Il dibattito sulla formazione delle liste per le elezioni europee sta modificando la geografia interna al Pd. Il ritratto che è emerge è quello di un partito a geometria variabile. Mentre la segretaria Elly Schlein sembra avere archiviato lo schema del “panino”. L’impalcatura che prevede una donna civica in corsa come capolista, seguita da un uomo di partito e la leader candidata in terza posizione, non sta reggendo all’impatto del dibattito tra le correnti dei dem. Schlein numero tre in ogni circoscrizione, inevitabilmente, farebbe scivolare in fondo alla lista un gruppo di europarlamentari uscenti di fede riformista e atlantista. Meglio ricominciare da capo.

E così, mentre la segretaria archivia l’ipotesi Ilaria Salis, prende quota un altro scenario. Il seguente: Schlein sarebbe candidata capolista al Centro per sfidare Giorgia Meloni nella circoscrizione in cui ricade Roma. Al Nord Est potrebbe arrivare il via libera per il capo della minoranza interna Stefano Bonaccini. Al Nord Ovest e al Sud ci saranno due figure esterne al partito: Cecilia Strada e Lucia Annunziata. Ma nel frattempo l’ala riformista punta al ritiro da capolista di Strada: “Ha posizioni sulla guerra simili a quelle di Tarquinio, non può guidare la lista”. Per le Isole è entrata nel toto-nomi la giornalista della Tgr Rai Sicilia Lidia Tilotta. Con il segretario regionale dei dem siciliani Anthony Barbagallo che non ha escluso la candidatura di Tilotta.

Ma il nome che tiene banco e che ci restituisce l’immagine di un asse inedito è quello di Marco Tarquinio. Se Salis è stata bloccata anche dai veti trasversali delle correnti, l’ipotesi di una candidatura del giornalista rimane in piedi in virtù di un supporto che travalica i classici steccati del centrosinistra. L’ex direttore di Avvenire è spinto da una strana alleanza tra la sinistra dem e i cattolici. Tutti contro i riformisti pro-Kiev. Ai pro-Tarquinio si aggiunge il movimento Demos, costola della Comunità di S.Egidio. Tarquinio, che negli scorsi mesi ha rifiutato l’offerta del M5s, ieri ha tenuto il punto su una sua candidatura nelle liste del Pd. “Se sto ragionando sulla mia candidatura alle europee eventualmente solo con il Pd? Io non sono un uomo all’asta. Non intendevo impegnarmi in politica ma ora siamo sull’orlo di una guerra mondiale, come dice Papa Francesco, ci sono condizioni oggettive che mi hanno fatto cambiare idea. Da chi dipende la mia candidatura? Alla fine siamo sempre noi che decidiamo”, ha detto il papabile candidato a Un Giorno da Pecora, su Rai Radio1.

E ancora, il giornalista ha parlato da Firenze, in una giornata in cui è stato molto loquace, a circa dieci giorni dalla direzione che dovrà approvare le candidature: “Sto riflettendo solo sulla proposta del Pd perché c’è dentro un pezzo della mia cultura personale, politica, legata alla vicenda del cattolicesimo democratico in questo Paese”. Infatti il soccorso dal mondo cattolico è arrivato. L’ultimo, in ordine di tempo, a esprimersi a favore della discesa in campo dell’ex direttore di Avvenire è stato Pier Ferdinando Casini, senatore eletto da indipendente nelle liste del Pd. “I grandi partiti della Repubblica, essendo nazionali e interclassisti erano pluralisti nelle loro candidature. Questa discussione su Tarquinio, perciò, mi appare un po’ deprimente”, ha spiegato Casini al Corriere della Sera.

Mercoledì c’è stato l’endorsement di Rosy Bindi, una esponente storica dell’ala cattolica del centrosinistra. “Mi meravigliano, se il Pd non è casa per candidature come quella di Tarquinio mi domando che Pd è. La cifra del Pd è il pluralismo, anche e soprattutto su temi cruciali come la politica estera, a maggior ragione in tempi di guerra”, ha spiegato Bindi. Prima ancora c’è stato l’entusiasmo di Graziano Delrio: “Tarquinio è un valore aggiunto e serve al Pd”. Parole che stridono con quelle di Lorenzo Guerini, Pina Picierno e Lia Quartapelle, che dal fronte riformista hanno stigmatizzato le posizioni del giornalista sull’Ucraina, ma anche sui diritti civili. Tarquinio è sostenuto, più che altro in ottica anti-minoranza dem, anche dalla sinistra del partito. Goffredo Bettini ha interrotto il suo silenzio per appoggiarlo pubblicamente. Stessa cosa ha fatto l’ex ministro Andrea Orlando. Mentre a Schlein arriva una punzecchiatura da un ex di lusso come Ignazio Marino, che sarà capolista al Centro con Verdi e Sinistra: “Articola molto bene il suo pensiero. Ma devo dire che non contano le dichiarazioni ai giornali, contano quelle in Parlamento”.