Giornata nazionale dedicata alle persone scomparse
Sara Pedri, il verde speranza illumina la sua casa: “Sono convinta che mia sorella ritornerà tra noi”

Per la famiglia di Sara Pedri è il 4 di ogni mese il giorno del dolore. La ginecologa 31enne originaria di Forlì, è scomparsa senza lasciare traccia il 4 marzo e da allora ogni mese la famiglia si riunisce in preghiera. Con una sola speranza: quella di conoscere la verità su quanto accaduto a Sara, che il suo corpo venga ritrovato. Sara è scomparsa dopo aver lasciato l’auto nei pressi del lago di Cles. Questa volta il giorno della speranza è il 12 dicembre, giornata nazionale dedicata alle persone scomparse. Grazie all’iniziativa promossa sall’Associazione Penelope che si occupa di persone scomparse, sarà illuminata di verde la casa a Forlì di Sara, da dove la giovane dottoressa era partita per seguire i suoi sogni alla volta di Trento.
“Grazie alla sensibilità e alla solidarietà di Trento che nella giornata di domani Domenica 12 ha deciso di unirsi a noi illuminando di verde l’abbazia di San Lorenzo per ricordare Sara e tutte le persone scomparse”, ha scritto Emanuela Pedri, sorella di Sara, su Facebook. “Accendi una candela verde sul tuo davanzale. Aiutaci ad illuminare la via del ritorno a casa”, recita lo slogan dell’iniziativa. Il verde è infatti il colore della speranza, quella che Emanuela non ha mai perso. “Io sono credente e credo nella giustizia divina – ha detto Emanuela intervistata da Il Resto del Carlino – Credo e spero che da questa vicenda possa nascere un cambiamento e che la luce di Sara possa far ritrovare la strada a chi si è perso. Sara è una luce che può creare energia, a sua volta in grado di smuoverne altra”.
Per tutta la famiglia Pedri la scomparsa di Sara è stata una tragedia, ma con coraggio, da quel maledetto 4 marzo, si battono per portare avanti le ricerche e, come hanno già fatto, per far emergere le vessazioni che avvenivano nel reparto di ginecologia dove lavorava Sara a Trento. Poi in tanti hanno avuto il coraggio di denunciare. “Abbiamo buttato giù un sistema di omertà e silenzio che era strutturale, e che veniva dato per scontato – ha detto Emanuela Pedri – Nel nostro percorso ho sempre trovato delle persone aperte, che non ci hanno ostacolato, e ho riscontrato sollievo per aver fatto crollare questo muro di omertà. Io parlo sempre di ’esercito degli angeli’, cioè di persone che si spendono per Sara, per la verità, emblemi di fede e positività”.
Intanto il corpo della ginecologa non è mai stato trovato. “L’ambiente, la natura, non ci consente in questa stagione di cercarla nel lago – continua Emanuela nell’intervista – Quando sarà possibile le ricerche riprenderanno anche con l’utilizzo dei cani molecolari. Sono convinta che Sara ritornerà da noi. Sono convinta che questo è il nostro destino”.
Emanuela Pedri è rassegnata all’idea che sua sorella potrebbe essersi tolta la vita. “Si è ammalata di burn out – ha concluso nell’intervista a Il Resto del Carlino – un sindrome che colpisce chi affronta quotidianamente grosse responsabilità, avvocati, forze dell’ordine e medici tra questi, e che va curata affrontando un percorso psicologico. Io stessa ho provato a mettermi nei panni di Sara e, sinceramente, non so se sarei riuscita a vivere come lei. Purtroppo ad un certo punto ha voluto togliere quel malessere”.
E intanto sulla pagina Facebook “Verità per Sara Pedri” si legge il post sulla giornata nazionale degli scomparsi. “A volte la parola ‘scomparso’ ci intimorisce perché non sappiamo come definirla, non sappiamo come usarla – c’è scritto – In realtà è una parola che sempre di più cominciamo a sentire, che sempre di più sta entrando nelle vite di tanti, di troppi forse e dobbiamo imparare a conoscerla a conviverci senza sentirci in imbarazzo nel pronunciarla nel viverla”.
“Questa giornata è importante proprio per cominciare ad avere consapevolezza su un fenomeno che sta crescendo sempre di più e che ci trova impreparati perché non si è mai pronti – continua il post – Grazie all’Associazione Penelope e al loro costante sostegno fatto di persone comuni, semplici, esperte del dolore della perdita, che senza nulla chiedere tengono vivo il ricordo di tanti, tanti, troppi affetti perduti con coraggio, condivisione e forza”.
A Trento i colleghi di Sara si sono raccolti davanti all’abbazia di San Lorenzo. La chiesa è illuminata di verde speranza. “Abbiamo deciso di radunarci per ricordare Sara e abbracciare, seppur a distanza, la famiglia della nostra collega scomparsa. E’ nostro dovere non dimenticare”, dicono ginecologhe e ostetriche che per 3 mesi hanno lavorato fianco a fianco con la dottoressa scomparsa.
© Riproduzione riservata