“Mio figlio di 6 anni mi ha chiesto: ‘Mamma come fanno a tenersi in carcere babbo che ha mezza testa?”, racconta Giovanna Cipollari, 25 anni. Suo marito Luigi Di Lorenzo, 28 anni, originario di Pianura, quartiere della periferia di Napoli, a luglio 2022 è stato arrestato e portato in carcere. Pochi mesi prima, a dicembre, aveva avuto un drammatico incidente stradale. Era finito in coma per giorni e subito un delicatissimo intervento chirurgico al cervello durante il quale gli è stata tolta una parte della calotta cranica. “Mio fratello ha mezza testa, si vede guardandolo in faccia – dice sua sorella Maria, 33 anni – Non è idoneo al carcere, ha commesso un reato ed è giusto che paghi ma non con la vita e la salute. Il giudice ha detto che ci può stare, ma lo ha visto? Non è più autonomo, deve essere aiutato in tutto”. “Noi non chiediamo che venga per forza a casa ma anche in un centro dove possa essere curato, abbiamo davvero tanta paura per lui. È un ragazzo che ha mezza calotta cranica e che sta confuso, non ricorda, non è più lui. In carcere ha già perso un padre e sappiamo già cosa vuol dire, lo abbiamo già subito”, continua Giovanna che non riesce a trattenere le lacrime nel raccontare la sua angoscia per il marito.

Giovanna e Maria raccontano che quando Luigi fece l’incidente per i medici non c’era più nulla da fare. Poi un miracolo lo portò al risveglio. “Tornò a casa e doveva fare le terapie per la riabilitazione – continua Giovanna – Ma non era più lui, all’inizio è stata dura. Guardava nel vuoto, era ritornato come un bambino. A casa stava facendo le terapie a livello psicologico e fisico. Poi aveva il supporto della famiglia. Aveva vuoti di memoria e poi è arrivata anche l’emiparesi a destra: muove braccio e gamba ma non ha forza, non riesce ad aprire nemmeno una bottiglia d’acqua. Con le terapie stava migliorando ma sono durate solo un mese perché poi lo hanno arrestato. Ma lui aveva ancora bisogno di quelle terapie che ora in carcere non può fare. È come se avessimo buttato tutto all’aria”.

“In carcere è aiutato in tutto da un nostro cugino recluso anche lui – continua Maria – Soffre di panico e ha paura di tutto. Ha paura anche di dormire perché teme di finire nuovamente in coma. Ha paura di scivolare o di sbattere la testa”. Anche il garante dei detenuti del comune di Napoli Pietro Ioia quando gli ha fatto visita in carcere lo ha trovato molto confuso e impaurito. L’avvocato Alessandro Cassandra spiega che anche il carcere ha riscontrato gravi problematiche nella sua salute. “Gli sono state diagnosticate crisi epilettiche, gravi condizioni cognitive e comportamentali, problemi nella deambulazione e la necessità di una consulenza specialistica neurologica”. Intanto il perito nominato dal tribunale riteneva Luigi “compatibile con il regime carcerario” e anche “capace di stare in giudizio”.

L’avvocato ha disposto una perizia sullo stato di salute di Luigi che già il 22 settembre risultava sotto peso. “La diagnosi fatta dal medico legale riportava epilessia post traumatica e craniolacunia in esiti di trauma cranico commotivo, disturbi cognitivi e la mancanza di alcuni denti”. Tra le considerazioni del medico anche il fatto che le crisi epilettiche improvvise possono essere pericolose se dovesse sbattere accidentalmente la testa soprattutto nella zona non coperta dalla calotta cranica. E dunque “è necessario che il paziente indossi appositi presidi protettivi del capo, vale a dire un caschetto protettivo h24”.

Secondo la perizia i disturbi cognitivi e motori, le cefalee, gli attacchi epilettici, le vertigini e le alterazioni del tono dell’umore potrebbero regredire dopo un nuovo intervento di apposizione di una nuova calotta cranica. “Luigi ha troppa paura e rifiuta di fare l’intervento – spiega Giovanna – Teme che dopo l’intervento, che tocca il cervello, finirebbe per tornare in carcere, da solo, e senza essere assistito”. Dalla perizia del medico emerge anche che Luigi “è un paziente a rischio, le cui cure non possono essere garantite in qualsiasi struttura detentiva”. L’avvocato ha inviato la richiesta al giudice di valutare l’incompatibilità con il carcere alla luce della perizia fatta ipotizzando una misura alternativa. “Luigi deve pagare ma non con la sua salute – continua la sorella, Maria – Noi abbiamo paura per lui. Già nel 2010 nostro padre è morto in carcere. Aveva dolore in petto dalle 6 del mattino, aveva un infarto in corso e non se ne sono accorti. Sappiamo cosa vuol dire perdere così qualcuno che ami e abbiamo paura”.

Avatar photo

Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.