Il centrodestra fa quadrato su Daniela Santanchè, ma le immagini che arrivano dalla Camera stonano con la fedeltà espressa a quotidiani e agenzie. Perché ieri, mentre andava in scena la discussione generale per la mozione di sfiducia presentata dal Movimento 5 Stelle contro la ministra del Turismo, è balzato agli occhi un elemento tutt’altro che irrilevante: non tutti gli alleati erano presenti in Aula. Al di là di una dozzina di deputati di Fratelli d’Italia, i banchi vuoti di Lega e Forza Italia si sono presi la scena. Perché se è vero che alla fine la maggioranza respingerà il blitz delle opposizioni, è altrettanto vero che non ci sia stata la corsa per sostenere Santanchè a Montecitorio.

Rampelli rassicura

Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia getta acqua sul fuoco: «C’era il pienone rispetto agli altri lunedì. Siamo assolutamente nella norma, poi quando si proseguirà, e ci saranno le dichiarazioni di voto, con tutta probabilità il ministro interverrà, e ci saranno tutti i deputati. Il lunedì nelle discussioni generali ci sono solo coloro che parlano in Aula». Sarà, ma da una coalizione granitica ci si aspettava una prova speciale di compattezza. Anche perché – secondo il sondaggio di YouTrend – ritiene opportune le dimissioni il 58% degli elettori di FdI, il 64% di quelli della Lega e il 63% di quelli di Forza Italia/Noi Moderati. Per Matteo Salvini, comunque, la posizione della ministra non è in discussione. «Uno è colpevole se è condannato in tre gradi di giudizio. Non vedo perché uno si debba dimettere per un avviso di garanzia o per un rinvio a giudizio», ha affermato il vicepresidente del Consiglio.

Il voto può attendere

Per il voto ci sarà tempo. Quanto? Magari già in settimana, ma molto dipende dalla strategia del centrodestra: se i tempi verranno dilatati, potrebbero slittare e non di poco. La mozione (sottoscritta anche da Partito democratico e Verdi-Sinistra italiana) ha scatenato le opposizioni. Giuseppe Conte, presidente del Movimento 5 Stelle, è tornato all’attacco: «Non possiamo permettere questo senso di impunità a un ministro che sta recando disonore all’Italia intera. Spiegateci com’è possibile che il governo sia ricattato da una singola ministra in queste condizioni. Deve andare a casa, dobbiamo tutelare il decoro, la dignità delle istituzioni italiane». Toni Ricciardi del Pd ha chiesto alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni di pretendere le dimissioni della sua ministra: «Perché il ministro Sangiuliano è stato invitato a dimettersi e la stessa cosa non avviene con Santanchè? Esistono leve di ricattabilità che Santanchè può vantare a differenza di Sangiuliano?». Per Riccardo Magi, segretario di +Europa, c’è già un dato politico: «Mi sembra evidente che la ministra sia stata già sfiduciata dalla sua stessa maggioranza e scaricata politicamente da Giorgia Meloni e da tutto il governo». Carlo Calenda, nonostante qualche dubbio, ha annunciato il parere favorevole di Azione alla mozione: «La voteremo, perché crediamo che non possa essere ministra e che non sarebbe mai dovuto diventarla. Eppure la sfiducia verrà respinta e il governo uscirà rafforzato dal voto del Parlamento. Non è questo il modo di fare opposizione».

Eleonora Tiribocchi

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