Svolta nel caso della giovane ginecologa scomparsa il 4 marzo
Sara Pedri, l’ex primario e la sua vice iscritti nel registro degli indagati: “Maltrattamenti sul lavoro”

Importante svolta per il caso della scomparsa di Sara Pedri: Saverio Tateo, l’ex primario del reparto di ginecologia dell’ospedale Santa Chiara di Trento e la sua vice Liliana Mereu, sono stati ufficialmente iscritti nel registro degli indagati. I due sono accusati di maltrattamenti sul posto di lavoro. Lo rende noto il Messaggero.
Tutto è iniziato con la scomparsa di Sara Pedri, ginecologa 31enne originaria di Forlì. Da qualche mese lavorava nel reparto di Tateo. Ma raccontava ad amici e parenti che stava male e non ce la faceva più a sopportare il peso di quello che tanti altri colleghi successivamente hanno definito “clima vessatorio e mortificante”. Poi il messaggio al fidanzato: “Mi sono tolta un peso”: Sara si era dimessa dall’incarico che tanto aveva sognato ma che in breve tempo si era trasformato in un incubo. Poi la scomparsa e il ritrovamento della sua auto con all’interno tutti i suoi effetti personali in prossimità del ponte Mostizzolo in valle di Non. Un luogo tristemente noto per i suicidi.
Così dal primo momento la famiglia ha sollevato i dubbi che in quel reparto succedesse qualcosa di molto brutto, qualcosa che potrebbe aver turbato talmente tanto la serenità di Sara da spingerla a compiere un gesto estremo. Il dramma della giovane ginecologa ha scoperchiato il vaso di Pandora: da quel momento tanti altri colleghi hanno denunciato “il clima vessatorio” e “le mortificazioni”, che subivano da Tateo, medico dalle indiscutibili doti professionali.
È così che sono partite le prime indagini interne. Lo scorso agosto i carabinieri del Nas avevano ipotizzano il reato di maltrattamenti e avevano chiesto, con una informativa alla Procura di Trento, di iscrivere nel registro degli indagati l’ex primario e la vice. I due professionisti sono stati assegnati ad altro incarico lo scorso 12 luglio dopo la decisione della Commissione interna istituita dall’Azienda sanitaria di Trento. Sarebbero inoltre 14 le persone, tra medici e infermieri, compresa Sara Pedri, che avrebbero subito demansionamenti e maltrattamenti sul lavoro.
La commissione interna all’Azienda sanitaria aveva effettuato 110 audizioni riscontrando “fatti oggettivi e una situazione critica nel reparto”. L’ex primario, attraverso i suoi legali, ha invece parlato di menzogne ed illazioni e di una campagna diffamatoria nei suoi confronti. E non ha mai smesso di respingere al mittente quelle accuse anche dopo essere stato sospeso dal posto di lavoro. Il suo difensore, Vincenzo Ferrante, ha consegnato una lunga documentazione che smonta una alla volta tutte le accuse. Fin ora questo non è bastato ma aveva promesso che sarebbe ricorso al Tribunale del lavoro per “ripristinare la verità e confermare la correttezza dell’operato del dottor Tateo”. Intanto il dottore, che doveva partecipare alle prove selettive per il ruolo di primario nell’ospedale di Cittadella, ha deciso di rinunciare.
Nel reparto di ginecologia dell’ospedale Santa Chiara di Trento, secondo quanto riferito da alcune professioniste che vi hanno lavorato e dalla famiglia di Sara Pedri, il clima per il personale non sarebbe stato facile, con presunte pressioni e umiliazioni. Un clima – secondo la famiglia Pedri – forse all’origine della scomparsa della donna. Sul caso hanno operato anche gli ispettori mandati nel reparto dal ministro della salute Roberto Speranza.
Dopo aver visionato tutta la documentazione del reparto, dai registri delle presenze alle cartelle cliniche – avevano descritto la “elevata qualità delle cure”. Ben diverso il giudizio espresso dal personale nelle audizioni in cui si sottolinea “un atteggiamento vessatorio” da parte del primario nei confronti di altri medici. Gli ispettori avevano anche accennato ad episodi di mobbing e di ostruzionismo sul lavoro, con insulti ai colleghi davanti ai pazienti e la loro esclusione dalla sala operatoria con “scopi mortificatori”.
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