Sarà un Natale diverso, ristretto e contingentato rispetto agli altri anni. E quindi con il coprifuoco e senza neve. E così sembra dalle ultime rivelazioni. L’esecutivo lavora in queste ore al nuovo dpcm per tutte le misure per il periodo natalizio. I numeri dell’ultimo bollettino riporta 29.003 nuovi contagi. Altissimo il numero dei morti, 822. È comunque al 12,4% il rapporto tra tamponi e positivi. Per la prima volta segno meno sulle terapie intensive, meno due. Il Commissario straordinario all’emergenza Domenico Arcuri ha assicurato come la curva dei contagi si stia raffreddando se non proprio congelando. “Altri sacrifici? – aveva ribadito il premier Giuseppe Conte – Necessario, non possiamo abbassare la guardia, gli italiani sono consapevoli che sarà un Natale diverso o ci esponiamo a una terza ondata a gennaio, con il rischio di un alto numero di decessi”. Un Natale ordinario con il Cenone ordinario, ha aggiunto il membro del Cts Agostino Miozzo, è piuttosto azzardato.

I PUNTI – Primo tema è quello dei trasferimenti. Dovrebbero esseri poche deroghe ai trasferimenti tra regioni, quindi tra Zone di diverso colore. Dovrebbe però essere introdotta la possibilità di rientro presso la propria residenza o presso il proprio domicilio. Pochi allentamenti comunque. Pochi giorni fa il ministro alla Salute Roberto Speranza aveva anticipato che gli spostamenti sarebbero stati possibili se tutta Italia sarebbe passata a Zona Gialla, quella a rischio contagio inferiore.

GLI IMPIANTI – Altro punto sul quale si è dibattuto molto negli ultimi giorni: gli impianti sciistici. Il governo esclude il via libera alla riapertura, se ne parla con molta probabilità dopo Natale. I governatori hanno chiesto che in questo caso vengano chiuse le frontiere per evitare massicci spostamenti in altri Paesi europei. “Gli impianti da sci e il sistema vacanze invernali che sono fondamentali per la nostra economia riapriranno quando l’epidemia si sarà raffreddata, speriamo nel giro di un mese, un mese e mezzo. I ristori saranno garantiti per tutte le attività che non potranno aprire”, avrebbe detto il ministro agli Affari Regionali Francesco Boccia alle Regioni. “La sicurezza delle persone e la salute vengono prima di tutto. Dobbiamo chiudere questa seconda ondata evitando la terza e mantenendo la convivenza con il virus con il massimo della sicurezza”, ha aggiunto Boccia. Anche in Germania si è scelta la linea della massima prudenza.

LA MESSA – Trattativa in corso con la Conferenza Episcopale Italiana (Cei) per anticipare la messa della Vigilia. “Seguire la messa, e lo dico da cattolico, due ore prima o far nascere Gesù bambino due ore prima non è eresia. Eresia è non accorgersi dei malati, delle difficoltà dei medici, della gente che soffre”, ha commentato il ministro Boccia alla videoconferenza con gli Enti locali, secondo quanto di apprende dall’Ansa. “Questa è eresia non facciamo i sepolcri imbiancati – ha aggiunto – Papa Francesco ha dato un esempio bellissimo a tutti nella scorsa Pasqua, a partire dalla Via Crucis. Il Natale non si fa con il cronometro ma è un atto di fede”.

SCUOLA – Si va sempre di più verso una proroga della sospensione della didattica in presenza. Si dovrebbe tornare in classe a gennaio. “Le regioni unanimamente hanno ritenuto di suggerire al governo di procrastinare al 7 gennaio ogni riapertura della didattica in presenza per chi è ancora oggi in didattica a distanza”, ha detto nel punto stampa quotidiano sul covid il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti in merito alla riunione tra i ministri Boccia, Speranza e la conferenza regioni, l’Anci con Decaro e le province italiane. “Tutte le regioni hanno unanimamente ritenuto di dire al Governo che si tratterebbe di una mossa inopportuna in questo momento soprattutto alla vigilia della pausa festiva delle scuole – ha detto Toti – in assenza di un programma di scaglionamento degli ingressi e in assenza di un servizio pubblico che oggi prevede capienza al 50% e andrebbe ritoccata”. La ministra dei Trasporti De Micherli ipotizza che si possa andare anche la domenica.

LE MISURE – Candidata a passare da Zona Rosa ad Arancione la Lombardia. Fontana ha anticipato che le scuole potrebbero riaprire direttamente il 9 gennaio. La Regione più colpita d’Italia dovrebbe comunque rimanere Zona Rossa fino al 3 dicembre. Altri nodi ancora da sciogliere: gli orari di apertura degli esercizi commerciali per lo shopping dei regali e per la ristorazione. Nei prossimi giorni saranno riconvocate le Regioni. Oggi torneranno a riunirsi i capi delegazione della maggioranza e potrebbero esserci anche Cts e Istituto Superiore di Sanità. Secondoquanto trapela il meccanismo del monitoraggio dovrebbe restare quello attuale.

Redazione