Mama Africa
La pace dopo 30 anni?
Somalia, ora la lotta al terrorismo punta a risultati concreti: gli attacchi degli islamisti e i dubbi sull’operazione
Il rafforzamento dell’esercito con le milizie tribali ha permesso al governo di Hassan Sheikh Mohamud di riprendere il controllo della fascia costiera e della province centrali, ma la grande battaglia sarà per il sud del paese

Il presidente della Somalia Hassan Sheikh Mohamud ha lanciato la più grande operazione anti-terrorismo della storia del travagliato paese africano. L’offensiva militare, che vede le forze regolari somale rafforzate da miliziani provenienti dai clan della regione centrale del paese, prevede di colpire con forza tutte le roccaforti degli Al- Shaabab che dal 2006 conducono una brutale insurrezione in Somalia. Questo gruppo, affiliato con Al-Qaeda, è nato dalle ceneri dell’Unione delle Corti Islamiche che arrivarono anche a conquistare la capitale Mogadiscio. Servì un intervento internazionale finanziato dagli Stati Uniti e militarmente appoggiato dall’Etiopia, perché il governo somalo riuscisse a rientrare a Mogadiscio, ma la nascita di Al– Shaabab ( il Partito dei Giovani) gettò ancora una volta la Somalia in un vortice di violenza.
Nel 2012 è arrivato il riconoscimento del terrorismo internazionale con l’affiliazione al network di Al-Qaeda ed il sud della Somalia è lentamente scivolato fra le mani di questi islamisti. Il nuovo presidente somalo ha basato tutta la sua campagna elettorale sulla lotta al terrorismo islamico e adesso ha bisogno di risultati concreti sul campo. Negli anni i militanti di Al-Shaabab hanno colpito più volte nella capitale, uccidendo centinaia di persone ed alcune personalità di spicco dei vari governi somali. Questa nuova operazione dovrebbe svilupparsi per circa 5 mesi, che a detta del comandante delle forze speciali somale dovrebbero essere sufficienti per ridurre i qaedisti all’impotenza. Molti analisti dubitano che la Somalia abbia la forza per portare avanti un’operazione di questo genere, mentre migliaia di militari si stanno radunando nella città di Dhusamareb, nel centro del paese.
Il rafforzamento dell’esercito con le milizie tribali ha permesso al governo di Hassan Sheikh Mohamud di riprendere il controllo della fascia costiera e della province centrali, ma la grande battaglia sarà per il sud del paese. Nelle regioni del Ghedo e del basso e medio Giuba Al-Shaabab ha creato un governo parallelo che amministra città e paesi e spesso gode anche dell’appoggio dei clan locali. Da questa delicata zona i terroristi riescono a colpire anche il confinante Kenya, destabilizzando tutta l’area nord-est del paese. Ma tutta la Somalia è sempre sotto attacco dei fondamentalisti islamici. A maggio un contingente di soldati ugandesi inviato dall’Unione Africana ha perso 54 uomini in un attacco suicida, mentre a giungo 30 militari somali sono stati uccisi in un assalto all’accademia militare di Mogadiscio.
La settimana scorsa l’aeroporto internazionale della capitale è stato oggetto di un attacco degli islamisti che hanno ucciso due persone bloccando il traffico aereo per alcune ore. Colpi di mortaio sono caduti anche vicino al quartiere dove si trovano le ambasciate di Gran Bretagna, Stati Uniti e Unione Europea. Tutti attacchi rivendicati da Al- Shaabab. La lotta al terrorismo e l’estrema insicurezza restano i due principali problemi della Somalia che sta provando a trovare la pace dopo oltre 30 anni di guerra.
© Riproduzione riservata