“Vogliamo certezza, rientro in sicurezza”, e gli studenti occupano la scuola. Succede a Napoli, al liceo Statale Gian Battista Vico, in via Salvator Rosa. Gli alunni hanno occupato la scuola in vista del ritorno alle lezioni in presenza di lunedì primo febbraio, secondo quanto deciso dal Tar. Il Tribunale Amministrativo aveva anche deciso, la settimana scorsa, il ritorno immediato in classe di quarte e quinte elementari e delle medie da lunedì 25 gennaio in Campania. Non sono mancate polemiche e proteste. Gli studenti che hanno occupato il Vico vogliono tornare sì in classe, a quasi un anno dall’esplosione della pandemia da coronavirus che li ha costretti a interi quadrimestri di Didattica a Distanza, ma esprimono anche preoccupazione per la situazione sanitaria.

E quindi chiedono attenzioni e impegno per l’edilizia scolastica, per presidi medico-sanitari, per l’organizzazione dei trasporti, per sostegno psicologico, per la disposizione di spazi alternativi. Prima del Vico era stato occupato il liceo Labriola di via Terracina, in quel caso da studenti che aderiscono all’Osservatorio Popolare Studentesco. Stesse motivazioni: stanchi della Dad ma preoccupati del ritorno a scuola in sicurezza. Lunedì 25 gennaio un gruppo di studenti ha manifestato per gli stessi motivi nei pressi della sede della Regione Campania.

Gli studenti del liceo Vico hanno diffuso una dichiarazione denunciando la mancanza di garanzie di un’effettiva sicurezza. Questa è la nostra risposta all’abbandono degli studenti da parte delle istituzioni, all’inadeguatezza della Dad come strumento di formazione, ai mancati investimenti governativi per consentire un rientro in sicurezza, agli innumerevoli tagli perpetrati nel tempo alla scuola e al malfunzionamento dei trasporti pubblici”.

E quindi hanno spiegato che “dalla chiusura di marzo fino alla prima riapertura di settembre niente è stato fatto per garantire che le scuole rimanessero aperte, come è stato testimoniato dall’immediata chiusura delle scuole. Ormai la delusione degli studenti si è tramutata in rabbia in quanto le scuole vengono aperte e chiuse con noncuranza; tutto come se noi fossimo cavie su cui testare l’andamento della pandemia, anche da colpevolizzare nel caso di un aumento dei contagi, senza alcun riguardo per chi la scuola la vive in prima persona. Le innumerevoli promesse del Ministero della pubblica istruzione non si sono mai tradotte in fatti. In questo periodo di crisi di governo, la scuola è stata tagliata fuori anche dal recovery plan e da ogni tipo di decisione governativa. Gli studenti di tutta Italia pretendono ora risposte certe”.

Non una protesta contro l’amministrazione dell’Istituto ma contro tutto il sistema della scuola che doveva garantire protezione e sicurezza per il ritorno a scuola. “Richiediamo quindi presidi medico-sanitari all’interno delle scuole e di ricevere tamponi naso-faringei regolarmente per monitorare l’andamento dei contagi all’interno dell’istituto”, si legge nella nota. Il rientro alla didattica a distanza dal primo febbraio è previsto ad almeno il 50% della capienza dei locali.

L’Asl Napoli 1 Centro, nella giornata di ieri, ha fornito un resoconto della situazione: nelle precedenti 24 ore erano stati registrati 16 contagi al covid emersi tra studenti (9), docenti (5) e personale (2). Dalla ricostruzione del link epidemiologico emerge che molti dei nuovi contagiati hanno contratto il covid non in ambito scolastico. Il medico infettivologo dell’Ospedale Cardarelli Alessandro Perrella ha dichiarato a Il Mattino che “potrebbero incrementarsi i contagi” con le riaperture, “abbiamo avuto almeno 30mila infezioni in più. Come del resto avevamo previsto dall’algoritmo. Sappiamo bene il valore della scuola sulla formazione ed educazione dei giovani ma sappiamo anche cosa costa in termini epidemici”. Sicuramente in queste condizioni il ritorno a scuola, come osservano giustamente gli studenti, resta un fattore di rischio. Comunque non intralceranno il ritorno in classe del primo febbraio.

Antonio Lamorte

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