Legalizzato il riconoscimento alla nascita dei figli delle coppie lesbiche. “Incostituzionale il divieto per la madre intenzionale di riconoscere come proprio il figlio nato in Italia da procreazione medicalmente assistita, legittimamente praticata all’estero”. E’ una sentenza storica quella della Corte Costituzionale, la numero 68 depositata oggi. Una sentenza che cambia la vita delle famiglie arcobaleno non particolarmente gradite, è un eufemismo, all’attuale governo Meloni.

Diventano così nulle le impugnazioni avvenute in Italia dopo le circolari del Viminale. Impugnazioni, come i casi di Padova e di Lucca, che hanno tolto dai certificati di nascita dei figli il cognome della mamma intenzionale, ovvero colei che non l’ha partorito. Da oggi i bambini nati in Italia dalle coppie di donne grazie alla fecondazione eterologa, fatta nei Paesi in cui è legale, avranno da subito due madri.

La vittoria dopo questione sollevata da tribunale Lucca

Tutto è partito dal tribunale di Lucca che, nel luglio scorso, aveva sollevato la questione della legittimità costituzionale davanti alla Consulta sul riconoscimento dei figli nati da Pma all’atto della nascita, da parte della madre intenzionale. Raggiunto da La Presse, l’avvocato Vincenzo Miri commenta: “Una sentenza storica che cancella il marchio dai bimbi con due genitori dello stesso sesso e spazza via l’obbrobrio dello step child adoption per le coppie dello stesso sesso”. Il legale, presidente della Rete Lenford, rappresenta le due mamme di Lucca, Glenda e Isabella, finite nel vortice delle cancellazioni della madre intenzionale dall’atto di nascita dei propri figli, dopo la circolare del Viminale del giungo 2023. “Non è una vittoria solo loro – afferma Miri – ma di tutte le famiglie italiane. È veramente la fine di un incubo che cerca di eliminare il pregiudizio nei confronti non sono dei bambini, ma anche dei loro genitori che finora hanno dovuto attraversare la trafila dell’adozione, con gli assistenti sociali in casa, e la vita passata alla lente d’ingrandimento per sentirsi dire se sono in grado o no di essere genitori”.

Entrambe le madri possono riconoscere figlio

La Consulta, dopo aver precisato che la questione non attiene alle condizioni che legittimano l’accesso alla PMA in Italia, ha ritenuto che l’attuale impedimento al bambino nato in Italia di ottenere fin dalla nascita lo stato di figlio riconosciuto anche dalla donna che ha prestato il consenso alla pratica fecondativa all’estero insieme alla madre biologica non garantisca il miglior interesse del minore e costituisca violazione: dell’articolo 2 della Costituzione, per la lesione dell’identità personale del nato e del suo diritto a vedersi riconosciuto sin dalla nascita uno stato giuridico certo e stabile; dell’articolo 3 della Costituzione, per la irragionevolezza dell’attuale disciplina che non trova giustificazione in assenza di un controinteresse di rango costituzionale; dell’articolo 30 della Costituzione, perché lede i diritti del minore a vedersi riconosciuti, sin dalla nascita e nei confronti di entrambi i genitori, i diritti connessi alla responsabilità genitoriale e ai conseguenti obblighi nei confronti dei figli.

Madri single, “non è incostituzionale precludere fecondazione assistita”

In una sentenza successiva, la 69 pubblicata sempre oggi, i giudici hanno stabilito che non è incostituzionale precludere la fecondazione assistita alle donne single, specificando che però sta al Parlamento decidere e può sempre scegliere di aprirla anche a loro.  La scelta legislativa di non consentire alla donna singola di accedere alla Procreazione medicalmente assistita (PMA) limita l’autodeterminazione orientata alla genitorialità in maniera non manifestamente irragionevole e sproporzionata.

 

Redazione

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