L’ex sindaco di Napoli Luigi de Magistris tra una sconfitta politica e la fondazione di un nuovo partito, ha avuto l’idea di registrare un video nel quale per l’ennesima volta lamentava discriminazioni e tornava sempre sullo stesso punto: i soldi. Soldi che lui non ha avuto (a detta sua) nei suoi 10 anni e che invece il nuovo sindaco di Napoli Gaetano Manfredi avrà dal Governo. Andiamo con ordine.

Nel video l’ex pm con la bandana arancione riporta una recente dichiarazione del presidente nazionale di Italia Viva Ettore Rosato, secondo cui «affidare risorse pubbliche nazionali a de Magistris è diverso che affidarle a Gaetano Manfredi: mentre nel primo caso erano sprecate, nel secondo caso sappiamo che arriveranno a buon fine». La realtà è tutt’altra e Napoli sotto la sua guida di soldi ne ha visti e neanche pochi ma il disastro combinato dall’ex inquilino di Palazzo San Giacomo è sotto gli occhi di tutti. Secondo de Magistris, che porta avanti una teoria complottista, quella di Rosato è una «confessione: non è l’ex amministrazione a dirlo, sono loro che confessano che volutamente non hanno dato i soldi a Napoli fino a settembre 2021 perché il sindaco era de Magistris. Si dice che io sia spigoloso, con un carattere particolare, non dialogo e mi scontro. Ma essere liberi e autonomi, non sedersi al tavolo del compromesso morale e non mettersi i soldi in tasca non significa essere spigoloso o conflittuale».

Le sfumature caratteriali dell’ex sindaco non sono oggetto di discussione, è in discussione invece la sua incapacità politica di interloquire con il governo centrale e con la Regione, incapacità che ha inevitabilmente trascinato Napoli nell’immobilismo e nell’isolamento. E il suo carattere non c’entra niente. C’entrano, però, le bugie che propina di volta in volta. «I soldi a Napoli sono arrivati e grazie a questo quando era sindaco è stato salvato in più occasioni dal dissesto – commenta Gennaro Migliore, deputato di Italia Viva- ma de Magistris non ha gestito bene né le risorse né la spesa corrente, e si è messo di traverso quando servivano interlocuzioni positive. Ha abbandonato la città per dieci mesi – continua – per inseguire una velleità personale (governare la regione Calabria, ndr) e ora che faccia pure l’offeso mi sembra troppo». «Diciamo che ha avuto anche troppe risorse, il Governo è stato troppo generoso con lui – conclude Migliore- che non dice mai le cose come stanno, anzi la sua unica attività è fare ammuina. Andiamo a vedere quante volte è stato salvato dal default».

Ecco, andiamo a vedere. Era il 2012 e al governo c’era Mario Monti che con il decreto 174 consentì alla città di accedere a un fondo di rotazione e di avere circa 280 milioni di soldi dello Stato in cambio di un piano di riequilibrio decennale (piano che il Comune non è riuscito a rispettare). L’anno dopo, infatti, interviene la Corte dei conti dichiarando il disseto, annullato tuttavia da un pronunciamento delle Sezioni riunite della stessa Corte. Poco dopo — è il 31 dicembre del 2012 — sempre il governo Monti approva il fatidico Sbloccapagamenti – il decreto 35 — che consente agli enti locali di accedere a un fondo statale da 30 miliardi per pagare i debiti della pubblica amministrazione. Ma anche di poter accendere prestiti per pagare i fornitori senza per questo impattare sul patto di stabilità. Una manna dal cielo per Palazzo San Giacomo che aveva pendenze con i fornitori da quasi quattro anni. Archiviata l’era Mario Monti e iniziato il governo a guida Pd, de Magistris sceglie come bersaglio delle sue ire Matteo Renzi, che pure, però, va in suo soccorso sulla vicenda Bagnoli.

Con l’articolo 33 dello «Sbloccaitalia» del 2015 viene infatti nominato un commissario di governo per le bonifiche. De Magistris attaccherà l’attuale leader di Italia Viva salvo poi siglare con il governo un accordo condiviso su bonifica e trasformazione di Bagnoli. Anche il governo Gentiloni fece la sua parte accollandosi il 77% del debito del Comune di Napoli. Senza contare che a salvarlo dal dissesto ci pensò anche la Romeo gestioni quando nel 2012 concluse la vendita di oltre 3mila unità del patrimonio comunale portando nelle casse di Palazzo San Giacomo introiti per oltre 108 milioni di euro. Si trattava di immobili di edilizia popolare, tra Ponticelli e il Vomero: vendendoli agli inquilini si riuscì a salvare l’amministrazione dal baratro. Anche in questo caso l’ex sindaco non perse occasione di dire inesattezze e infangare l’operato della Romeo gestioni. Di aiuti ne ha ricevuti, quindi, e nemmeno pochi. Ma a quanto pare l’ha dimenticato.

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Giornalista napoletana, classe 1992. Vive tra Napoli e Roma, si occupa di politica e giustizia con lo sguardo di chi crede che il garantismo sia il principio principe.