L’idea di una parte dei Pm italiani è molto semplice. Una società si organizza dando delle priorità. La priorità assoluta è punire i colpevoli. Lo Stato serve a questo, l’etica è questa, è questo, in fondo, il fine della vita. Per capire chi sono i colpevoli ci sono, appunto, gli stessi Pm. I quali sulla base dei loro idee, o congetture, o sulla base di qualche soffiata, o di qualche intercettazione, o anche di una lettura attenta dei giornali, li individuano e mandano loro un avviso di garanzia. La parola garanzia, per questi Pm, sta a significare “garanzia di colpevolezza”. Da quel momento in poi è anche possibile che il colpevole si divincoli e ottenga una assoluzione, ma questo – come è noto – non determina la sua non colpevolezza ma semplicemente certifica il fatto che l’ha fatta franca.

Resta colpevole. Se un Pm gli ha mandato un avviso di garanzia evidentemente non è innocente, altrimenti il Pm non glielo avrebbe mandato. Ci sarà pure una differenza tra chi ha ricevuto un avviso di garanzia e chi non lo ha ricevuto. Questo ce lo dice il buonsenso, non c’è bisogno di aver studiato tanto diritto. Studiare troppo diritto è inutile e dannoso. Non a caso è una pratica alla quale sono molto affezionati soprattutto gli avvocati. I Pm meno. Una volta che si è stabilito che i Pm cercano i colpevoli e li scovano, poi si può procedere a tutto il resto. Per esempio, si può anche affrontare la questione economica e persino – talvolta – la questione dei diritti. Il problema dell’economia italiana è uno solo: evitare che i colpevoli possano partecipare alla partita economica.

Libero mercato, statalismo, liberismo, socialismo, keynesismo: tutte chiacchiere da lestofanti. Il problema dell’economia è evidentemente un problema essenzialmente giudiziario. È bene che imprenditori, lavoratori e economisti non si occupino di queste cose: devono occuparsene i Pm con l’aiuto, eventualmente, di qualche prefetto. Su questo punto spesso i prefetti sono d’accordo coi Pm. Anche quando diventano ministri. La ministra Lamorgese, l’altro giorno, ha concordato coi Pm ed è andata oltre le ipotesi di Di Matteo e Gratteri (che guidano da tempo questa squadra di Pm, e la guidano dalle colonne dei giornali e dagli schermi della Tv).

Gratteri e Di Matteo propongono di avere un controllo dei Pm sui prestiti alle aziende mentre la ministra, sembra di capire, ha idea di affidare ai Pm anche la distribuzione dei 600 euro di aiuto a chi resta in mezzo a una strada. La ministra, suppongo, pensa che se resta in mezzo a una strada un individuo sospetto è bene che resti in mezzo a una strada senza sussidio. E qui arriviamo alla questione dei diritti. I diritti sociali, ad esempio, non possono essere universali. Il sussidio a un indagato è immorale. L’indagato se è rimasto senza una lira in tasca è bene che muoia di fame.

Non è stato ancora detto che un indagato, così come non ha diritto al sussidio, potrebbe essere escluso anche dall’assistenza sanitaria. Se un medico si trova in corsia con un non indagato e un indagato è bene che dia priorità al primo, quantomeno. Poi vedremo se il secondo può o no, in seconda battuta, ricevere assistenza anche lui. Forse è meglio negargli l’assistenza, altrimenti i diritti diventano una scusa per diffondere la corruzione e la mafia.

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.