Voi vi chiederete per quale ragione al mondo il Pd vuole andare alle elezioni. Perché i sondaggi lo danno intorno al 20 per cento, cioè un paio di punti sopra i risultati del 2018? Non ha senso. Oltretutto, con il nuovo parlamento coi “seggi tagliati”, Il Pd perderebbe comunque un bel gruzzoletto di deputati e senatori. E per di più finirebbe all’opposizione. E allora? Per far dispetto a Renzi? In politica le ripicche contano, ma fino a un certo punto, alla fine contano interessi più grandi. Quindi?

Vediamo allora perché i 5 Stelle dovrebbero vedere di buon occhio le elezioni. Per estinguersi, vittime del crollo dei sondaggi e della legge taglia-parlamentari che loro stessi hanno fatto? E per perdere una posizione di grande potere nel governo? A occhio, no. Non saranno dei grandi strateghi, questi 5 Stelle, ma fessi così tanto è improbabile. E allora?

Beh, noi lo abbiamo scritto tante volte. Lo scriviamo di nuovo. C’è in Italia un partito politico, molto più forte di tutti gli altri partiti politici – e più compatto, più combattivo, molto, molto più ideologico – che ha una idea chiarissima di società futura e che è deciso a realizzarla, e che ha la capacità di condizionare e dirigere i partiti che sono in Parlamento o, almeno, parti molto grandi di questi partiti. Anche contro i loro stessi interessi.

È il partito delle Procure, unica vera grande potenza nella vita pubblica. Qual è l’idea di società che ha in mente? Una società molto controllata, relativamente libera, ordinata e legalizzata, punitiva, obbediente ad una scala di valori decisa dallo Stato, e diretta da una aristocrazia, da una vera e propria aristocrazia costituita, appunto, dall’apparato giudiziario, che ammette l’esistenza di una struttura democratica ma pretende che questa struttura viva in una condizione di subalternità ai guardiani della legge.

La legge è sopra ogni altra cosa, i guardiani della legge sono i sacerdoti. Poi, sì, la politica, la democrazia, la libertà: ma limitate e condizionate da una grande capacità repressiva dello Stato. Da anni questo partito decide le sorti della politica. Nel 1992 rade al suolo la Democrazia Cristiana, il partito socialista e la prima Repubblica. Nel 1994 silura il primo berlusconismo. Nel 2008 manda a casa il governo Prodi-Mastella. Nel 2011 abbatte l’ultimo governo Berlusconi. Quasi tutti questi passaggi avvengono principalmente per una ragione: per impedire una riforma garantista della giustizia, oppure per imporre delle modifiche nei rapporti di potere tra magistratura e società.

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.