La strategia che ha scontentato tutti
Schlein, le europee e lo schema del ‘panino’ indigesto a big del Pd e fedelissimi di Elly: lo scontro tra correnti e candidati civici
Voci dal Pd a meno di due settimane dalla direzione che approverà le liste per le europee. Spiega un dirigente della corrente dei riformisti, vicino al governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini: “Questa è la prima volta che Elly Schlein sta capendo che se tira dritto rischia seriamente di andare a sbattere”.
Insomma, la minoranza interna adesso crede che sia possibile un reset della strategia della segretaria sulle candidature per il voto del prossimo giugno. Ma non ci sono soltanto gli oppositori interni della leader a chiedere un ripensamento. Emergono malumori anche dalla sinistra del Pd, che pure ha sostenuto Schlein all’ultimo congresso. Il senso di tutti i ragionamenti ruota intorno all’assunto che non si può “rottamare” la struttura del partito sul territorio per far posto a un manipolo di civici di sinistra.
Le donne del partito contro Elly
“Possiamo scommettere che alcuni dei capolista di cui si è parlato negli ultimi giorni, alla fine non saranno candidati”, azzarda un parlamentare del Pd di lungo corso. Chiudi il dossier, riapri il dossier. E così, stando alle indiscrezioni che filtrano dal Nazareno, sembra concreta l’ipotesi che possa sfumare definitivamente lo schema del “panino”. Una soluzione studiata dallo sherpa della segretaria Igor Taruffi, che prevede la candidatura di Schlein ovunque al terzo posto in lista. In testa un’altra donna, possibilmente esterna al partito. A completare il terzetto, nel mezzo, un uomo. Il tutto in virtù dell’alternanza di genere. Solo che questo progetto ha provocato una vera e propria rivolta interna. In primis ci sono le donne uscenti, tutte della minoranza dem. Esponenti come Pina Picierno, Alessandra Moretti, Elisabetta Gualmini, Patrizia Toia e Irene Tinagli scivolerebbero così in fondo alla lista. Difficile la rielezione.
I pacifisti anti-Ucraina
E poi c’è la sostanza politica, oltre le alchimie. L’ex direttore di Avvenire Marco Tarquinio è fortemente contestato da una parte del Pd per le sue posizioni pacifiste, contrarie agli aiuti militari all’Ucraina invasa. Andrea Orlando, ex ministro, si è detto a favore della corsa di Tarquinio: “Io sono assolutamente favorevole, lui parla di pace ed in questo Paese non si può non fare i conti coi cattolici”. Con lui Graziano Delrio. Mentre la deputata Lia Quartapelle ha incalzato il giornalista cattolico: “Sull’Ucraina, il Pd si è sempre schierato a sostegno di Kyiv, votando per l’invio delle armi. Nel manifesto elettorale del PSE, il partito europeo di cui facciamo parte, è scandito con chiarezza che non faremo mancare il sostegno a Kyiv”. Quartapelle pressa anche su aborto e diritti civili. Poi conclude: “Rispetto, pur non condividendole, le convinzioni di Marco Tarquinio, e ne ho più volte ammirato la coerenza. Tarquinio condivide il programma di lavoro che ci siamo dati per i prossimi anni?”. Quartapelle insiste in un’intervista a Il Corriere della Sera: “Marco Tarquinio è d’accordo sul rafforzamento della difesa europea? O sul rafforzamento del rapporto con la Nato?”
La convinzione, nei gruppi parlamentari del Pd, è “che Schlein sia finita in un vicolo cieco”.
Penalizzati dal “panino”
Il lavoro sulle liste per le europee rischia di diventare una telenovela come quella delle regionali in Basilicata. Perciò, al momento, sul tavolo della segretaria ci sono di nuovo tutte le opzioni. Il problema è che ognuna di queste strade presenta delle trappole. La leader pare essersi infilata in una dinamica lose-lose. Un gioco in cui è impossibile vincere. Confidano ancora dal Pd: “La verità è che Schlein si aspettava delle critiche, ma non aveva messo in conto una reazione così forte”. Infatti il malumore arriva a lambire perfino i fedelissimi della segretaria. Anche schleiniani come Sandro Ruotolo e la coordinatrice della segreteria nazionale Marta Bonafoni temono di essere penalizzati dal “panino”. Che fare? Al Nazareno stanno rimescolando le carte. Ecco le alternative. La prima è una sorta di divisione dei posti da capolista. Con questo nuovo schema Schlein potrebbe candidarsi in prima posizione in almeno due collegi, probabilmente il Centro e le Isole. Lasciando così il Nord Est a Bonaccini, presidente del Pd e capo della minoranza interna. Al Nord Ovest resterebbe Cecilia Strada e al Sud sarebbe confermata Lucia Annunziata. Anche in questo caso, osservano dalle parti dei riformisti, si farebbero “figli e figliastri”. Soprattutto se Schlein mantenesse la candidatura in terza posizione dove non correrebbe da capolista. Dunque, qualcuno degli attuali scontenti avrebbe qualche chance in più, ma altri sarebbero condannati ugualmente. Perciò c’è chi sta proponendo alla segretaria di candidarsi capolista in tutti e cinque i collegi. Un cambio di paradigma radicale rispetto alla volontà di non dare l’immagine del Pd come di un partito personale. Uno scenario molto diverso rispetto a quella “candidatura di servizio” immaginata da Schlein per se stessa nelle ultime settimane. Anche qui i rischi abbondano.
Una segretaria in versione frontman polarizzerebbe ulteriormente lo scontro con una premier Giorgia Meloni candidata capolista ovunque. Inevitabile il pericolo di un confronto impietoso e diretto con le preferenze di Meloni. Difficilmente giustificabile pure un ritiro di Schlein. Un passo indietro dalla competizione europea, adesso, avrebbe il sapore di una resa alle correnti. Nel gioco dell’oca del Nazareno si torna sempre al punto di partenza. Tanto ogni soluzione porta solo problemi.
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