute nemmeno perché l’ambiente inquinato ha rovinato la salute a tutti, non hanno il diritto di scendere dalle loro case minuscole. Sono di serie z. Al momento opportuno non c’è nessuno . Ci dovremmo vergognare tutti”.

Sulla vicenda è intervenuta anche la ministra per la Coesione Territoriale Mara Carfagna che venerdì sera ha incontrato don Patriciello: “Ho parlato a lungo con il ministro Lamorgese, che ringrazio – afferma Carfagna -e mi ha assicurato che aumenterà la vigilanza e i controlli, perché quello che è accaduto non deve più ripetersi”.

Ruotolo: “Poteva scapparci il morto, don Maurizio non sei solo”

Il giornalista anticamorra e senatore Sandro Ruotolo commenta: “Poteva scapparci il morto giovedì sera al parco Verde di Caivano. Oltre 26 bossoli esplosi con diverse armi, forse anche mitragliette. Una fiammata di violenza criminale e forse un inizio di guerra di qualche gruppo emergente che vuole gestire una delle piazze di spaccio più importanti d’Europa perché i 51 arresti di qualche settimana fa hanno lasciato uno spazio da occupare. Dicono che la camorra di Caivano vuole riprendersi il territorio dal gruppo degli scissionisti di Secondigliano. Occorre perciò accendere i riflettori su Caivano, perché nonostante gli sforzi dello Stato di ripristinare la legalità, la camorra giovedì sera ha voluto lanciare un segnale di forza e di intimidazione a chi cerca di opporsi alla logica malavitosa. Il Parco Verde continua ad essere l’avamposto del potere dei clan. A Caivano come ad Arzano e altri comuni fuori controllo del napoletano, lo Stato deve metterci la faccia. Questa del Parco Verde è una storia indecente che ci fa capire anche il bisogno di lavorare sul territorio come società civile per ripristinare la legalità. Non si vincono malaffare e camorra se istituzioni e società civile non interagiscono e producono azioni concrete. Caro Don Maurizio non sei solo, occorre mettere in sicurezza il territorio e garantire ai tuoi bambini di frequentare la chiesa come le strade e i quartieri di Caivano”.
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Giornalista professionista, nato a Napoli il 28 luglio 1987, ho iniziato a scrivere di sport prima di passare, dal 2015, a occuparmi principalmente di cronaca. Laureato in Scienze della Comunicazione al Suor Orsola Benincasa, ho frequentato la scuola di giornalismo e, nel frattempo, collaborato con diverse testate. Dopo le esperienze a Sky Sport e Mediaset, sono passato a Retenews24 e poi a VocediNapoli.it. Dall'ottobre del 2019 collaboro con la redazione del Riformista.