La strategia della tolleranza zero contro il covid sta portando allo stremo i cittadini di Shangai. E a rivolte, suicidi, difficoltà di reperimento dei beni primari, gente disperata che urla dai balconi in quelle aree sotto restrizione della megalopoli. Altro che i canti e gli inni del primo lockdown in Italia. La chiusura della città cinese da oltre 26 milioni di abitanti è cominciata il 28 marzo scorso. E con costanza i casi quotidiani rilevati sono circa 20mila al giorno. Il dipartimento di Stato degli USA ha quindi invitato tutto il personale non essenziale a lasciare la città, dando il via a un altro duro confronto con Pechino.

Della situazione allo stremo, dei cittadini disperati e arrabbiati, si trova traccia sui social network locali come Weibo e Wechat e su Twitter. Dai video si sentono le urla delle persone costrette in casa, cui è impedito anche solo uscire a fare la spesa. Il quadro che emerge dalle informazioni rilanciate dai media occidentali è funesto: secondo il politologo Dali Yang della University of Chicago – citato dalla Bbcmilioni di persone a Shanghai stanno finendo il cibo e molti sono costretti a mangiare solo un pasto al giorno. Le consegne a domicilio di verdura, carne e uova a casa sono disposte dal governo ma i servizi di delivery sono sovraccaricati come i siti dei negozi alimentari.

 

Secondo i dati diffusi dalle autorità locali i nuovi casi accertati si sono attestati lunedì a quota 994, i portatori sintomatici sarebbero invece 22.348. A livello nazionale la Commissione sanitaria nazionale ha registrato 1.251 nuovi contagi complessivi. Gli asintomatici sarebbero invece 23.387. Il governo centrale ha comunicato la costruzione di oltre 100 ospedali di emergenza per il trattamento del covid-19 con oltre 160mila posti letto. Nella megalopoli cinese ci sono anche otto ospedali designati con oltre 8.000 posti letto e nel corso del fine settimana ne sono entrati in funzione altri.

Una delle decisioni che ha scatenato la rabbia di tanti abitanti è stata quella di dividere i minori positivi dai genitori, trasportati in centri di quarantena, quelli cui sono destinati i contagiati per osservare l’isolamento. Altre proteste sono esplose per il video di un operatore sanitario del governo che picchiava a sangue un cane per strada. Il proprietario era stato destinato a un centro di quarantena perché risultato contagiato e aveva lasciato uscire il cane sperando che i vicini si sarebbero presi cura di lui.

 

“Non c’è cibo a sufficienza, le persone si svegliano alle 5 del mattino sperando di potersi accaparrare qualcosa tramite app – ha raccontato un’italiana residente a Shangai al quotidiano DomaniProcurarsi cibo e acqua è diventato un lavoro giornaliero. Nessuno vuole essere portato negli hangar, siamo terrorizzati dalla politica zero contagi, non dal Covid. Ci ritroviamo senza dignità, non abbiamo accesso al cibo e all’acqua e ignoriamo il futuro”. La testimone ha raccontato l’inquietante sparizione di un amico che in una chat di italiani aveva mandato un video delle rivolte. “È sparito non appena ha premuto invio”.

Gli Stati Uniti hanno quindi ordinato al personale consolare non essenziale di lasciare Shanghai. Il Dipartimento di Stato ha precisato che l’ordine è un aggiornamento rispetto alla partenza “autorizzata” emessa la scorsa settimana. L’ordine ha riguardato “i dipendenti del governo degli Stati Uniti non essenziale e i loro familiari del Consolato generale degli Stati Uniti a Shanghai”. Il Dipartimento ha anche emesso una serie di avvisi per gli statunitensi a Shanghai, tra cui l’avviso ad aver una “fornitura sufficiente di denaro, farmaci, cibo e altre necessità per la famiglia in caso di restrizioni improvvise o quarantena”.

E la risposta di Pechino non si è fatta attendere. La Cina ha definito la mossa americana “una politicizzazione e una strumentalizzazione della questione. Il portavoce del ministero degli Esteri Zhao Lijian ha protestato: “Gli Stati Uniti dovrebbero smettere immediatamente di attaccare la politica cinese di prevenzione delle epidemie, di usare l’epidemia per impegnarsi in manipolazioni politiche e di diffamare la Cina”.

 

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Giornalista. Ha studiato Scienze della Comunicazione. Specializzazione in editoria. Scrive principalmente di cronaca, spettacoli e sport occasionalmente. Appassionato di televisione e teatro.