La Segretaria fumosa nel suo intervento in tv
Schlein irrita anche Lilli Gruber: parla tanto e non dice nulla
Elly Schlein va in tv e mette in mostra tutta la sua fragilità comunicativa. Linguaggio poco chiaro, ragionamenti contorti, ambiguità e caos totale.
Che Elly Schlein non avesse un buon rapporto con la comunicazione era cosa ben nota ai più, ma giovedì sera ha sorpreso tutti e si è resa protagonista di un’esibizione degna di nota in cui ha sfoggiato una delle sue doti: parlare per non dire nulla. Fiumi di parole che si infrangono contro lo scoglio del vuoto. E sia chiaro: non è retorica, propaganda spicciola o moralismo. Magari, sarebbe già un bel passo in avanti. Il punto è un altro: il segretario del Partito democratico si prodiga in discorsi che si muovono su diversi piani, si avventura in affermazioni che toccano infiniti ambiti, ricorre a termini non sempre popolani, si diletta nello sviare gli argomenti più delicati. Il risultato di tutto questo? Una confusione tremenda.
Nulla di personale, sia chiaro, ma seguire il filo di Elly Schlein risulta spesso complicato. Parlare per non dire nulla: strategia o naturale realtà? Immaginiamo i telespettatori assistere alla performance di giovedì sera a Otto e mezzo su La7. Il leader del Pd viene incalzato su molteplici temi al centro dell’attualità politica in Italia. L’intervista mette in evidenza ancora una volta le difficoltà nell’esprimere una linea chiara e nel prendere una posizione nettissima. Rispondere «sì» o «no» a una domanda è una pretesa eccessiva? Evidentemente sì.
In studio si parla dell’obiettivo del 2% del Pil per quanto riguarda le spese militari, una questione che spacca il Partito democratico. Ma il segretario sarà in grado di indicare la via maestra tracciando una rotta ben definita. O forse no. E infatti il trambusto è tutto nell’esibizione di Elly. Che parte tirando in ballo il cancelliere tedesco Olaf Scholz che ha deciso di dilazionare i tempi. Gruber le chiede di calare il discorso in ambito italiano ed ecco che finalmente Schlein sentenzia: «Per me in questo momento le priorità del Paese sono altre, a partire dai salari che sono troppo bassi e dalla sanità». Quindi? «Sì» o «no»? «Io penso che Scholz abbia fatto bene», aggiunge. Ma quante richieste complesse, Lilli! Incredibile ma vero: non c’è modo di carpire una risposta banale, positiva o negativa che sia. Se credete di aver letto il punto più alto vi sbagliate di grosso, perché subito dopo Schlein sforna una replica che raggiunge vette inesplorate. Gruber, per certi versi spazientita, formula per l’ennesima volta il quesito. Si può avere un benedetto «sì» o «no»? Niente da fare. La risposta di Elly fa cadere le braccia: «Quando saremo al governo ce ne occuperemo».
Di fronte a una situazione del genere sorgono spontanee due domande. Una più maliziosa, l’altra più oggettiva. La prima: davvero crede di arrivare a vincere le elezioni e prendere il timone del Paese? Grande ottimismo, va riconosciuto. La seconda: gli elettori dem potranno mai digerire un approccio così vago e sconclusionato? Schlein non è una passante: è a capo di un partito che avrebbe dovuto rilanciare con grande enfasi, e di certo il limbo del caos è la ricetta perfetta per affossarlo definitivamente.
Nelle ultime ore Elly, parlando dell’emergenza sbarchi a Lampedusa, ha dichiarato che il dramma di questi giorni «è la dimostrazione del fallimento delle politiche di esternalizzazione di questo governo». Proprio su questa affermazione Gruber ha espresso perplessità, facendo notare che una vasta parte di comuni mortali non comprende un linguaggio del genere. Qui si pone un altro interrogativo: non vanno mai pagati Paesi come la Turchia e la Tunisia? «Non si vìolano i diritti fondamentali delle persone», risponde il segretario del Pd. Pure in questo caso un «sì» o un «no» è un miraggio.
È ambigua, non trasmette chiarezza, è difficilmente comprensibile ai più. Senza alcun dubbio bisogna darle un merito: promossa a pieni voti in materia di vuoto politico. Allo stesso tempo bocciata sui principali pre-requisiti di base che dovrebbe avere un buon leader: immediatezza, semplicità comunicativa, chiarezza espositiva, definizione efficace delle argomentazioni, attrattività politica. Tutti elementi che lasciano invece spazio all’incertezza e al caos totale. Nel partito (divergenze sempre più forti tra correnti) e nell’elettorato (il Pd nei sondaggi è inchiodato al 20%). Le elezioni europee saranno la vera prova del nove: un risultato negativo del Partito democratico potrebbe innescare un’immediata corsa alla rivoluzione interna, spingendo Schlein al passo indietro per l’ennesimo nuovo segretario. I riformisti sono sempre più irritati, l’elettorato è sempre più spaesato. Lei si aggrappa all’àncora del «boh» per provare a sopravvivere politicamente. Ma la strategia del letargo, a lungo andare, è fallimentare. Continuare su questa strada o invertire la rotta? Elly, almeno su questo decidi.
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